La fonte di rottura

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Il mio dolore nacque un giorno qualunque che rimase impresso in me come una dolorosa ricorrenza, sapete quando ogni 24 Dicembre per voi è la vigilia di Natale? Ecco, per me ogni 24 Febbraio dal 2016 è un giorno da dimenticare, la nascita di una spaventosa voragine mista tra vuoto, rabbia ed impotenza che mi accompagnerà per il resto dei miei giorni.
Quella mattina squillò il cellulare di mia madre, apri gli occhi ancora poco lucida e un nome balenò nella mia mente "LEO".
Non feci in tempo a metabolizzare che i miei genitori schizzarono via di casa per accompagnare una delle nostre più care amiche di famiglia in ospedale: era accaduta una terribile tragedia!
Ma io non lo sapevo ancora, presi il cellulare, digitai il nome di Leo su whatsapp e gli scrissi che speravo non fosse nulla di grave e che attendevo sue notizie. Mai da quel giorno la mia speranza avrebbe potuto essere così stupida e vana.
Vi starete chiedendo chi sia questo Leo, per molti è solo un nome, per me è un affetto che mi ha accompagnata dall'infanzia all'adolescenza e che porto tutt'ora con me, è quell'amico con cui guardi i film fino a notte tarda, con cui riposi sul letto in modo disinteressato, parlando per ore senza neanche accorgertene, è un dispensatore di consigli, è quel fratello maschio che non hai mai avuto, con cui ti proteggi a vicenda, è, e così affermo perché lui vive ogni singolo giorno intramontabile nel mio cuore. Vi parlo di un ragazzo intelligente, diciottenne e pieno di vita che amava lo sfarzo, le auto di lusso, le moto e sognare come pochi sanno fare, sapeva distinguersi nella sua semplicità e con la sua inconfondibile "R" moscia con cui mi chiama "Gre".
Quella mattina, mi misi in piedi ed iniziai a camminare per tutta casa, a pulire per ammazzare il tempo, cercando di domare la mia preoccupazione e paura.
Chiamai mia madre per avere notizie non so quante volte, sicuramente innumerevoli, nessuno diceva nulla se non che lui fosse in rianimazione.
La paura aveva invaso ogni singolo centimetro del mio corpo, la disperazione mi spinse a pregare in lacrime per ore, finché alle 12 di quel maledetto 24 Febbraio, squillo il cellulare e mia madre esordì: " Leo non ce l'ha fatta...."
Incredula e sconvolta, chiusi la chiamata, inspirai e richiamai mia madre : "Mamma non scherzare, non è vero quello che hai detto, non ho capito."
"Gracy, Leo non ce l'ha fatta, è.... morto..."
Chiusi la chiamata.
Lasciai scivolare il cellulare dalla mia guancia al pavimento, le lacrime non riuscivano a fermarsi incontrollabili, l'aria dentro casa sembrava non bastare, un dolore forte, immenso, assordante, inspiegabile iniziò ad inghiottirmi, mentre un mio urlo disperato echeggiava per tutta la casa.
Rimasi lì piegata in due e sconvolta, credendo, sperando di star facendo un incubo di cattivo gusto e invece no, dopo circa un'ora di disperazione, mio cugino venne a casa mia a consolarmi, ma ero troppo sotto shock.
Non mi dilungo ulteriormente su quel giorno, ma sappiate che spezzò l'armonia della mia vita, che il mio amico mi fu portato via dalla sua amata moto blu nuova di zecca e che io persi per sempre il mio dispensatore di consigli.
Da quel giorno ne trascorsero tanti altri, la mia vita cambiò radicalmente, niente e nessuno, riuscivano a lenire la mia rabbia che si era radicata fortemente nella mia anima, nel mio cuore straziato ed il vuoto mi stava logorando, l'incomprensione nei miei confronti di chi mi stava attorno mi costrinse ad isolarmi.
Non bastavano miriade di chilometri percorsi a piedi, non bastavano infinite lacrime, non bastavano gli sport sfiancanti: io avevo perso il mio amico fraterno e nessuno avrebbe mai potuto riportarlo indietro.
Vivevo dentro quest'incubo da oltre un anno ormai, quando scorrendo sulla bacheca degli allevamenti che seguivo, il 24 Maggio 2017 vidi nascere degli splendidi cuccioli e tra questi, vi era una femminuccia più scura di tutti che mi aveva colpita.
Trascorso un mese e lessi che non aveva ancora trovato una famiglia, così curiosa di conoscerla, mi recai in allevamento e quello che accadde lo sapete già!

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