Capitolo 28

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La pace - L'eroina

"Dove la state portando?" Chiese Sadal mentre teneva la mano delle dominatrice del ghiaccio.
"Da un guaritore, figlio di Poseidone." Rispose una donna che aveva appena posato Gliese su un lettino per trasportarla. "Prima di tutto dovremo estrarre la freccia e sperare non sia avvelenata." Gliese era ancora sveglia, ma riusciva a rispondere solo a monosillabi.
La sua mano destra era intrecciata a quella di Sadal che stringeva più forte ogni volta che il dolore aumentava.
Iota e Polluce, erano andati ad aiutare i soccorritori a sollevare Gliese, per poi posarla sul lettino mentre, le ragazze, erano già rientrate assieme a Sargas che aveva subito preso Zosma e riportata nella struttura da cui erano arrivati.
"Andrà tutto bene Gliese, resisti ti prego." Sadal aveva la voce rotta dal dolore in quel momento.
La figlia di Atena lo guardò con le lacrime agli occhi stringendo di più la mano.
"Fa-fa male."
"Non parlare, andrà tutto bene."
"Ora ci prendiamo noi cura di lei, va bene?" La donna si rivolse al dominatore dei mari.
Lui annuì.
Lasciò la mano della dominatrice dei ghiacci e la guardò allontanarsi verso la base.
In quell'istante, si ricordò di chi l'aveva ferita.
"Omega, dove sei finito?" Si voltò verso la loro base e notò che erano scomparsi, Oxygens e spettatori. Erano scappati subito dopo che Zosma fu ritornata nel suo corpo.
"Ti ucciderò con le mie stesse mani." E corse verso la base.

"Perché sta ancora dormendo?"
"Non lo so, ma si riprenderà presto, ne sono certa."
"Voglio portarla a casa."
"Non so quanto possa farle bene un altro viaggio attraverso il teletrasporto."
"Non mi interessa. Voglio che torni a casa, adesso."
"Va bene, fai come vuoi."
Due voci indistinte stavano parlando nella sua camera e Zosma non riusciva a capire di chi fossero.
"Acqua." Disse, ma nessuno rispose. "Acqua." 
Ancora nessuna risposta, era come se non la riuscissero a sentire.
Percepì una mano che le accarezzava la testa.
"Non preoccuparti bambina mia, ora torniamo a casa e ti sveglierai presto."
"Papà ma sono sveglia." Provò a dire la figlia.
Cercò anche di alzarsi, ma sembrava che il suo corpo non rispondesse, come se fosse incollata al letto.
Si sentì la porta aprirsi e la stessa voce di prima cominciò a parlare, con la differenza che i suoni, si fecero sempre più sfocati, fino a diventare silenzio.

Alrisha si svegliò con un forte mal di testa. Riconobbe la sua camera e di fianco a lei c'era Iota che stava dormendo su una sedia.
Si sedette sul letto e si alzò per andare in bagno a sciacquarsi il viso.
"Finalmente." Il figlio di Mercurio si alzò di scatto. "Avevo paura che non ti svegliassi." Le prese le mani. "Come ti senti?"
"Ammaccata."
"Ho avuto così paura." Lui l'abbracciò.
"Mi fai male." Disse dolcemente.
"Perdonami." Si staccò.
"Come stanno gli altri?"
"Sono tutti svegli a parte Zosma, Gliese è sotto i ferri da un pò mentre Merope è stata abbastanza fortunata, la freccia non è andata tanto in profondità e la sua, non era avvelenata."
Alrisha spalancò la bocca dallo stupore.
"Quella di Gliese era avvelenata?"
"Si, non sanno se supererà l'operazione."
"Povera Zosma, se Gliese dovesse morire, morirà anche una parte di lei."
Per un pò rimasero in silenzio.
"Ma appena si sveglierà proveranno a sfruttare lo Zenisee, in modo tale che le venga data maggiore energia."
"Capisco. Quanto mi dispiace." Disse.
"Hai fame?" Chiese per distrarla da tutto quello che le aveva appena detto.
"Si."
"Scendiamo allora."
I due arrivarono nella sala da pranzo dove erano presenti tutti gli Oxygens, a parte le due Zenisee.
"Menomale che ti sei svegliata." Disse il figlio di Venere. "Abbiamo già de ragazze a cui pensare." Si alzò e le diede una carezza sul braccio. "Come ti senti?"
"Bene, voi?" Guardò gli altri, Sargas e Sadal avevano il volto spento. Non facevano traspirare alcuna emozione, non sembravano ne tristi ne arrabbiati, solo vuoti.
"Avrò una bella cicatrice da far vedere ai miei figli un giorno." Scherzò Merope.
"Ora dobbiamo pensare a cosa far stipulare nella pace con Andromeda." Disse Polluce.
"No no, di questo non dovete preoccuparvi." Atena e Gea comparvero nella sala. "L'abbiamo già fatto assieme agli altri originali, voi dovrete solo venire con noi per scegliere i destini degli Oxygens nemici." Continuò Minerva.
"Scegliere i destini?" Chiese la figlia di Urano.
"Scegliere se vivranno o periranno." Puntualizzò la madre di Gliese.
"Ma è crudele, noi non siamo così." Rispose voltandosi verso i compagni.
"Io voglio solo ammazzare Omega con le mie stesse mani." Sadal si alzò dal tavolo. "Degli altri fateci quello che vi pare."
"Non dire così, se fosse stato il contrario avremmo fatto lo stesso." Puntualizzò Merope.
"No figlia di Gea, non proprio. Io ho ucciso Gamma, non Gliese. L'hanno fatto solo per dispetto a Zosma pensando che sarebbe morta." La fulminò con lo sguardo. "Voglio vederlo morto." E si incamminò verso la sua stanza. 
Ci fu un attimo di silenzio in ci Atena sbuffò mentre Gea la guardava con aria di disapprovazione.
"Partiamo tra mezz'ora." Concluse la dea della giustizia prima di andarsene.

Oxygens - La battaglia contro AndromedaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora