𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟞

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Quando mi sveglio e mi volto per vedere se lui è ancora a letto, vedo solo delle lenzuola nere stropicciate. Mi sento sollevata.

La luce calda del mattino raggiunge perfettamente ogni centimetro della stanza e grazie a questo la posso osservare bene.

È nera, interamente nera ed enorme, il soffitto è altissimo. Il letto, le lenzuola e le federe sono tutti color cenere. Il pavimento è lucido e nero con delle crepe bianche, deduco che sia marmo.

È molto ordinata, anche fin troppo per me.

La camera è su due piani, nel primo ci sono delle poltrone, una scrivania vuota, un tappeto, e una cabina armadio nera. Il secondo piano è separato dal primo da quattro gradini che seguono la fantasia del pavimento. Su questo piano si trova il letto, un televisore abbastanza grande e un solo comodino a sinistra del letto con sopra un abatjour.

A sinistra c'è un enorme portafinestra che mostra il meraviglioso panorama naturale. Campi, alberi spogli e un filo leggero di nebbia che dà quell'aspetto opaco a tutto il resto.

Decido di alzarmi. Quando con i piedi nudi tocco il pavimento, li ritraggo subito perché è gelido. Poggio solo la punta e percorro passi veloci fino alla porta.

Mi affaccio per vedere se c'è qualcuno dato che sono ancora in mutande, ma il silenzio regna libero nella casa, non vedo nessuno.

Esco silenziosamente dalla camera e mi dirigo verso le scale per andare nella mia stanza a mettere una tuta, anche perché sto congelando.

All'improvviso sento un senso di vuoto e mi accorgo di aver mancato uno scalino, perdo l'equilibrio e inizio a rotolare giù.

- "AHAHAHAHAHA.

Che idiota." – Si dirige verso di me e mi porge una mano per aiutarmi ad alzarmi.

Appena lo vedo spalanco gli occhi. È ancora a petto nudo, indossa solo dei pantaloni neri e le scarpe eleganti, anch'esse del medesimo colore, quasi si mimetizzano con il pavimento.

Lo guardo male, come per dirgli "mi hai appena detto che sono un idiota? Ma vuoi un pugno?!"

Schiaffeggio la sua mano e mi alzo velocemente, sporgendomi leggermente verso di lui, facendogli vedere che ce la faccio benissimo da sola.

Quando sono in piedi mi ritrovo a pochi centimetri dal suo petto, percepisco il suo calore, e come se fosse un pericolo mi allontano.

Vedo che mi guarda in modo piuttosto strano, per l'esattezza guarda il mio ventre.

- "Belle mutande comunque" - Esclama molto tranquillamente, senza in pizzico di imbarazzo.

Sento le guance bollire e non voglio nemmeno immaginare il loro colore. Indosso delle mutande rosa di seta con del pizzo sui bordi ma non capisco come faccia lui a saperlo.

- "Sono di pizzo Chantilly?"

Abbasso lo sguardo sulle mutande e mi accordo di avere la maglietta sollevata a causa della caduta di prima, prendo l'estremità della maglia, la tiro verso il basso e corro in camera mia.

Tornata in cucina, con una tuta grigia, mi siedo su uno sgabello, appoggio i gomiti sul tavolo e il viso sulle mani.

Lo osservo nell'attesa che si volti e si accorga di me.

- "Dove sono finiti tutti?" - Mi guardo attorno.

Smette di fare quello che stava facendo, le sue spalle larghe si bloccano e si gira verso di me.

- "È domenica, sono tutti a casa. La domenica si passa in famiglia" – Esclama, come se fosse ovvio.

Sposta il telefono da una mano all'altra per poi poggiarlo sul tavolo, vicino a me.

Perchè lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora