ATTO III

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SCENA I

Il mattino dilagò per la campagna sconfinata come un fiume in piena, e le sfumature ancora fioche ripresero colore quando le nuvole si aprirono per liberare il cielo limpido per la prima volta dopo settimane. I cinguettii riportarono alla vita la natura ed i suoi confini, arrivando fino alla facciata in pietra di Villa Paride ed avvolgendola nel loro canto. Le finestre della tenuta vennero scoperte delle loro tende, ed i pavimenti cominciarono di buon'ora a scricchiolare sotto i passi di tutti quegli ospiti che avevano deciso di fuggire dal calore dei loro letti, chi per scendere a fare colazione, chi per fumare una sigaretta nel cortile, chi per raggiungere i nuovi amici conosciuti la sera prima. Il brusio della vita riempì presto ogni corridoio, colorando le pareti ed i tappeti pregiati e smorzando ogni suono, annullando il silenzio.

Nonostante tutto, stranamente, non furono questi i rumori a svegliare Louis ed il suo corpo intorpidito.

Avrebbe mentito persino se avesse detto che a disturbare il suo sonno fosse stato lo squillo incessante che sentiva provenire da un punto indefinito all'interno della stanza, martellante ed assordante. La melodia musicale sembrava riecheggiare contro i muri con la stessa intensità delle campane di una chiesa, e le sopracciglia di Louis si corrucciarono nervosamente. Avrebbe probabilmente aperto gli occhi, se solo non fosse stato per il dardo che sembrò trafiggere il suo capo da una parte all'altra, un'emicrania così feroce da stringere la sua testa come premuta in una morsa, il collo rigido, le tempie pulsanti. Poté scorgere un debole accenno di luce, probabilmente proveniente da una finestra spogliata delle sue tende, lo stesso che si andò ad insinuare tra le folte ciglia scure, suggerendogli che, nel caso mai avesse deciso di schiudere le palpebre, sarebbe rimasto irrevocabilmente accecato. Per questo motivo si limitò ad accartocciare il viso in una smorfia sofferente, mugolando sottovoce per il dolore alla testa e per i crampi che avevano assalito le sue gambe.

Eppure si rese presto conto che, sebbene si fossero rivelate insistenti e fastidiose al punto di farlo innervosire, le percezioni di musica e di luce non fossero niente di più che un disturbo di sottofondo, un'aggiunta ad un rumore che, senza che potesse spiegarselo, giunse a lui ancora prima di qualsiasi altro. Rimase disteso inerme, i capelli scompigliati sul cuscino bianco, ad ascoltare quello che, a primo impatto, gli parve un debole schiarimento di gola, seguito a ruota da un sospiro così profondo da arrivare a fargli pensare di rilassarsi a sua volta. Il che rappresentò un grave problema.

Perché non era stato lui a respirare.

Come si fosse dimenticato della minaccia rappresentata dalla luce proveniente dalla finestra, gli occhi di Louis si aprirono di colpo, sbarrandosi e fissando mortificati il soffitto. Desiderò svanire nel materasso quando non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per capire cosa stesse succedendo – o meglio, cosa fosse successo. Fu ancora più chiaro quando tentò di muoversi lentamente, ma riuscì a spostare solo il braccio sinistro, il destro bloccato sotto un peso caldo ora in subbuglio. Nel momento in cui l'ennesimo sospiro si abbatté sulla pelle scoperta del suo petto, Louis non resistette oltre, osando volgere lo sguardo e facendolo cadere al proprio lato, sgranando, se possibile, ancora di più gli occhi vitrei.

Il nome di Harry si formò nei suoi pensieri prima di qualsiasi altra cosa.

Il ragazzo riposava silenzioso al suo fianco, la testa appoggiata alla sua spalla, i boccoli color del cioccolato sparsi per le lenzuola bianche come perle, il viso morbido ed arrossato, il nasino all'insù. Lo arricciò piano nello stesso momento in cui schiuse le labbra soffici per schiarirsi la voce ancora una volta, e le sopracciglia si corrucciarono debolmente, segno che si stesse svegliando. Teneva le braccia incrociate al petto e, nonostante Louis non potesse vederle, essendo nascoste sotto le coperte, poté intravedere la sagoma delle sue gambe leggermente piegate, come si fosse rannicchiato al suo fianco alla ricerca di calore. Grugnì rumorosamente quando l'ultima goccia di sonno cadde dal suo viso e riprese conoscenza, ed il castano ipotizzò che fosse stato percosso dalla stessa tremenda emicrania lancinante che aveva trafitto il suo cranio.

Crossed Stars, Wild HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora