Una nuova speranza

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Il suo nome doveva per forza essere Amnèsia, lei era la cura che mi avrebbe dato dipendenza, la mia certezza, la mia speranza, il mio affetto costante, la mia amica capace di ascoltarmi senza giudicare, colei che aveva risucchiato le mie lacrime asciugandole col suo folto pelo, donandomi sorrisi e buon umore dimenticati.
Quando arrivai a casa, la mostrai ai miei familiari che categoricamente mi avevano vietato di tenerla, ma io l'avevo desiderata così tanto, avevo faticato per mettere i soldi da parte, nonostante avessi il primo lavoro e lei mi faceva così bene che sarebbe stato impossibile separarmene.
Tutti se ne fecero una ragione e dal secondo giorno iniziarono ad adorarla e coccolarla, la mia Amnèsia era una di famiglia e non solo faceva stare bene me, ma aveva portato il buon umore a tutti noi.
Ogni giorno imparavo qualcosa di nuovo su di lei e lei su di me, la mia lupetta era piena di energie ed anche uno spirito libero, il suo modo di dimostrare affetto davvero adorabile, mi faceva stare bene, mi induceva a giocare, a sorprendermi, a camminare, mi rendeva occupata e speranzosa, non mi dava tempo per crogiolarmi nel passato, ma soprattutto era mia responsabilità.
E così decisi alla nostra terza passeggiata che Amnè, così mi piace chiamarla, avrebbe dovuto conoscere Leo.
Ci incamminammo per le vie del paese in rigoroso silenzio, faceva un caldo madornale, era Luglio inoltrato.
Dopo circa 20 minuti di strada, finalmente raggiungemmo il cimitero, comprai come di consuetudine, una rosa bianca tinta con una tenue spruzzata di blu, pinzettai la mia lettera, tutte le volte ne scrivevo una e insieme ad Amnèsia raggiunsi il suo posto, la sistemai nel vasetto, stetti lì qualche minuto, salutai quella foto intramontabile e me ne andai a passo lento insieme alla mia splendida cagnolina; per la prima volta non versai nemmeno una lacrima, la mia rabbia era sparita ed il mio vuoto si era spostato in un angolino del cuore, adesso la rassegnazione si era fatta strada in me e la consapevolezza che lui avrebbe vissuto per sempre nei miei ricordi.
Fu un'estate dura, andavo a lavoro prendendo la littorina e la portavo insieme a me, era bravissima, dormiva tutto il giorno mentre io lavoravo al PC.
Giunti a 5 mesi decisi che avremmo dovuto fare qualcosa insieme e casualmente mi ritrovai in un campo di Agility, in cui una splendida ragazza di nome Cristina, mi insegnò le basi della disciplina e divenne la nostra Coach. Adesso potrei dirvi che Cricca, così chiamo la mia amica, mi ha permesso di diventare la persona che sono adesso, ovvero un educatore cinofilo, ma non solo, tante piccole circostanze e sacrifici mi hanno resa tale.

AmnèsiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora