ATTO VI

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SCENA I

Chiudere gli occhi.

Questo sarebbe stato tutto quello che Louis avrebbe dovuto fare per permettere al tepore del sole di fine estate di scaldare il suo viso ed arrossare gli zigomi sporgenti. Il vento caldo sarebbe giunto fino a lui sotto forma di un sussurro proveniente da un mondo diverso, come avesse potuto rendersi conto della sua presenza solamente così, senza vederlo muovere le foglie verdeggianti o trascinare le nuvole con sé. Il brusio della vita si sarebbe fatto lieve, contrastato dall'intensità della musica sonora dell'ambiente circostante e dalla sua calma pacifica ed intossicante, la stessa che porta il corpo ad assopirsi ed il respiro a farsi più soffice, cadendo infine fra le braccia del sonno senza nemmeno accorgersene. Avrebbe potuto rilassarsi e concedersi al cielo estivo prima che fosse troppo tardi, una sola settimana a separarlo dall'alba dell'autunno. Eppure, per quanto sottile, il problema stava proprio lì.

Louis non riusciva a chiudere gli occhi. Quando lo faceva, tutto spariva.

E lui si sentiva solo.

Non era colpa sua. Avrebbe voluto che non fosse così, ma la sensazione si scopriva sempre più forte di quanto avesse anticipato, e lo inghiottiva all'improvviso come un incubo. Forse la causa era lo stesso mondo, quello che sembrava osservarlo ora con occhi diversi. Non importava cosa Louis facesse o dicesse o pensasse – gli sguardi della gente parevano essere perennemente rivolti in sua direzione, le palpebre strette e le iridi aguzze, come tentassero di trafiggere il suo corpo semplicemente così. E non importava nemmeno dove andasse, perché ogni luogo si ribellava alla sua presenza, facendolo sentire lontano dalla natura ed i suoi suoni, dalle città ed i paesi e qualsiasi cosa venisse con loro. Se avesse dovuto descriverlo, Louis avrebbe certamente detto di credersi un'ombra. Distaccato dal presente, pensava quasi di non appartenere più. A cosa? La risposta: a tutto.

Avrebbe mentito se avesse detto di esserne rimasto sorpreso. In fondo, questo era proprio quello che temeva sarebbe successo, il fine terrore che aveva dilagato nel suo petto quell'ultimo giorno trascorso a Villa Paride, quando si era reso conto che, una volta tornato alla vita di sempre, avrebbe sentito la mancanza di qualcosa. Che fosse l'atmosfera fiabesca, la stessa che l'aveva convinto di essersi trovato in un universo parallelo e che gli aveva fatto dimenticare di aver vissuto una vita diversa prima del suo arrivo alla tenuta, oppure il presentimento vi fosse una musica nuova ed ammaliante che l'avrebbe reso timoroso del silenzio, che ci fosse qualcosa di magico nelle pareti in pietra ed il mobilio raffinato e che lì – solo e soltanto lì – tutto fosse possibile. E poi, ovviamente, Louis sentiva la mancanza di qualcos'altro.

Il suo nome si formava nei suoi pensieri come l'arricciarsi del fumo.

No.

Scosse la testa e raddrizzò la schiena, portando le braccia a distendersi per stirarsi il più possibile. Mugolò compiaciuto quando sentì le giunture scricchiolare, liberandosi del peso nel suo petto con un sospiro pesante. Si guardò intorno, ricordandosi solo in quel momento di trovarsi all'aperto, immobile lungo il sentiero di ghiaia che congiungeva le estremità del parco soleggiato. Gettò un'occhiata alle proprie spalle ed individuò l'ingresso attraversato alcuni minuti prima, nascondendo poi le mani arrossate in tasca e riprendendo a camminare, proseguendo lungo il tragitto. Non ci avrebbe messo molto a raggiungere l'uscita, ma avrebbe fatto in modo di avanzare il più lentamente possibile – dopotutto, non aveva di certo scelto la strada più lunga per nulla.

Liam e Zayn lo stavano aspettando a casa loro, uno splendido attico in un palazzo dai mattoni bianchi e l'ingresso tenuto perennemente sotto controllo da un valletto, un atrio immenso ed un ascensore dai pulsanti dorati. Louis poté riconoscerne il tetto persino da lì, il suo luogo sicuro all'interno del parco, lo stesso che delimitava l'inizio del centro della città, solitamente più rumoroso e movimentato rispetto alla zona nella quale viveva lui. Si mordicchiò le labbra alla vista dei terrazzi e delle piante di edera che ne strabordavano, chiedendosi come sarebbe stato ritrovarsi tutti insieme dopo così tanto tempo. Si accigliò tra sé e sé quando si rese conto di essersene ricordato solo in quel momento.

Crossed Stars, Wild HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora