Non si torna indietro.

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"Gervasi, quattro e mezzo!" la mia prof di fisica mi sorrise.

Non volevo crederci, ma quel segno rosso aveva ben poche interpretazioni!

Scoppiati a ridere, ancora adesso non so spiegarmi il perché di quella mia reazione, ma lo feci.

"Amelia, fossi in te non riderei, se chiedessi ai tuoi compagni del secondo, ti direbbero quanti debiti ho messo loro lo scorso anno, ti consiglierei dunque di metterti a studiare, e anche con impegno!"

"Ci proverò!" la rassicurai.

"Lo spero, ma se può consolarti, sappi che alcuni dei tuoi compagni hanno ottenuto risultati peggiori... Come la signorina Jones: uno meno meno! Ho voluto incoraggiarti, Martha!"

Era palese che ci stesse godendo da matti...

La mia amica sollevò lo sguardo un pò intimorita, "Dai, su, vieni a ritirare il tuo compito!" la incitò la prof.

Non si mosse.

"Ho capito. Simona, per favore, passa il compito alla tua compagna."

Martha scoppiò in lacrime.

"Ragazzina, sei un pò cresciuta per metterti a piangere così, siamo al liceo scientifico, qui si studia!"

Senza cuore! E pensare che all'inizio mi piaceva anche.

L'ora proseguì con l'annuncio di voti altrettanto positivi, fatta eccezione per le sole due sufficienze dei soliti secchioncelli ...

Fu un sollievo il suono della ricreazione.

Uscii in corridoio seguendo Martha, ci radunammo tutte intorno a lei. "Non resisterò neppure un'altra settimana in questa scuola! È la seconda insufficenza che prendo, e abbiamo svolto solamente due compiti! DUE!" disse singhiozzando.

"Dai, recupererai!", "È pur sempre una materia nuova!", "Ti aiuteremo noi!" tentammo di consolarla, vederla piangere mi faceva sentire impotente e terribilmente triste...

La sua vista mi distrasse dai miei pensieri: era lui, il ragazzo che amavo con tutta me stessa, da tre dannatissimi anni.

Mi feci largo tra la folla di ragazzi radunati intorno all' "uomo delle pizze"...

"Permesso! Avanti! Devo passare!" urlai, "È urgente!" ansimai, "Per favore.".

Quei pochi metri sembrarono diventare chilometri, il tempo mi parve rallentare: quei secondi diventarono mesi...

Lo raggiunsi che avevo il fiatone!

Lo afferrai per un braccio, non mi curai affatto degli altri suoi amici, non lo vedevo da mesi, mi mancava la sua voce, il suo sguardo, la sua allegria, la sua ironia, mi mancava e volevo farglielo sapere, volevo urlarglielo in faccia quanto lo amavo!

Si voltò, la mia mano mollò il suo braccio, e ricadde sui miei fianchi, "Scusa, ci conosciamo?" rimasi senza parole, non era affatto lui, non era chi speravo di vedere.

"Tutto bene?" mi chiese. Annuii.

Mi voltai, mentre mi allontanavo, li sentivo ridere, probabilmente di me, non me ne curai, avrei voluto prenderli a pugni, ma continuai a camminare.

Una lacrima mi rigò la guancia, poi due, corsi in bagno.

Guardai il mio riflesso nello specchio: avevo le guance rosse, gli occhi lucidi, i capelli in disordine, mi era colato il mascara... Stavo una merda, ma dentro mi sentivo assai peggio.

"Come ho potuto confonderlo con Alec, lui è lontano, in un'altra scuola, con un'altra ragazza, alla quale probabilmente ora starà dando il tormento al mio posto." quest'ultimo pensiero mi fece rabbrividire...

Mi mancava davvero tanto.

Se solo avessi saputo prima quanto lo amavo... Ma quel che è fatto, è fatto. Non si torna indietro.

Quando tutto cambia...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora