"Il tuo nome?"

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Sanem:
Mi alzo dal letto ancora insonnolita, ieri alla fine mi sono addormentata molto tardi e questa mattina ho messo la sveglia all'alba per andare ad aprire il negozio prima di andare a lavoro. Mi dirigo verso il salone, quando vedo mia madre tutta presa a lavare i vetri della stanza.
"Mamma, ma cosa fai? Perché lavi i vetri a quest'ora?!"
"Muzafer stasera verrà a cena, e sua madre si metterà a ispezionare la casa da capo a piedi..."
"Abbiamo fatto un patto mi pare! Se trovavo un lavoro non lo avrei sposato, o sbaglio?"
"Ma hai lavorato appena un giorno Sanem! Deve essere una cosa duratura altrimenti le cose restano tali! E poi abbiamo dato la nostra parola, meglio un uovo oggi che una gallina domani. Che hai la fila per caso? C'è la fila qui fuori? Non mi pare!"
Sento una porta chiudersi all'improvviso così decido di correre verso l'unica persona che potrebbe salvarmi da tutto questo complotto.
"Papà!" Mi incammino di nuovo e torno indietro nel corridoio.
"Si brava corri da papà!"
Alzo gli occhi al cielo, ma non ho nessuna intenzione di fermarmi.
"Tesoro!"
"Papà, che ci fai già in piedi a quest'ora? Apro io il negozio!"
"Ah no, non puoi stare sia in cassa che lavorare in quel posto Sanem! Non ti preoccupare, al negozio ci penso io..."
"Sei il papà più dolce della terra..." gli dico sinceramente.
"E tu la figlia più dolce della terra, amore mio!" Mi risponde, e poi mi abbraccia forte dimostrandomi tutto il suo affetto.
"Nessuno mi riesce a capire come te papà..."
"Non devi dire queste cose, sei una ragazza molto speciale. Ascolta, se gli altri non si rendono conto di quanto vali ciò non significa che tu non sia preziosa, è chiaro amore? Ma bisogna comunque cercare di migliorarsi..."
"Va bene papà, cercherò di migliorarmi..." gli dico convinta, poi lo guardo quasi implorante. "La cena con Zeberget devi disdirla però, ti prego non voglio sposarlo, cerca di risolvere questa cosa..."
"E' impossibile Sanem, ti abbiamo promessa..." mi spiega mentre ci incamminiamo insieme al piano di sotto, ed io lo seguo quasi rasseganta. Quasi, ovviamente. Non potrei mai rassegnarmi a sposare Zeberget! "Non possiamo ritrattare! E poi com'è che si dice? Lascia l'uovo e tieni la gallina!"
Lo guardo confusa, non era proprio così questo detto. Forse non lo ricorda bene, o forse non è frutto della sua idea... Ora ho capito!
"E' stata la mamma a suggerirtelo, vero papà?"
Scoppia a ridere divertito.
"E come lo hai capito?"
"E certo, la mia vita va a rotoli e tu ti prendi gioco di me..."
Continua a ridere, ma io non avendone per niente voglia mi incammino decisa verso la cucina.
"Andiamo a fare colazione dai Sanem!" E lui mi segue continuando a ridere di me.

Can:
"Si grazie, portate le valige dentro..."
Siamo al porto, ed io ed Emre abbiamo accompagnato nostro padre a prendere la nave per partire finalmente per la sua crociera. Se così si può chiamare...
Si gira verso di noi e dopo un balletto veloce, ci sorride facendosi vedere felice e sereno, ma io che so la verità non riesco ad esserlo altrettanto. Ma ci provo. Dopo tutto, non posso fargli capire nulla.
Mi abbraccia ed io cerco di stringerlo più forte che posso. Sono triste, confuso, amareggiato, impaurito, e in più tremendamente in difficoltà perché non posso dirlo a nessuno. Proprio a nessuno.
"Grazie Can, per tutto!"
Annuisco senza dire nulla, e subito dopo richiama l'attenzione di Emre e saluta anche lui con un lungo abbraccio pieno di affetto.
"Ah Emre, non c'è stata opportunità di parlarne prima, mentre sarò via Can prenderà le redini dell'azienda..."
"Ah si?"
Mi giro verso Emre e percepisco un leggero fastidio dal suo tono di voce, cosa che mi aspettavo, ma spero con tutto il cuore che non fraintenda ogni cosa.
"Pensavo che avevi un progetto..."
"Si è vero, ma per papà posso anche rimandarlo..."
"Ah bene, avete preso accordi allora! Forse potevi anche interpellarmi però..." dice pungente a papà.
Lo guardo confuso, capisco il dispiacere, però non può reagire in questo modo. Così cerco di sdrammatizzare un po'.
"Dai non esagerare, abbiamo parlato solo ieri sera. Che dovevamo fare, mandarti un fax?"
"Dai, non litigate! Utilizzate tutte queste energie per trovare il bastardo che boicotta l'azienda!"
Annuisco e gli sorrido senza aggiungere altro.
"Vi voglio bene..."
Lo vediamo salire sulla barca, e poi si gira di nuovo per ricordarci il suo più grande desiderio in questo momento.
"E scavate quella spia per me!"
Sorridiamo e lo salutiamo mentre lo vediamo allontanarsi sempre di più, poi mi giro verso mio fratello e decidendo di chiarire la questione aperta poco prima, glielo propongo. Non mi piace iniziare a lavorare di nuovo insieme in questo modo.
"Ci prendiamo un buon tè?"
"Va bene..."

Le Ali del Sogno - parte prima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora