Capitolo 1° Chiamata inaspettata

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< Mmmm cos'è questo profumino? Sembra proprio pizza..> Nessuna risposta.

 < Mi stai ascoltando?> Ancora niente.

< Chi è, il fidanzatino?> Provocare Alice, mia sorella gemella, è l'unico modo per poterle far staccare gli occhi dal display.

< Ma chee Julyan, sai che mi sono lasciata una settimana fa..> mi rispose, senza staccare gli occhi.

< Comunque, mi sa che papà ha fatto la pizza, ma tranquilla continua a messaggiare, appena finisco la mia e tu non sei arrivata ancora a tavola mi pappo anche la tua >. Un'altra provocazione.

Mentre mi dirigevo fuori dalla stanza sento urlargli < Devi solo provarci!>.

Corro in cucina come un lupo affamato senza preoccuparmi di lavarmi le mani, avevo troppa fame. < Vedo che qualcuno ha lo stomaco vuoto >. Questo era mio papà, alto ma con la tipica pancia da padre di famiglia, anche se non ha mai amato lo sport. Da piccolo lo prendevano in giro perché era l'unico che a scuola, durante l'ora di educazione fisica, non faceva nemmeno il riscaldamento. O almeno così mi ha sempre detto.  Ci sediamo e iniziamo a mangiare. Arrivato alla seconda fetta, scende mia sorella, sempre con la sua ottima puntualità. Siamo gemelli, ma é incredibile quanto sia diverso il nostro carattere. 

< Alla buon ora Alice> la rimprovero come sempre.

< Eeeh senti, sai come sono..> rispondendomi senza preoccuparsi di guardarmi in faccia.

< Si che lo so, e fortunatamente non ho preso da te, anche se siamo gemelli.> le rispondo, anche se troppo impegnata ad ammirare la prelibatezza che si posa sul suo piatto. Nemmeno il tempo di accorgermene che ho già finito la pizza ma ho ancora fame.

Così, per caso, mi viene in mente una cosa. E' sempre stata dentro di me, a volte lo chiedevo a mio padre ma non mi rispondeva o cambiava discorso. Insomma, abbiamo sedicianni deve per forza parlarci di lei. Di nostra mamma. So come nascono i bambini, una madre l'avrò avuta no? Magari c'é ancora.. Così faccio un lungo sospiro e, tentennando, la butto lì.

< Papà, non ci hai mai parlato di mamma, ormai abbiamo sedici anni puoi parlarci di lei. > gli dico guardandolo in faccia. Scende un silenzio, ma non di quelli imbarazzanti, quel silenzio che provoca i brividi. Per un attimo mi pare che mio padre sia sbiancato in viso, forse é solo una mia impressione ma non credo visto che ad osservarlo é anche mia sorella. 

< Mi pare di avervelo già detto, non c'è nulla che voi dobbiate sapere di vostra madre, nulla di così importante> rivolgendosi a me dopo aver ripreso colorito.

< Qui non si parla di bisogno papà. Credi che io non mi sia mai chiesta di mamma? Se la risposta è no, allora ti sei sbagliato>. Questa è Alice rispondendogli  in modo determinato. Fui un po' sorpreso che abbia risposto lei, non è solito che durante un discorso lei mi sostenga.

< Alice, Julyan, so quanto siete curiosi ma sono troppo stanco e non mi va di parlare di lei. Vi prometto però che un giorno ve ne parlerò>. Rivolgendosi a noi due, con tono stanco, con il tono di una persona che abbia il mondo alle spalle e che non c'è la fa più.

< Va bene.> gli rispondo, con un accento di delusione.

Appena finì di mangiare mia sorella, mio papà iniziò a lavare i piatti e noi salimmo in cameretta. Entrai prima io, poi appena Alice entrò, chiuse la porta. A chiave. Il che é strano visto che quando lo fa deve parlare al telefono con qualcuno di importante. Ma incredibilmente si rivolge a me.

< Senti Julyan, qualsiasi cosa papà ci vuole nascondere, non può farlo ancora per molto tempo. Abbiamo sedici anni, quasi diciassette, e noi non sappiamo nulla su nostra madre. È morta? È viva? Non possiamo continuare così per troppo tempo, papà dovrà parlare prima o poi >. Quelle parole gi escono come un fiume in piena dalla bocca.

< Lo so..> le rispondo con un tono aspro.

 Ogni volta cerco di sforzarmi di immaginarla, mia mamma: che capelli ha, il colore dei suoi occhi, la sua carnagione.. A volte faccio alcuni sogni dove vedo un uomo e una donna che si tengono per mano: l'uomo nel sogno è mio padre, riesco a riconoscerlo, ma a tenere stretta la sua mano è.. una macchia scura, non definita. E' mia mamma, ne sono sicuro. Ci guardiamo a lungo, e mi accorgo che gli si stanno gonfiando gli occhi, pronti a far esplodere un acquazzone di lacrime. Non voglio vedere piangere mia sorella, sarebbe troppo e finirei col piangere anch'io. Così gli prendo il cuscino e glielo lancio in faccia nel tentativo di farla sorridere. Tentativo ben riuscito.  Lei mi fissa, come se stesse decidendo se iniziare a piangere o rispondere alla mia provocazione così.. Prende un altro cuscino e me lo lancia in faccia. Iniziamo a tirarci cuscini, calzette e lenzuoli e finiamo col buttarci a ridere nel letto. Ogni volta che lei sorride, lo faccio anche io. E' più contagiosa di qualsiasi  malattia il suo sorriso.

Credo siano le due di notte, Alice sta dormendo ma io non riesco a prendere sonno così decido di scendere in cucina a bere un po' d'acqua ma nel corridoio mi fermo. Sento una voce. Mio padre. Proviene dalla cucina così mi inginocchio e cammino a gattoni verso la fine del corridoio bloccandomi nelle scale.

Sta parlando al telefono così cerco di ascoltare tutto ciò che posso.

< Adele? Perché mi stai chiamando? > riesco a malapena a senitre cosa dice il mittene e mi sembra una voce femminile.

< Non c'è tempo, sei solo?>.

Cosa ci faceva mio padre da solo, di notte a parlare al telefono con una donna? Non ho mai litigato con lui ma, adesso mi ero stancato. Non voglio una vita di menzogne e segreti.

Mio padre si gira attorno prima di risponderle, fissa la scala e forse..

Forse mi ha visto perchè le risponde < Aspetta solo un attimo >.

Esce da casa e lo vedo dalla finestra che entra in macchina ma non parte. Rimane lì a parlare. Merda, e se mi ha scoperto? 

Volevo innanzitutto ringraziare tutte le ragazze e ragazzi di Tua Madre è una Fangirl, Chiara, Eliseo ed Alice per aver dato le prime opinioni e e consigli sui nomi. :D

Soul Secret - Il Segreto dell'EntitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora