Il tranquillo calore del Sole

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Aprii gli occhi e mi ritrovai in una stanza abbastanza piccola e con una forte luce davanti a me. Mi guardai intorno confusa
e frastornata; tutto ciò che intravidi furono quattro mura del medesimo colore.
Un grigio che andava nel nero era tutto ciò che colorava i miei occhi che, ormai, non riuscivano più a splendere e, probabilmente, non ci fu mai il tempo in cui lo fecero.

Mi sentivo così stanca.
La testa ancora girava e i miei occhi si tenevano aperti a malapena.
Sentivo qualcosa bruciare dentro: il mio animo era arso e non c'era nessuno che potesse spegnere le mie fiamme.
Mi resi conto, ancora una volta, di quanto potessi esser sola.
Io, le mie fiamme, il mio segreto e la paura di far del male agli altri.
Cosa avevo fatto ad Akane? Tutto ciò che ricordavo era che quel suo sorriso, che tanto amava sfoggiare, si spense nel momento in cui vide la vera me. Il tuo viso si tinse immediatamente di sincera preoccupazione e, subito dopo, il buio mi accolse fra le sue dolci e tenebrose braccia.

Non importava dove mi trovassi.
Avevo bisogno di lei, anche solo di un suo abbraccio e di una delle sue stupide battutine sul mio umore mattutino.
Iniziai inconsapevolmente a piangere.
Non potevo aver fatto male all'unica persona verso la quale provavo affetto e che consideravo quasi come una...mamma?
Non so nemmeno cosa sia una mamma, tsk.

Gli occhi mi bruciavano come non mai e qualcosa incuriosì il mio palato.
Era sangue.
Stavo piangendo sangue.
Leggere gocce si poggiavano sulle mie labbra.
Conseguenze del mio potere?
Non mi interessava, tutto ciò che ora è importante è uscire di qui ed andare da Akane.

Sentivo in lontananza la musica di un pianoforte.
Una piccola figura stava suonando al chiaro di luna, su un solaio che si affacciava all'orizzonte, visibile grazie ad un'enorme vetrata.
La osservavo, mi sentivo così
Libera?
La melodia era così dolce e
Felice?
No, era malinconica.
Stavo per riconoscere quella canzone.

Quando improvvisamente le note più basse e profonde dello strumento risuonarono dure e stonarono così tanto che le corde si spezzarono e la vetrata cadde in mille pezzi.
La bambina corvina aveva le braccia tese.
Girò il capo lentamente verso di me.
Aveva gli occhi insanguinati

Ripresi i sensi, scossa senza alcun interesse da un agente in uniforme.
Il mio sguardo era completamente perso.
Ero esausta di questi sogni.
Eppure, sembravano così reali.

''Allora, sarò schietto, non mi faccia perder tempo. Fa parte dell'Unione dei Villain?'', disse scocciato il poliziotto.
Unione di che? Ne avevo sentito parlare qualche volta alla tv, ma adesso, paragonarmi addirittura ad una di loro.
Dio, cos'ero diventata.
''No, signore'', esordii con il mio solito tono indifferente nascondendo, in realtà, il tremolio delle mie mani sotto il tavolo.
Come faccio a non perdere il controllo?, pensai, mentre sentivo ancora le mani bollire per le vampate di qualche ora prima.
''Senta signorina, almeno ricorda che cosa è successo? Ha assunto qualche sostanza? Da come mi hanno raccontato i ragazzi che l'hanno portata qui, sembrava completamente fuori di sè''.
''Io...non...'', no devo mostrarmi decisa oppure non mi rilasceranno e non potrò andare da Akane, ''Stavo lavorando. Deve esser successo qualcosa che mi ha fatto reagire di conseguenza ad un forte terrore. Purtroppo, però, non ricordo bene l'accaduto dato il mio successivo svenimento''.
''Capisco''.
Iniziò ad andare avanti ed indietro per la piccola saletta grigia, con una mano sul mento cercando di ragionare e ricostruire i pezzi.
''Sa signorina, nascondere un Quirk alle autorità è illegale. E la sua mancata registrazione nel registro cittadino la rende ad ogni modo una criminale''
Cazzo
Nella mia vita ho sempre cercato di rimaner nascosta. In fondo, non avevo un'identità e di certo non volevo raccontare la mia storia a quest'idiota in uniforme.

Riscaldami il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora