capitolo 1

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Isabella

Molto spesso mi chiedo perché ho scelto sta vita perché ho deciso di seguire i passi di mio fratello vicenzo che il piccolo principe della mafia  e non quelli di mia sorella na musicista.
Mi chiedono spesso perché non tengo la pietà perché uccidere non mi fa paura.

Ma nessuno oltre a farsi i cazzi suoi si e degnato di farsi una domanda da solo.
"Forse quella povera ragazza non aveva scelta" forse mafioso non si diventa ma si Nasce, forse era l'unica strada che c'era.

Tutti si fermano sul apparenza.....assassina di merda, perché loro non hanno visto la merda vera non hanno visto la loro migliore amica essere uccisa sotto i tuoi occhi non hanno visto la loro madre andarsene così da un giorno all'altro per paura di essere ammazzata da nemico del.suo stesso marito.

Ho sempre.vissuto tra giri di droga pistole soldi dolore lacrime e orgoglio.
Mio padre mi ha insegnato ad uccidere non a starmene bona.

Ed è prorpio per questo che mi ritrovo qua per l'ennesima volta in una fottuta stanza di una stazione di polizia.

Sta volta per avere ucciso a sangue freddo un fotutto maniaco  che poi si e rivelato essere un poliziotto.

"Allora Isabella io e te ormai ci conosciamo  bene, cosa hai fatto.sta volta"

Un giorno prima.del.arresto

"signurina c''è amicà sua ca' fori ca' chiedè e' di te"
"Eee" chiedo io tutta assonata "c'è amica sua.."
"nun tengo amichì"
"Glì dicò e' andarsenè?" Chiede il uomo andando verso la porta.
"N no fallà accomodàr purè into soggiorno" lui esce senza dire niente e io cerco una vestaglia da mettere sopra la pigiama, portano con me.la mia migliore amica...a pistola mia, l'unica che e sempre sta al mio fianco.

Chissà chi sarà, forse e Sara, e pure e morta e pure io ancora spero che qualcuno mi svegli dicendomi che era solo un incubo

Scendo le scale della mia villa incrociando il sguardo di uno dei uomini di papà.

Appena arrivo in soggiorno le braccia di sirena mi avvolgono in un abbraccio.

Non faccio niente alzo solo le mani in attesa che sene vadia....odio l'affetto.

Appena si decide di farmi respirare la guardo bene in faccia ""Pèrché staje piangendo"....
"Hànn pigliato Giulià isà"
"Ch è stata"
"Quèl porcòn ro' suo ragazzò"
"E o' suo uaglione nò"
"N Isa e nu' omm e' 30 annì ca' a' obbligàt a sta' cu isso sott' mincià"
"Ch mincia" lei non parla e io inizio Ad urlargli in faccia.
"Sirèn ca' minacchià"
"S sua madrè isà" getto a terra la sigaretta che avevo in mano calpestandola subito dopo prendo la pistola puntandola contro il.vetro che va in mille pezzi.

La madre di Sara  e sempre stata come una seconda madre per me.
Tutte le volte che andanvo a casa sua c'era sempre un piatto per me.
Mi a accodudita come fosse figlia sua come mai madre non a mai fatto.

E nonostante era Sara la mia migliore amica e non Giulia io devo questo a Silvia.
Non voglio ca perde na seconda figlia.

"Dimmì dove"
"Nòn o' so aro' so sul aro' abità ma dubbì ca' a nascòst a' Giulia"
"Portàm subitò a casa sua"
"Vuoì ucciderlo"
"Sirèn so io ca' cosà fa' nun servè ca' o' dicere a te"

Salgo le scale andando in camera mia cercando qualcosa da mettere.
Opto per qualcosa di comodo.
Cioè un paio di jeans e una felpa del Adidas abbinando tutto con le miei adorate air Force bianche.

Carico la mia pistola la seconda volta e scendo le scale.
"Andemo"
"Signorìn avvisò suo padrè?"
"N a isso nun ci dicerè nientè"
"E si nun a' veco ritornare"
"Nòn ave' paurà ritornèrò prima e' quantò piens"

Salgo in macchina con sirena al posto del passegero.
"Dovè staje andànd nun amma i' e' quà"
"S io aro' aggia i' aie capitò"

Lei rimane muta e mi lascia guidare fino davanti a casa di Silvia dove scendo dalla macchina sbattendo la porta.

Quanto fa male venire qui e guardare questa casa questo quartiere sono solo mille ricordi che riaffiorano.

Scaccio via quei brutti pensieri e proseguo verso la porta suonando il campanello,ma nessuno risponde.

Giro intorno alla casa per cercare la mia entrare segreta, quella della cantina.

Appena sono in cantina mi sale un senso di angoscia.....quanto mi manchi amica mia.

Carico la mia pistola e la punto davanti a me per quanto conosco sta casa il mio sesto senso mi dice che qua c'è qualcuno di troppo.

E u senso mio non sbaglia mai.

Appena salgo le scale e mi voltò a sinistra notò Salvatore u il compagno di Silvia urgli a dosso per via dei soldi.

Lui appena si accorge della mia presenza mi fissa male avanzando verso di me.

"Fermarti"
"Stai tranquilla silvia" lui avanza verso di me a passo lento fino a far incontrare j nostri occhi
"Da dove sei entrata e chi sei"
"Chi sono io lo so e basta a cosi"
"Dimmi chi cazzo sei"
"Vuoi soldi ecco qua"...
"Voglio di più"
"Vai a fanculo"
"Bene"risponde lui prendendo un coltello e mettendolo al coltello di Silvia.
"Mollala subito" chiedo io gentilmente.
"No"
"Bene"rispodondo io imitadolo e sparandogli in testa subito dopo.

Abbraccio Silvia e la porto fuori da quella casa con un solo calcio alla porta.

"Silvia so aro' giulia"
"Isabèll nun e accussì facilè comm credi"
"Nòn teng maje credùt ca' era facilè ma nun teng maje ritt ca' nun fàrò nullà"
"Isa stannè fuori"
"Ho già vistò Sarà muri' nnanze aie mie uocchi nun menè stàrò cu e' manì in manò"

La monto nei sedili posteri e parto a tutta velocità.

***** un ora dopo*****

"Volevi fotterla e figlio di puttana"

"Chì seì" chiede lui incredulo davanti alla sedia di gulia legata.
"Quèst e megliò ca' nun o' saì"
"Esc ra qui orà" mi urla lui a dosso
"Ch maleducàt ero qui ppe dartì nu' regalinò"
"D partè e' chì"
"D partè mià" rispondo subito dopo sparandogli alla testa.

Lui muore sul colpo e io ci codo, corro verso Giulia ribelandola.

Lei si butta tra le miei braccia,e mi chiedo quanti abbracci dovrò ricevere ancora oggi.

La porto fuori prima del arrivo della polizia.
Soltanto che fuori ci sta un latro uomo con un altro cortello al collo di Silvia.

Sara cerca di avvicinarsi ma io la allontano.
"Ci penso io"

"Dammì a' uagliona e te dàrò a' madrè"
"H acciro o' toje cumpagn a sanguè fridd ci mettèrò pocò a accìrere pure te"
"Provàc e a' facciò fuori" risponde lui stringendo sempre di più la presa sul suo collo
"Pèrché nun scappì nun sentì e' sirenè ra' polizia"
"Pèrché nun scappì tu" chiede lui
"Pèrché nun song na' codàrd comm tè"
"M aie stufatò" risponde lui volevo gettare Silvia nel mare non prima che gli sparo al braccio.

"Fermati" urla un uomo subito dopo che sirene si sono fermate dietro di noi.
"Mi dispiace non me.fermo" rispondo sparandogli subito dopo al testa
"Ciao chiattilo"

"La dichiaro in arresto per un furto per giri di droga legati per l'omicidio di...."
"A finito di parlare so perché sono arrestata"
"State bona" mi urla lui a dosso.
"Per l'omicidio di Daniel per quello del nostro collega Matteo e in fine per quello di quel.uomo"
"Maccòm nun si comm si chiama"
"No"
"Glièl dicò io...pezzò.d merda"
"Stàt zittà" mi dice lui spingendomi in macchina.

Il diavolo non si innamora /mare fuori//Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora