Il tè

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Si sedettero al tavolo più distante dagli altri che trovarono. Per un po' non parlarono e Kit ebbe tutto il tempo di riempirsi la testa di domande: che ci faceva lì Ty? Come facevano Ash e Janus a sapere chi era? Come avevano fatto a tornare da Thule? E quando erano tornati? Se la Regina...

Ty ruppe il silenzio.

< Cosa volevano da te? E non rispondermi che è "perché volevano che ti unissi alla loro causa", penso avrai capito anche tu che come scusa fa pena >

Kit fissò la tovaglia per qualche istante. E ora che gli doveva dire?

< Io... >

No. Alzò lo sguardo e lo puntò nei suoi occhi grigi, che lo volesse o meno. Non si sarebbe mostrato così debole. Anzi...

< Non posso e non voglio dirtelo > gli rispose.

Ty non distolse lo sguardo. < Perché non puoi e non vuoi? >

< Perché sono affari miei. >

Soffrì e si complimentò con sé stesso allo stesso tempo. Soffrì perché non voleva essere davvero così sgarbato con Ty. Si complimentò con sé stesso perché era riuscito ad essere sgarbato con Ty.

L'espressione dell'altro si fece preoccupata.

< Ti hanno minacciato di non dire niente? >

< Cosa... No! > esclamò Kit. < Non è per questo. Non mi hanno minacciato di non dire niente. Mi hanno minacciato, sì, ma per un altro motivo... >

In quel momento arrivò il cameriere con del tè che non avevano ordinato. Non importava. Kit accettò e ne bevve un po'.

Si impose di tacere. Non avrebbe detto a Ty chi era e cosa volevano da lui non solo perché lo aveva ferito, ma anche per dimostrare a sé stesso che aveva imparato a resistergli. A fare quello che tre anni prima non aveva fatto: a dirgli no. A proposito...

< Dov'è Livvy? > chiese guardandosi intono.

< Le ho chiesto di stare un po' in città e di non seguirmi perché ti dovevo parlare di una questione. È vicina, credo, ma non abbastanza da origliare >

Kit lo fissò. Capì in ritardo che Ty si aspettava da lui che, assicuratosi che non ci fosse lei, sputasse il rospo. Be', non lo avrebbe fatto.

< Come va alla Scholomance? > chiese invece.

< Bene, > rispose l'altro < ma stai cambiando argomento, Kit. Io sono venuto in questa città per un'attività demoniaca sospetta. Sapevo che abitavi qui vicino, ma non pensavo che ti avrei incontrato così. Pensavo che se avessi risolto subito questa cosa sarei potuto venire a trovarti, ma poi ho sentito due urla, le tue. Vederti con quei due è stato strano, specialmente quando mi hai detto chi erano, anche se Jace l'avevo riconosciuto. Ora non mi vuoi dire cosa volevano perché dici che sono affari tuoi. Puoi capire che suona un po' sospetto con il contesto che io ho>

Kit lo guardò.

< Stai insinuando che io c'entri qualcosa con l'attività demoniaca sospetta? > chiese, stupefatto.

< Si, ma solo perché non mi vuoi dire cosa volevano. Sono convinto che in realtà non sapevi nemmeno di quest'attività demoniaca, ma da Centurione devo esserne certo per poterti scagionare e non dover menzionare questa cosa nel rapporto. >

Ah, vero. Ora Tiberius Nero Blackthorn era Centurione e doveva fare rapporto al Conclave. Ma si rendeva conto che si comportava esattamente come i Centurioni che tre anni prima erano venuti all'Istituto di Los Angeles?

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