Susan

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Il sole all'orizzonte si stava alzando, quando David si svegliò: l'alba. Si alzava sempre a quell'ora e anche la mattina seguente non fece eccezione. I dolori allo stomaco si presentarono meno accentuati, ma quando andò in bagno si ritrovò piegato su se stesso, le mani sul viso piene di sangue; ne aveva sputato un po', e quel gesto gli fece tornare alla mente lontani ricordi.

Un uomo stava inginocchiato accanto il water, mentre un bambino innocente osservava tutto dalla porta semichiusa. Dimostrava dieci anni di più perché la malattia gli aveva indurito il volto e la sua fronte corrugata dagli spasmi era piena di rughe. Passarono dei minuti prima che l'uomo riuscisse ad alzarsi, e quando ce la fece, il bimbo da dietro corse e si nascose nella sua camera. Udiva i lievi movimenti dell'uomo di prima, avvicinarsi alla sua camera, arrivò alla porta e lì si fermò, nella penombra, per non farsi vedere con l'espressione martoriata dal dolore. « Ciao ometto » disse, in una lingua che adesso, ormai uomo, David stentava a ricordare. 

Uscì dal bagno con uno strano sapore in bocca. Quel bambino che spiava da una porta era cresciuto, era diventato il protagonista della scena che lui stesso osservava: l'uomo martoriato, ricurvo su se stesso, e con la faccia sporca di sangue. Aveva condotto una vita diversa da allora, e le scelte fatte non lo preoccupavano affatto. Buttò tutto il suo corpo sul divano di pelle, ciò che poteva far sembrare quella stanza un salotto, e raccolse dal tavolino il telefono cellulare. Prima o poi avrebbe chiamato.
Quella sera gli era sembrato l'unico modo per poterla rintracciare e incontrare di nuovo senza bisogno di spiarla e attaccarla. Si chiese distrattamente se Azzurra si fosse accorta della sparizione dell'oggetto prezioso, mentre cominciava a maneggiare quell'aggeggio. Sapeva che i giovani di oggi non vivono senza tecnologia, e dopo settimane di spionaggio aveva notato che l'oggetto preferito della ragazza era proprio il suo telefonino.
Avrebbe chiamato sicuramente, ma chissà se si sarebbe chiesta se fosse nelle sue mani in quel momento... I suoi pensieri andarono a lei, anche contro la sua volontà, quando uno strano rumore gli fece drizzare i capelli: qualcuno aveva bussato alla porta. Ma chi poteva essere?Si alzò mentre la persona alla porta riprendeva a bussare, sempre più impaziente. Impugnò la maniglia e aprì; di fronte a lui una giovane donna stava in piedi, aspettando una sua reazione.
Due piccoli occhietti verdi sprizzavano gioia nel viso armonioso, i capelli castani legati in una lunga treccia le conferivano un aspetto un po' da bambina. Indossava una singolare maglietta arancione con la scritta 'Women have the power',una lunga gonna-pantalone e portava una lunga sacca a tracolla . Alla vista della ragazza, David sorrise, sollevato.
« Ciao David» disse la ragazza, mantenendo sempre il suo gran sorriso radioso. 
« Susan!» La ragazza si avvicinò per abbracciare il fratello, e anche David fece lo stesso. 
Quando l'abbraccio finì, Susan disse, con tono scherzoso: « Che fai, non mi inviti ad entrare?» 
« Vieni, entra» e le lasciò spazio per passare.
Susan non perse tempo ed entrò nella stanza, oltrepassò il fratello e subito toccò i mobili della casa. In un angolo della stanza una sedia ospitava la sua borsa con dentro alcune foto di Azzurra. Quando Susan si avviò in quella direzione, David provvide a togliere di mezzo la sacca. Quella mossa fece incuriosire Susan, che però non chiese nulla a riguardo.
« Carino qui » disse invece.
«Sembra confortevole.» 
« Sei venuta qui per vedere questa casa o per venirmi a trovare? »
Susan lo guardò, radiosa come sempre. Quella ragazza non perde mai un colpo.
« Un po' per tutt'e due, ma più per la casa. Volevo vedere come te la passavi.» Si guardò intorno. « Direi bene. »disse. 
Susan si accomodò sul divano, di fronte a lui. « Quanto ti fermerai qui? » le chiese David.
Lei allargò le braccia. « Credo proprio che mi stabilirò qui.» David alzò un sopracciglio. 
« Tu? » Non aspettò nemmeno una sua risposta, che si abbandonò ad una risata sonora. 
« Ma se non riesci a vivere nello stesso posto per più di due mesi...»

« Ridi pure, ma sappi che questa volta faccio sul serio. Mi piace questo posto, l'aria di campagna, senza il casino della città... E tra l'altro non è vero, a Milano ho vissuto per tre mesi, ed era peggio di qui. Che ti devo dire, I love Italy. » Lo squadrò un istante e subito tornò a parlare. «E tu? Ti sei abituato a questa vita?»
David alzò le spalle e si appoggiò con la schiena alla parete. « Non è poi così male come credevo.»
Pensò ad Azzurra e al fatto che tra non molto, al massimo qualche ora, avrebbe chiamato. « Ma basta parlare di me. Dove sei stata fino ad ora? »
« In giro. Un po' di qua, un po' di là.»

« Sei stata da Ryan? Mi ha detto che ha comprato una... »

« No, non ci sono stata da Ryan... »lo interruppe lei. Capito, non ne vuoi parlare... 
« Sono venuta subito da te, dopo che ho saputo dove vivi.»
Lui fece un cenno con la testa e notò che l'espressione della sorella era cambiata. Basta pronunciare il nome 'Ryan' perché lei cambi umore, anche se solo per un secondo. 
« Perché non mi fai vedere le foto che hai fatto? Scommetto che ne avrai fatte un milione. » riprese lei.

« Non credo sia il caso»

« E dai, perché no?» Si avvicinò al fratello e, quando raggiunse la borsa che prima lui aveva preso e messo lontano da lei, quest'ultimo cercò di frenarla. Ma non ci riuscì perché nel mentre Susan aveva già in mano la sacca con all'interno le foto. 
« Che c'è qui dentro?» lo stuzzicò lei.

« Nulla d'interessante. Dammela.»
Si sporse verso lei, ma era troppo tardi perché lei aveva già aperto la borsa e estratto il contenuto. Tutte le foto avevano lo stesso soggetto e quando Susan se ne accorse la sua espressione giocosa cambiò di nuovo. 
« Chi è lei?» David abbandonò ogni tentativo di fermarla e abbassò gli occhi.
Susan sospirò. « David... non mi dire che...» non riusciva a continuare, poi la sua voce si alzò. « E' per i vostri stupidi 'esperimenti'?»

« Stupidi esperimenti? Come puoi chiamarli così?»

« Cosa sono allora? Vuoi che li chiami giochi? Va bene, li chiamerò giochi. Stupidi giochi.» Quel tono di voce lo fece ammutolire. Infondo aveva ragione lei... Gli occhi della ragazza diventarono lucidi.
« Mi avevi promesso di smettere. Non l'hai fatto.»
David stava per controbattere ma lei lo fermò di nuovo. « Non dire nulla. Ho capito. Questo è il vostro gioco, tu e di Ryan, e io non voglio farne parte.»
Lasciò cadere a terra le foto e si avviò alla porta; l'aprì e gli voltò le spalle, ma prima di andarsene disse: « Ciao David. »

Non lasciarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora