Colpo di scena!

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Mi svegliai con le cuffiette ancora alle orecchie, Biagio Antonacci stava cantando. Sentire la musica al mio risveglio mi metteva di buon umore, il profumo di cornetti appena sfornati, come ogni domenica mattina, inebriava l'aria.

La porta socchiusa della mia camera fu aperta piano piano da mia madre, temeva di svegliarmi, non si accorse subito che  in realtà ero già sveglia. Si avvicinò alla finestra per aprire le tapparelle, uno spiraglio di luce entrò nella stanza, e un raggio di sole colpì i miei occhi.

"Mamma!" come reazione urlai "Tesoro, ti ho svegliato? Scusami!" si avvicinò e mi diede un bacio.

"Beh, diciamo che un buon cornetto con la nutella insieme a un cappuccino potranno esserti d'aiuto perché io ti perdoni..." contrattai.

"Ti ringrazio! Io e tuo padre ti aspettiamo in salotto, sbrigati o la colazione si raffredderà."

La guardai andar via, naturalmente non chiuse la porta della mia stanza uscendo: d'altronde quale madre lo fa? Pensai di alzarmi e andare a farlo io, ma poi decisi di lasciar perdere, volevo gustarmi quei dieci minuti.

Ho l'abitudine di impostare la sveglia sempre qualche minuto prima del dovuto, questo perché mi piace stare tra le coperte, nel tepore del mio letto, a fantasticare, e qualche volta, come questa mattina, ascoltando la musica.

Intanto era partita "Beautiful girls" stupenda canzone di Bruno Mars, "l'amore è ovunque!" dissi a me stessa, effettivamente lo trovavo in ogni parte: nelle canzoni, nei libri, a scuola...

Di questo avevamo parlato nell'ultima lezione di italiano: di Amore, con la lettera maiuscola. Cupido, il dio, che con una freccia, inaspettatamente, ti fa cadere in amore. Cos'è mai l'amore? Ce lo siamo chiesti, e ce lo chiediamo ancora in tanti.

È una delle domande esistenziali dell'uomo "il senso dell'amore", se qualcuno è in grado di spiegare l'amore, vuol dire che non l'ha mai provato. Esprimere razionalmente il significato della parola "amore" è impossibile, poiché l'amore non ha nulla di razionale, e significherebbe non averlo capito affatto. Questo è il mio pensiero sull'amore.

Mi tolsi le cuffiette e andai a fare colazione, divorai tutto in un istante, così reagisco quando sono in ansia, e quel giorno lo ero particolarmente: il lunedì avevo un compito in classe e non mi sentivo affatto pronta.

Mi alzai sotto lo sguardo inebetito di mia madre, non osò proferire parola, forse non sapeva che cosa dire.

Così andai a farmi una doccia, e più rilassata, iniziai a studiare...

"Se due triangoli hanno rispettivamente congruenti due lati e l'angolo tra essi compreso, essi..." fui interrotta dal  cellulare che stava vibrando: numero sconosciuto.

"Pronto?"

"..."

"Chi è?"

"Ehi..." rispose una voce maschile,

"Scusa chi sei?"

"Ho bisogno di te..." mi disse con la voce roca, sembrava essere sul punto di piangere, mi spaventai...

"Cosa?" chiesi allarmata,

"Non ce la faccio più, vorrei tirarmi fuori da questa storia, ma non ci riesco... Ho bisogno di aiuto, di te..."

La telefonata terminò, e io rimasi senza parole. Sola nella stanza, a pensare a quella voce, non l'avevo mai sentita, e non immaginavo chi potesse mai essere.

Il telefono vibrò di nuovo, questa volta era Martha,

"Ehi..."

"Aee come va?"

"Mh...Tutto bene, te?"

"Non mi lamento! Sicura che va tutto bene? Ti sento un po giù..."

Era impossibile mentirle,

"Si si, tranquilla!" le dissi,

"Dimmi subito cos' hai." mi intimò,

"Mi ha chiamato un ragazzo, con il privato, non ho riconosciuto la voce. Mi ha detto di non farcela più, di avere bisogno di aiuto, di me... E poi ha agganciato, mi ha lasciato perplessa." le raccontai,

"Mh... Sei sicura di non sapere chi sia?"

"Non ne ho la minima idea, non ho mai sentito quella voce prima d'ora..."

"Magari non la ricordi..." replicò lei,

"Mah, sarà! So solo che dopo quella chiamata ho iniziato a sentirmi agitata, e ora non so come concentrarmi, penso che questo pomeriggio non riuscirò a studiare un bel niente..."

"Dai, calma. Ce la farai, e poi tu vai sempre benissimo, di cosa ti lamenti?"

Scoppiai a ridere, l'ansia si sciolse, ci salutammo per tornare entrambe sui libri.

Studiai ininterrottamente fino all'ora di pranzo.

"Amore, è pronto da mangiare, vieni a tavola!"

"Arrivo!"

Chiusi i libri, e dopo essermi lavata le mani, andai a mangiare.

"Mhh che buon profumino!"

"Ti piace? Tagliatelle al ragù!"

Dicendo questo, alzò il coperchio e mi mostrò la pietanza.

"Uh, le adoro!"

"Buon appettito!" disse mio padre, e iniziammo a mangiare.

Mentre parlavamo, una notizia del telegiornale catturò la mia attenzione: la notte precedente una gioielleria aveva subito un furto, ad opera di un sedicenne, Alec Cooper.

Non potevo, non volevo credere alle parole della giornalista, Alec aveva compito un furto!

La giornalista continuò a parlare: a quanto pare, il rapinatore (Alec) o uno dei suoi compagni, aveva sparato al gioielliere, che ora era tenuto in osservazione al policlinico Gemelli di Roma. Inoltre Alec era scomparso da ben sei ore, e si invitavano i telespettatori a comunicare ai carabinieri, qualora avessero visto o udito Alec, l'unico dei rapinatori dei quali si era riconosciuto il volto. 

"Amelia, quello non è un tuo amico?" chiese mia madre,

"Sì..." riuscii solamente a dire,

"O santo cielo! Dovremmo fare più attenzione a chi frequenti..."provò ad avvicinarsi a me e ad abbracciarmi, ma io fui più svelta, e corsi in camera mia.

"E se fosse stato lui a chiamarmi questa mattina?", mi chiesi in lacrime, sdraiata sul letto.

Afferrai il telefono, per un attimo pensai di chiamarlo, ma poi realizzai che di sicuro aveva già abbandonato il suo cellulare da qualche parte per non essere rintracciato, e così lasciai perdere.

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