21: Ricami e risate

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La camera di Emma, da quasi tre giorni, era invasa da fili, decine di varietà di merletti ed un telaio.

Tala e Berta erano intente a cucire l'abito da sposa per il matrimonio, oramai imminente, della loro amica.

Tutte e tre stavano cucendo assieme lo splendido vestito bianco impreziosito da spalline a manica lunga in tulle color rosa cipria.

Emma aveva optato per uno strascico non molto lungo tempestato di piccole perline.

"Volevo qualcosa di semplice per la cerimonia. Non vi sembra un po' troppo pomposo?" domandò continuando a fissare indecisa il vaporoso corpetto.

"Che ne dici di indossare uno di quei bellissimi vestitini comprati per te da padron Quinn?"

Tala virgolettò con le dita le parole padron Quinn ed Emma scoppiò a ridere al solo pensiero di quel terribile vestituccio che era stata costretta ad indossare per molto tempo.

Berta le guardava sottecchi non riuscendo a capire di cosa parlassero.

"Arthur le aveva comprato un bellissimo vestito" le spiegò continuando a sghignazzare e descrivendole l'abito nei più piccoli particolari.

La ragazza rise di cuore unendosi ad Emma che non riusciva più a trattenere le lacrime.

"Mi sembrano tranquille e serene, Arthur"

Finneas era appena arrivato con i resoconti mensile e le risate delle tre donne gli erano arrivate alle orecchie come un toccasana.

"Sono giorni che ricamano, Finneas. Volevo dare una occhiata, ma Tala mi ha praticamente cacciato di casa e Berta non si lascia corrompere o sfuggire qualcosa"

Il ragazzo elargì un sorriso radioso, era felice per il suo padrone ed Emma, la sua piccola e dolce sorellina.

"Le hai detto dell'invito?" domandò con curiosità

"Le ho accennato qualcosa, Fin, ma non ho raccontato nulla. Emma è una sudista convinta e, sinceramente, non so come possa recepire l'invito di Abramo Lincoln" rispose abbassando i rendiconti e fissando il suo amico.

Quinn aveva ricevuto una convocazione per presenziare al discorso del presidente che si sarebbe tenuto qualche mese dopo, più precisamente a novembre, a Gettysburg in Pennsylvania.

La guerra imperversava da tempo ed il numero dei morti in entrambe le fazioni continuava a crescete.

Qualche settimana prima, Quinn aveva letto su un quotidiano locale, di un duro scontro tra unionisti e confederati.

I sudisti del generale Lee avevano costretto il nemico a ripiegare, ma non avevano occupato posizioni importanti.

L'invito di Lincoln gli era stato consegnato proprio quello stesso giorno ed era stato un fulmine a ciel sereno, non si aspettava una cosa simile.

Secondo quanto scritto nella lettera, il presidente aveva sentito parlare di lui ed era curioso di conoscere un giovane proprietario terriero della Louisiana contrario alla schiavitù ed alla segregazione.

In realtà lui non parteggiava per nessuno dei due schieramenti, credeva fortemente nella libertà e nella parità dei diritti ed odiava con tutto se stesso la segregazione razziale.

"Come ti ho detto in passato Emma è cambiata e credo che le farà piacere sapere della magnifica occasione che ti si è presentata. E poi non credo che in lei scorra più sangue sudista, mi sembra interessata a ben altre cose"

Finneas gli strizzò l'occhio alludendo alle loro prossime nozze.

"Va bene. Stasera a cena le racconterò tutto, ma se non mi sposa più me la prendo con te, sappilo!"

Continuarono a parlare delle piantagioni e dei raccolti fermandosi di tanto in tanto per ascoltare le risa delle ragazze al piano superiore.

Il sole cominciò a calare portando con se le prime ombre della sera, Emma era stanchissima ed aveva le mani che le facevano male a causa del troppo ricamare.

Scese in salone e trovò Arthur placidamente seduto in poltrona intento a leggere il Daily Delta.

"Perdonami, tesoro. Sono in ritardo per la cena, dammi solo un minuto e siamo a tavola" 

Arthur le afferrò il polso costringendola a fermarsi.

"Piccola, vorrei leggessi questa" le disse porgendole una lettera con tanto di timbro e ceralacca.

Emma l'aprì e ne lesse il contenuto, i suoi occhi guizzarono e una strana luce le illuminò il volto.

Senza dire una parola volò tra le braccia di Arthur e lo baciò sulle labbra.

"Sono così fiera di te. Quando si parte?" domandò euforica per la bella notizia.

"Sei sicura? Non devi venire per forza, piccola" replicò stringendola forte a sé e soffocandola di baci.

"Sono felice di incontrare il presidente. So che in passato ti ho dato del nordista e del traditore della patria, ma è da tempo che ho cambiato idea riguardo alla schiavitù. Spero veramente che si possano cambiare queste orribili leggi e vivere in uno stato in cui siano garantiti i diritti di tutti"

Quinn la squadrò da cima a piedi, inarcò il sopracciglio e si finse inebetito.

"Perciò, se ho capito bene, io non sono più uno sporco nordista e tu un'arrogante sudista" le rispose prendendola in giro.

Emma si accoccolò tra le sue braccia, gli accarezzò il mento ed unì le sue labbra con quelle del suo adorato Arthur.

"Sporco direi proprio no" mormorò annusando il profumo del dopobarba.

Rise intrecciando le dita delle sue mani a quelle di Arthur e continuando a mantenere il contatto visivo con lui.

La sua vita non poteva essere più perfetta di così!







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