Roma, Quintilis(Luglio), anno 698 Ab Urbe Condita.
A Roma le estati erano sempre state di un caldo così soffocante.
I ricchi patrizi, pur di sfuggire da quel clima tremendo, preferivano passare l'intera stagione nelle loro domus in campagna, chiamate anche ville rustiche.
Decmidia, purtroppo, non faceva parte di quella cerchia ristretta di persone.
L'honestia missio di suo padre, Etius, legionario congedato dall'esercito e quindi in pensione ormai da anni, era stata un'ingente somma di denaro, ma niente terre. E di conseguenza, non avevano potuto costruire una seconda casa fuori l'Urbe.
Da tutta la sua vita, la ragazzina aveva dovuto passare quel periodo orrendo a Roma, ma ormai vi era abituata. Per lei la calura estiva non era nulla, era abituata alle persone che sudavano mentre passeggiavano per le strade, alla temperatura dei calidarium nelle terme che non era tanto diversa da quella dell'ambiente...
Per molti era impossibile vivere in quelle condizioni, per lei normale.Nonostante tutto non poteva fare a meno di vivere lì, non avrebbe mai lasciato quella città, a meno che non fosse costretta a farlo. In tal caso, non si sarebbe potuta opporre in alcun modo.
Aveva gli occhi puntati verso il cielo, e la mente persa tra i suoi pensieri, mentre era appoggiata al muro esterno della propria abitazione. Era voluta uscire per qualche minuto, pur di non sentire le urla dei fratelli e delle sorelle che litigavano tra loro, con la madre che cercava di calmare le acque, invano.
Etius, era uscito per svolgere gli ultimi affari, prima del grande momento che sarebbe dovuto venire quel pomeriggio, lo Sponsalia della figlia.
Erano le due del pomeriggio, e la maggior parte dei cittadini si trovava nelle terme, a rilassarsi, e perché no, anche a discutere di questioni importanti durante il passaggio da un ambiente all'altro dell'edificio. E forse, era proprio ciò che stava facendo suo padre con colui che sarebbe stato il suo futuro suocero.Decmidia faceva parte di una famiglia molto numerosa, era la terzogenita di sei figli, tre maschi e tre femmine. Il primogenito, Fundanus, faceva parte da ormai un paio d'anni dell'esercito, aveva percorso quella strada per continuare l'ascesa sociale della famiglia, confermandone l'onore e la rispettabilità, seguendo le orme del genitore. Infatti, grazie all'ingente quantitativo di denaro guadagnato dal padre, per la vittoria delle conquiste militari e per il congedo, erano riusciti a comprarsi un cavallo, così da entrare nella classe degli equites.
Per quanto riguardava la discendenza, non c'era problema, il secondo genito, Duilius, era già sposato da un anno, e sua moglie già in dolce attesa.
Ed ora, toccava a lei.
Era già da anni che i suoi genitori progettavano le vite dei figli, e Decmidia non ne era di certo esonerata.
Non sapeva chi fosse il suo futuro marito, se fosse più grande di lei, o avesse la sua stessa età, da che parte di Roma venisse, non sapeva neanche il suo nome...
Se questa situazione le destava timore? Sì. Ma sapeva che era il suo dovere di donna accondiscendere al volere del padre, non doveva e non voleva rifiutare. La sua famiglia non si meritava un tale disonore. Obbedire, e basta.
Era come se la sua anima fosse divisa in due, e lo sarebbe stata probabilmente in eterno. Divisa tra se stessa e la sua famiglia. Ma se stessa sarebbe dovuta passare in secondo piano, prima la famiglia.
Avrebbe imparato a stare insieme a quell'uomo, ne era certa, e se così non fosse stato... non aveva importanza. Il suo futuro era già segnato. Questo aveva imparato sin da quando ne aveva memoria, e questo avrebbe dovuto far imparare ai propri figli: la famiglia e l'onore prima di tutto.Passò le mani tra la tunica di lino, e sospirò. Iniziava a fare troppe caldo lì fuori, il sole batteva prepotentemente sulle mura degli edifici, sulle strade, ogni angolo era illuminato, e solamente all'interno delle abitazioni si poteva trovare un leggero refrigerio.
Ma prima di rientrare, davanti a lei apparve Clelia, la sua amica, di un anno più piccola di lei. Abitava nella domus di fronte alla sua abitazione, e quasi tutti i pomeriggi li passavano insieme, a giocare nella stradina che divideva le loro dimore.
Ma quel pomeriggio era diverso, Decmidia non aveva più tempo di giocare, doveva prepararsi per la cerimonia e il conseguente banchetto di ufficializzazione del fidanzamento.
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Decmidiae nuptiae - il matrimonio nell'antica Roma
Narrativa StoricaDecmidia è una giovanissima ragazza romana. Una giovanissima ragazza che sta per sposarsi. Cosa succedeva duemila anni fa alle giovani donne di una certa estrazione sociale come lei che contraevano il matrimonio? Lo scoprirete leggendo questo breve...