"Come un Albatros..."

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Can:
Questa mattina decido di prendere la moto, non solo per arrivare prima ma anche perché mi manca un po' il mio spirito di avventura. Sono solo pochi giorni che sono in città e già mi sembra di averlo abbandonato. Arrivo davanti l'azienda prima del solito, parcheggio, mi tolgo il casco e mi dirigo verso l'entrata. Non ci sono ancora tutti, ma quando alzo gli occhi Deren è già qui come le avevo gentilmente richiesto. Perfetto. Ora mettiamoci a lavoro! Abbiamo solo un giorno per preparare la campagna pubblicitaria, e non ho intenzione di perdere un minuto di più. Un saluto veloce e poi ci incamminiamo insieme verso il mio nuovo ufficio.
"So che hai lavorato tutta la notte Deren, grazie davvero! Adesso però mi raccomando, massima segretezza. A parte la tua squadra nessuno deve sapere nulla di questo progetto. Approposito, quanto ti fidi di loro?"
"Molto. Perché?"
"È un grande progetto, e non possiamo sbagliare niente..."
"Certo Can, tranquillo. Ce la faremo! E poi ora che ci sei tu le cose andranno molto meglio, ne sono sicura!"
La studio confuso e le sorrido impacciato. Mi fa sempre molti complimenti, ed io non so mai quanto ci sia dell'altro sotto le sue parole. Ma meglio non approfondire, per me Deren è sempre stata un'amica e non vorrei ritrovarmi in situazioni imbarazzanti... così mi siedo e apro il computer deciso a darmi da fare.
"Can?"
Ma a quanto pare sono il solo... mi giro e le sorrido, facendole capire a modo mio che la sto ascoltando.
"Senti, è un po' che non ci vediamo e mi avevi promesso un caffè insieme. Ci tengo molto, non dimenticartelo..."
Appunto. Annuisco, cercando di prendere tempo anche se poi cosa mi ha chiesto? Un caffè?
"Certo, si certo si può fare... lo faremo!" Le confermo poco convinto.
"Perfetto... ok allora a dopo!"
"A dopo!"
E se ne va lasciandomi li sempre più convinto che con lei non potrà mai esserci nulla se non quest'amicizia che già ci lega. Un caffè... e poi io preferisco anche il tè!

Emre:
Sono in macchina e come ho programmato aspetto Sanem poco distante dall'azienda prima di entrare. Dopo pochi minuti la vedo dal finestrino incamminarsi decisa per la strada, così scendo dalla macchina e le vado incontro.
"Sanem buongiorno!"
"Signor Emre, mi dispiace davvero. Ho combinato un altro guaio lo so! Mi vuole licenziare? Per questo mi sta aspettando fuori dall'ufficio, vero? Senta signore per me questo lavoro è davvero importante..."
"Sanem?" È in preda al panico. Parla a raffica ed io non so come fermarla. "Io non voglio licenziarti! Ma tu devi fare quello che ti dico io!" Così decido di essere chiaro e diretto sin da subito. D'altronde, perché dovrebbe dirmi di no?
"Farò quello che vuole, tutto!"
"Bene! Tu sai della nuova campagna che sta preparando Can? La voglio vedere subito!"
"Quale campagna, signore?"
"Quella della compagnia aerea..."
"E perché vuole vederla?"
"Bè, fatta da te questa domanda è un po' strana... devo tenere d'occhio mio fratello, finché lui non combini guai!"
"Va bene... allora io vado..."
La vedo allontanarsi e poi tornare subito indietro.
"No aspetti signor Emre, l'anello!" Prende velocemente la scatolina rossa dalla borsa e me la porge spaventata.
"Ma no Sanem, tienilo se ti serve..."
"Ma no signor Emre, che dice? Si ok, il signor Can pensa che io sia fidanzata ora ma questo anello vale un sacco di soldi, io non c'ho dormito! A limti se ne ha uno finto..."
"Ma no Sanem, come è possibile? Uno finto come un pezzo antico come questo? È impossibile!"
"La prego, non posso tenerlo. A suo fratello a limite dirò la verità..."
"La verità? Che non sei fidanzata e che l'anello non è tuo? E come giustificherai quello che è successo ieri sera?"
"In realtà lo sa cosa dovrei fare? Dovrei andarmene! Solo che devo restituirle quei soldi, però potrebbe licenziarmi? Però non lo può fare perché adesso le serve il mio aiuto. Oddio e quindi?! E ora che faccio con l'anello?"
Caspita quando parla questa ragazza...
"Vai in ufficio, ci vediamo lì!"
"Va bene... però lo metterò solo quando c'è suo fratello..."

Leyla:
"Buongiorno papino!"
Sono davanti al mini market, e vedo mio padre sistemare le cose come ogni giorno della sua vita da quasi trent'anni. Mi sorride felice ed io insieme a lui.
"Tesoro, vai a lavoro?"
"No papà ancora non mi hanno chiamata..."
"E che ci fai vestita tutta in ghingheri?"
"Chissà, magari mi chiamano così sono già pronta!" Gli dico euforica, ma la verità è che mi faccio pena da sola. Sono sempre qui che aspetto. Sono passati solo due giorni e a me sembra un'eternità.
"Vieni tesoro siediti. E dimmi, come va con tua madre?"
"E come vuoi che vada... non parla! Così non solo mi manca il lavoro, ma anche l'affetto di mia madre!"
"Ma sentila, le manca l'affetto della madre... come se io non ci fossi!" Mi dice prendendomi in giro e poi mi abbraccia affettuosamente. "Senti, che ne dici di un te' con tuo padre? Tra padre e figlia, cuore a cuore?!"
"Dico che ci penso io papà!" Mi alzo decisa, entusiasta di questa idea, ma lui mi blocca subito.
"No! Sei mia ospite, torno subito..."
"Va bene..." Sorrido e mi risiedo un po' più allegra rispetto a prima. Poi prendo il cellulare, ma non faccio in tempo a leggere quello che mi stava incuriosendo che una presenza mi spaventa all'improvviso.
"Bu!"
Faccio un salto e mi giro di scatto alla mia destra.
"Ayhan! Mi hai spaventata!"
"Sentila... spaventata! Ora non esagerare... senti come va? Sai che sei carina qui seduta senza fare niente? Potresti rimanere qui tutti i giorni mentre tuo padre lavora, sono sicura che fareste affari d'oro!"
"Mi dispiace non appoggiare questa tua idea ma, sono qui solo per salutarlo..."
"Aaah..."
"E tu? Sempre a spasso nel nulla?"
"Io penso sorellina cara, quando cammino penso e rifletto. Il mio cervello è un orologio. Tic tac, tic tac!"
La guardo confusa e anche un po' scioccata da quel suo strano atteggiamento, ma per fortuna poi torna mio padre a farmi compagnia.
"Ciao Ayhan, giusto in tempo. Prendi un te' con noi?"
"No grazie Nihat, l'ho già preso stamattina..."
"Come vuoi..."
"Senti Nihat, stavo pensando... Leyla adesso se ne sta lì seduta a non fare niente, ma lei in realtà è una donna in carriera e anche molto in gamba, no?!"
"Si sì, hai ragione. È molto brava la mia figliola..."
Gli sorrido compiaciuta, mentre insieme ascoltiamo il discorso di Ayhan che proprio non capisco dove voglia andare a parare...
"... volevo suggerirvi, visto che non sta facendo niente, potrebbe occuparsi del marketing..."
"Marketing?"
"Si certo, la strategia commerciale!"
Mi giro verso di lei e la guardo fulminandola con lo sguardo, ma la felicità di mio padre mi riporta subito a cambiare espressione.
"Ma certo, perché no! Così starai anche più tempo con me al mini market! Bravissima Ayhan, hai avuto un ottima idea! Quindi resti con me al negozio oggi?"
"Va bene papà..." rispondo poco convinta, ma con un sorriso sulle labbra.
"Vieni andiamo dentro, cominciamo!"
"Vorrei prima finire il tè papà..." gli urlo dietro, sperando mi abbia sentito.
"E no Leyla, prima il dovere e poi il piacere... non te lo ricordi più?"
"Sei una strega Ayhan!" Le dico, prima di entrare definitivamente dentro il negozio insieme a mio padre.

Le Ali del Sogno - parte prima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora