ATTO II

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SCENA I

Il Destino.

L'impronta d'inchiostro distesa sulla pergamena morbida e polverosa ancora impregnava i sensi di Louis come l'umidità della pioggia che si aggrappa ai vestiti fradici e concede loro il profumo di nuvole e cielo in tempesta. I bordi delle lettere sembravano arricciarsi davanti ai suoi occhi come fosse stato lui stesso a scrivere le parole scure e sbavate, come stessero prendendo vita proprio sul suo viso, annerendo i suoi lineamenti ed approfondendo il blu delle sue iridi. Sospirò e gli parve che anche il suo fiato potesse contorcersi fino a formare la condizione riportata sulla carta ingiallita, avvolgendo ogni suo arto e spingendolo a salire i gradini dell'immensa scalinata dell'atrio con quel poco più di decisione. Poté sentire il proprio cuore battere come un tuono violento, rimbombando nella sua cassa toracica fino ad annullare qualsiasi altro suono.

Mai avrebbe pensato che le cose potessero prendere una svolta del genere. Nonostante fosse consapevole della creatività e della fantasia di Liam e Zayn, Louis non si sarebbe di certo aspettato che avessero deciso di inscenare un gioco complesso ed interessante tanto quanto quello appena proposto. Rappresentare una delle condizioni che spingono le persone ad incontrarsi per poter conoscere un gruppo di estranei e fare amicizia? L'idea superava di gran lunga le sue aspettative, precedentemente concentrate su una normalissima e – perché no – banale cena di benvenuto.

Si chiese se ci fosse un po' della Poesia che tanto desiderava nella scelta dei promessi sposi. Quel tocco di fascino e mistero e, semplicemente, diversità che distingueva gli eventi di tutti i giorni da quelli che si sarebbero impressi nelle memorie degli spettatori del mondo per non essere mai dimenticate, per essere sempre rivissute come fossero il presente, e non un lontano ricordo. Una di quelle sensazioni così forti e palpabili da poter essere provata ancora una volta in ogni sua sfumatura, perennemente persistente, eternamente emozionante.

Non riusciva a smettere di pensare e di meravigliarsi del fatto che, tra tutte le opzioni, il biglietto che aveva deciso di scivolare fra le sue mani fosse stato proprio quello del Destino. Un concetto compatibile con qualsiasi condizione, dalla più bella alla più triste, dalla più scontata alla più elaborata. Avrebbe potuto passeggiare per il salone bar e stringere la mano a chiunque perché, ne era sicuro, è sempre il Destino a manovrare i cuori del pubblico. Si sarebbe presentato come tale e avrebbe vissuto la sua Poesia, così, perché non ci sarebbe mai stata altra cosa che avrebbe preferito fare.

Arrivò in cima alle scale approfondendo il proprio sorriso al punto da emanare calore.

"Louis!" lo richiamò improvvisamente una voce alle sue spalle e, quando il castano si voltò, arricciò le labbra ancora di più non appena riconobbe la figura scomposta ed in movimento di Niall, i ciuffi che erano fuggiti all'acconciatura complessa attaccati alla fronte imperlata di sudore, il fiato corto e le gote rosse come ciliegie. Si fermò per permettergli di raggiungerlo e, una volta al suo fianco, il ragazzo piantò le mani sulle ginocchia, chinandosi in avanti per inspirare rumorosamente.

"Per quale motivo hai corso?" domandò Louis scuotendo la testa divertito.

"È colpa del vino," si difese ridacchiando sottovoce. "E poi volevo raggiungerti. Le bollicine mi hanno annebbiato il cervello," continuò raddrizzandosi ed incastrando le dita fra i ciuffi spettinati, tentando di riordinarli senza nemmeno sapere cosa stesse realmente facendo. "Cosa dobbiamo fare, esattamente?" domandò corrucciandosi confuso e cercando lo sguardo del castano. Louis sospirò una risata e circondò le sue spalle per aiutarlo ad avanzare in direzione del salone bar.

"Hai con te la pergamena e l'etichetta, giusto?" controllò osservandolo attentamente. Quando Niall annuì, il castano lo imitò. "Perfetto. Posso sapere cos'hai pescato?"

Crossed Stars, Wild HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora