7 ~ casus belli

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«Chi cazzo era.»

Armin aveva approfittato dell'assenza momentanea di Reiner per digitare il numero del fidanzato e la voce ferma e calma che risuonò dall'altro capo del telefono lo fece rabbrividire. L'Eren imperturbabile era ben più spaventoso dell'Eren incazzato e Armin aveva più volte avuto modo nel corso degli anni di conoscerli entrambi.

«Era il mio compagno di stanza...»

Armin guardò lo schermo del cellulare, temendo che il castano gli avesse attaccato in faccia, ma era ancora lì. Seppur esitante, il biondo era ormai pratico di tutte le varie peculiarità del suo compagno e non avrebbe mai permesso al silenzio dall'altra parte di farlo agitare.

«Amore, c'è stato un cambio di programma all'ultimo. Non sapevo che saremmo stati messi in camere doppie e se anche l'avessi saputo non c'era niente che potessi fare. Avrei dovuto rinunciare solo per questo? Lo capisci che è stupido, vero?»

Eren non si degnò di rispondere, ma il respiro sembrava essersi stabilizzato e Armin si sentì rassicurato.

«Senza considerare il fatto che ormai dovresti essere ben consapevole di quanto mi dia fastidio quando ti comporti in questo modo. Sono sette anni che stiamo insieme, Eren, non sette giorni. Ancora hai paura che mi butti tra le braccia di un altro così su due piedi? So che non è questo il giudizio che hai di me, ma quando fai così sembra esserlo, e non mi piace.»

Finalmente la voce di Eren giunse flebile alle orecchie di Armin.

«Scusa. Hai ragione. Ho sentito quella voce e... non lo so, forse l'ho scambiato per qualcun altro... non lo so. Mi è preso il panico all'improvviso e mi sono sentito ribollire. Scusa, davvero, sono un coglione.»

Armin accennò un sorriso. L'insicurezza che il castano provava era la pesante catena che si portava dietro ormai da anni, quella parte di lui che gli ricordava ancora dei periodi difficili del passato e che molto probabilmente non sarebbe mai scomparsa. Ma con Armin al suo fianco l'aveva gestita bene. Se era cambiato era merito suo. L'aveva fatto con lui, l'aveva fatto per lui.

«Non c'è niente di cui ti devi preoccupare, lo sai. Prima di partire ho comprato qualche infuso, sono nella prima anta della credenza, secondo scaffale in alto sulla sinistra. Preparatene uno, vediti un film sul divano e calmati un po', okay?»

Eren mugolò, ma non si oppose. Ogni settimana Armin prendeva la sua bicicletta e pedalava fino alla periferia della città, dove nascosta tra i vicoli c'era una piccola erboristeria gestita da una gentile vecchietta e la sua vivace nipote, che aveva intrapreso gli studi di medicina nella stessa università di Armin, ma li aveva abbandonati per aiutare la nonna. Le erbe coltivate dall'anziana proprietaria avevano un qualcosa che al dire della giovane era miracoloso per i suoi effetti benefici sul corpo e sull'anima. Così il biondo si era fatto condurre dalla ragazza al negozietto e dopo aver provato i primi prodotti era diventato cliente abituale.
Al contrario di Armin, a Eren non erano mai piaciute le tisane, ma non poteva negare che il calore del liquido unito a quello del fidanzato accoccolato al suo fianco sul divano sotto una trapunta rosa avevano giovato al suo spirito più di quanto qualunque psicofarmaco avesse fatto per dieci anni.

«Ah, cazzo. Lo sapevo che ti avrei disturbato. Avrei dovuto ignorare la chiamata e basta. Scusa. Ora vado.»

Armin sgranò gli occhi e alzò il tono della voce.

I'll show you my love [EreMin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora