Where You Been?

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Certe volte quello di cui hai bisogno è allontanarti dalla tua casa, dai tuoi amici, prenderti un momento solo per te e spegnere tutto quello che nella tua vita è rumoroso, invadente e anche se è un sogno bellissimo, come tutto quello che hai sempre voluto, come se fossi tu la Cenerentola di quella storia che è reale e vera, un momento di pausa può aiutare a rimettere insieme i pezzi. Fare la somma di quello che l'anno appena trascorso ci ha lasciato e di quello che invece si è portato via. Se abbiamo imparato qualcosa, se abbiamo fatti nuovi errori o semplicemente abbiamo ripetuto i vecchi. Se dopotutto non è bastato cambiare città, stile e amicizie per dimenticare i vecchi amori o se ormai non sono altro che ricordi che non fanno nemmeno più male. E per fare questo, per poterti mettere a confronto con la tua realtà devi rimanere da solo. Nel mio caso l'unico modo che avevo per stare da sola era andare lontano, fuori da New York, verso l'Europa magari...

«Bentornata a Londra Miss Swift, ecco le chiavi della sua camera. Buona permanenza!»
 ringraziai con un vago sorriso e con la mente di chi stava già vagando per le strade innevate della capitale Britannica. Corsi a lasciare la valigia che mi ero portata, misi un cappello e una sciarpa per nascondermi dai paparazzi e dai fan e tornai sui miei passi. Nell'ingresso dell'hotel nessuno mi degnò di uno sguardo e uscendo notai la totale assenza di paparazzi. Mi sentii libera, finalmente priva di catene che ormai mi marchiavano il collo come se fossi stata un docile cagnolino al servizio di un padrone chiamato 'industria musicale', respirai l'aria londinese che fredda com'era mi congelò per un secondo il cervello, ma nulla poté togliermi il senso di totale euforia che mi pervadeva. Lo sentivo nelle ossa, lo vedevo nel modo in cui tutto mi appariva, adesso, come in una prospettiva diversa e non mi sembrava più di dover spiegazioni a qualcuno per le mie scelte, potevo essere chi volevo coperta dalla sciarpa per le strade di Londra la sera del 24 Dicembre. 

Camminavo per le strade, per la prima volta durante quell'anno, senza correre, con la calma di chi sapeva che era impossibile che qualcuno lo notasse. Mi fermavo a guardare le vetrine dei negozi, alcuni ancora aperti prima del giorno di Natale, l'aria fredda mi pungeva le guance e la neve si depositava dolcemente intorno a me. Tolsi un guanto tendendo una mano aspettando che un fiocco si depositasse e mi provocasse un brivido, una delle sensazioni più piacevoli di sempre; lo guardai sciogliersi poi ripresi a camminare con le mani in tasca. La porta di un bar tintinnò quando una coppia fece per entrare e al contrario ne uscì un buonissimo profumo di cannella, cioccolata e qualcosa che mi ricordò vagamente uno di quei dolci italiani di cui non ricordavo il nome. Mi avvicinai alla vetrina, ed eccolo lì il nome in risposta alla mia domanda 'pastiera', tra le mie labbra suonò tanto bene che sospirai e presi la decisione di entrare a mia volta. 
Un ambiente casalingo, semplice, di poche pretese così diverso dai ristoranti di lusso a cui ero abituata da tempo. Quasi avessi perso l'abitudine a luoghi del genere mi sentii un po' imbarazzata e togliendomi il cappello, il familiare senso di disagio e l'idea che qualcuno avrebbe potuto riconoscermi mi fecero stringere lo stomaco, avanzai comunque tenendo lo sguardo un po' basso, fingendo di essere di essere particolarmente interessata al bancone dei dolci.
«Buonasera, desidera?» una voce femminile, squillante e piena di vita mi giunse alle orecchie ed ebbe l'effetto immediato di farmi alzare la testa mandando all'aria anche la mia più piccola speranza che il mio viso potesse non apparire del tutto. Alzai un poco la sciarpa mentre fissavo la donna sulla 50tina che mi guardava dal bancone e notai che, almeno apparentemente, non sembrava avermi riconosciuta. Mi sentii più tranquilla, improvvisamente sollevata «uhm una tortina alla crema».
Scelsi un tavolino sul fondo del locale, appartato, quasi totalmente invisibile dall'esterno, dati anche i vetri oscurati, ma in una buona posizione per curiosare fuori dalle grandi vetrate che davano sulla strada; non che ci fosse realmente qualcosa da vedere... I passanti erano sporadici e andavano troppo di fretta anche se era la vigilia di Natale, le macchine correvano sulla strada spostando brutalmente la neve che prendeva una brutta sfumatura grigiastra. Lentamente mi persi nei miei pensieri, dalla borsa tirai fuori un taccuino e cominciai a scrivere dei versi, fluivano nella mia mente, come se fossero portati dal chiacchiericcio della coppia che avevo visto entrare, dal profumo dei dolci o del correre frettoloso dei passanti. Una figura scura si spostò davanti alla vetrata e non vi avrei mai fatto caso se non che rimase qualche secondo di troppo ferma e mi trovai, mio malgrado, a controllare chi fosse. 

Magic, Madness, Heaven, Sin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora