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POV CRISTINA
Cristina cercò di riprendersi, vide Cortana appoggiata allo stipite della porta. Si voltò verso Julian che la stava guardò con uno sguardo afflitto.
Si trovarono entrambi lì davanti, Cristina aveva cambiato stanza per non dover vedere ogni volta la camera di Emma e soprattutto quella spada. Ogni volta che gli cadeva l'occhio verso quel punto era come un pugno allo stomaco o una fitta al cuore così forte da farla piegare per il dolore. Cristina non aveva avuto il coraggio di entrare lì dentro dopo la morte di Emma, e pensava anche che il primo a doverlo fare era proprio Julian.
Julian aveva scelto, però, di fare quel passo insieme a lei. Quando Cristina riuscì a trovare una parola, in mezzo al quel cumulo di emozioni, in un sussurro disse "Perché?"

POV JULIAN
"Perché voglio fare questo passo con te, l'unica persona che Emma avrebbe voluto lì dentro, e l'unica persona che saprà cosa fare appena entrati, perché Cristina tu eri, tu sei la migliore amica di Emma e lo sarai per sempre. Io a oggi non so cosa potrei essere stato per Emma non abbiamo avuto il tempo di capirlo ma tu sai cosa eravate l'uno dell'altra, e ho deciso di entrare con te perché non so se riuscirei a sopportarlo da solo e penso che sia lo stesso per te." disse Julian.
Cristina era lì con le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro, gli dispiaceva, ma avevo bisogno di lei come lei aveva bisogno di lui per far quel passo.
"Tu sei la persona che Emma amava di più, sei il ragazzo che più desiderava. E anch'io non sarei mai riuscita a entrare lì dentro." E abbassò lo sguardo verso la spada e disse: "Di questa cosa facciamo, non possiamo chiuderla in una stanza e buttarla nel dimenticatoio, Emma non vorrebbe." Julian prese la spada da terra, per la prima volta da giorni, sprigionava tutta l'energia e l'amore che Emma provava, vide subito la scritta su quella magnifica arma - Il mio nome è Cortana e condivido l'acciaio e la tempra di Gioiosa e Durlindana - Julian ha sempre pensato che quell'arma raffigurasse Emma in tutto.
"Cortana sarà sempre dei Carstairs, ed è lì che andrà da Jem, in modo che un giorno la possa passare ai suoi figli". Julian pensava che era la decisione più giusta da fare. Cristina lo guardò e gli disse "E quando gliela darai?"
"Già l'ho chiamato ma riuscirà a essere qui solo fra due giorni, si sta prendendo cura di Mina il tempo che Tessa si riprenda ancora un po'."
"Allora chi gliela darà?"
"Tu Cristina." Disse Julian. Cristina sbiancò di colpo e lui continuò: "Io non ci sarò e l'unica che può fare questa cosa sei tu, ti prego." Quasi la supplicò.
"Va bene, lo farò per Emma. Mi mancherà non vedere quell'oro nella nostra palestra, o riconoscere quella spada durante una battaglia. Un giorno, forse, tornerà anche lei a combattere." Julian le sorrise, e fece il passo successivo senza darle il tempo di ragionare o pensare. E aprì la porta.

Era una stanza comune come tutte quelle dell'istituto. L'unica differenza era che Julian aveva disegnato le torri di un castello nelle pareti per raffigurare in pieno Emma. C'era un letto al centro della stanza totalmente in disordine, sorrise a tutto quel disordine che raffigurava Emma; le lacrime uscirono lo stesso, vedeva i suoi vestiti sparsi ovunque, la sua spazzola con i suoi capelli ancora impigliati nelle setole.
Cristina aveva chiuso la porta dietro di sé, e singhiozzava in silenzio mentre si guardava in torno come se cercasse Emma nascosta da qualche parte. Andò verso l'armadio dove per anni lui ed Emma si sedevano sul pavimento li davanti per capire la verità sui suoi genitori, e dopo averlo scoperto, era andata da loro, non aveva combattuto, si era arresa e li aveva lasciati tutti lì a guardare una stanza vuota. Julian si sentì debole e gli cedettero le gambe e cadde in ginocchio. C'era il suo profumo ovunque, non riusciva a smettere di tremare. Cristina si inginocchio accanto a Julian, "E ora?" disse tremante.

Cristina gli aveva fatto una bella domanda ma era totalmente perso e non sapeva come procedere, era in un vicolo cieco. Julian si guardava in torno come se cercasse qualcosa o qualcuno, o cercava semplicemente d'imprimersi ogni cosa di quella stanza. Si soffermò sull'armadio leggermente aperto, probabilmente c'era qualche vestito messo male che gli impedisse di chiudere bene l'anta.
Si mise a osservare la finestra, entrava una luce soffusa data dal tramonto, e affacciandosi sentiva le risate degli invitati che si trovavano al piano di sotto. L'intera spiaggia era lì in bella mostra, la spiaggia dove Emma correva ogni mattina.
Julian si voltò verso il letto e notò che c'erano armi anche sotto di esso, ogni cosa in quella stanza ricordava lei. Si alzò da terra e si avvicinò verso la sedia della scrivania dove vide un visto di un avorio pallido, il vestito che Emma aveva messo quando erano andati alla lotteria. Quella sera Julian non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, quel giorno stava letteralmente sbavando dietro Emma. A quel ricordo, fece un leggero sorriso, cosi nitido nella sua mente.
Cristina si era spostata verso il comodino e aveva una cosa in mano, Julian si avvicinò per vedere meglio, e quando Cristina si voltò verso di lui aveva il viso rigato di lacrime.
"L'elastico che avevo prestato a Emma perché lei in mezzo a quel casino non riusciva a trovare i suoi, non me l'aveva ridato, anche se probabilmente avrebbe perso pure questo." Si era allargo un leggero sorriso tremante sul suo viso.
"Cristina, vuoi dare una sistemata?" disse Julian titubante anche lui nel fare quel passo, forse sarebbe stata felice di trovarsi la camera sistemata una volta ogni tanto.
Cristina alzò lo sguardo verso di lui, stava tremando ma annuì con convinzione. Julian tolse quel poco spazio che li divideva e strinse Cristina in un forte abbraccio e restarono lì a piangere l'uno stretto all'altro. Quando furono pronti si divisero e senza dire una parola si misero a sistemare quel disastro di stanza, ma sapeva che nonostante fosse stata messa in ordine, sarebbe sempre appartenuta a lei.

La fine è un nuovo inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora