Emma

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Louisiana 1862

Il sole splendeva alto nel cielo e con i suoi infuocati raggi avviluppava la verdeggiante pianura.

Piccoli fiocchi di cotone svolazzavano nell'aria umida del giorno ed una triste melodia, cantata dagli schiavi, risuonava nell'intera vallata.

Emma Pauline Evans, la figlia del padrone della piantagione, era una ragazza cresciuta nel lusso e viziata fino all'inverosimile.

I suoi unici interessi erano i vestiti sfarzosi, i cappellini in chiffon, i guanti in morbida seta e le sontuose feste organizzate ogni mese da suo padre. 

All'ultimo ricevimento aveva partecipato un giovane proprietario terriero da poco arrivato in paese, la cui bellezza mozzafiato era ben proporzionata all'immensa antipatia.

L'aveva presa di mira per tutta la serata guardandola in modo assai sconveniente per i dettami del tempo e per di più le sue idee progressiste l'avevano fatta impallidire e fremere per la rabbia.

Suo padre non avrebbe dovuto invitare un nordista alla sua festa di compleanno!

"Miss Emma" 

La voce di Berta la distolse dai suoi pensieri, alzò lo sguardo verso la ragazza dalla pelle ambrata che, istintivamente, abbassò gli occhi.

La squadrò con indifferenza e le ordinò di spazzolarle i lunghi e lucenti capelli.

Si adirò con la sua giovane schiava perché, a suo dire, era incapace di svolgere bene anche un compito tanto semplice!

Le strappò in malo modo la spazzola dalle mani e la lanciò in terra frantumandola.

Berta tremava come una foglia al vento, ma lei non se ne curò affatto.

"Vorrei sapere perché mio padre mi ha assegnato un'inetta come te" le disse fulminandola con lo sguardo.

Uscì dalla stanza come una furia, si diresse nello studio di suo padre con il cuore che le batteva in gola per la rabbia.

"Padre, quella sciocca non è in grado di fare nulla"

Jacob Augustin Evans si alzò dalla sedia di faggio e, con molta calma, si diresse dalla figlia, le accarezzò la gote arrossate per l'ira e le diede un leggero bacio sulla fronte.

"Piccola mia, mi dispiace. La prossima settimana andrò in città per compere. Prometto di portarti un nuovo abito ed una schiava più adatta a te"

Emma sorrise felice come una bimbetta, ringraziò suo padre ed uscì dallo studio, il suo pensiero adesso era rivolto alla stoffa ed al colore del vestito promesso dal genitore.

Entrò nell'enorme salone volteggiando su se stessa, accennò un passo di valzer allungando le braccia verso un immaginario cavaliere ed eseguì un paio di piroette.

Al prossimo ballo avrebbe danzato con qualche giovane ammiratore e fatto morire d'invidia le ragazze del paese.

Subito dopo pranzo si diresse in biblioteca, prese un libro ed uscì in veranda per rinfrescarsi.

Si sedette compostamente sul dondolo di ferro, il caldo in casa era insopportabile e l'afa la stava facendo asfissiare.

Le tende bianche svolazzavano leggere creando una piacevole ventilazione.

"Portami una limonata ghiacciata" chiese sgarbatamente alla sua schiava.

Dopo pochi istanti, la giovane le si parò davanti con la tanto agognata bevanda.

Non la ringraziò neanche, in fin dei conti non valeva nulla.

Sorseggiò con calma il succo di limone, si deterse le labbra con il fazzoletto e si immerse nella  lettura di una bellissima poesia di una scrittrice del Massachusetts.

Se tu dovessi venire in autunno
mi leverei di torno l’estate
con un gesto stizzito e un sorrisetto
come fa la massaia con la mosca...


Una lacrima solitaria le solcò il viso, amava le poesie malinconiche e, doveva ammettere che questa poetessa arrivava diritta al cuore.

Passò il pomeriggio leggendo e si alzò dal dondolo solo verso il tramonto.

Il sole imbruniva l'orizzonte regalando spettacolari sfumature color indaco, l'aria umida del giorno lasciava il passo ad una piacevole brezza. 

Si sedette di fronte a suo padre nella tavola riccamente imbandita di pietanze e si fece servire un minuscolo pezzo di carne con delle patate.

Osservò il genitore intento a divorare un'enorme bistecca che avrebbe potuto soddisfare lo stomaco di tre persone!

Jacob accennò  qualcosa riguardo alle ultime vicende sulla guerra che  imperversava da circa un anno coinvolgendo gli stati del nord e quelli del sud

"Qui da noi, quei luridi nordisti non arriveranno, il generale Lee li spazzerà via e gli farà rimpiangere di esser nati" 

Gli occhi dell'uomo brillarono per l'enfasi, era un sudista, un conservatore, un patriota ed un grande ammiratore del generale Lee.

Ad Emma la guerra non interessava un granché, il suo pensiero, semmai, era trovare un gentiluomo da sposare e continuare a vivere tra merletti, trine, abiti lussuosi e cocktail. 

Si alzò da tavola, baciò suo padre sulla guancia e salì in camera per prepararsi per la notte.

Berta le aveva già preparato la camicia da notte di seta bianca sulla poltroncina.

La schiava l'aiutò a togliere le forcine che impreziosivano la sua perfetta acconciatura e le allacciò la cintura della vestaglia di raso.

Spense la candela sul comodino alla destra del letto a baldacchino della sua padrona ed uscì dalla stanza in punta di piedi.

Emma si addormentò velocemente, scivolando in un sonno tranquillo, senza sogni o incubi.

La poesia è If you were coming in the fall di Emily Dickinson🥰

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