𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟟

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The sound of you di Ludvig Hall è il pezzo al pianoforte che suona Madison, se vi va ascoltatelo è davvero bellissimo e credo che aiuti a capire meglio anche il pezzo del capitolo in cui è inserito.

Esco dalla camera per andare a prendere del cibo in cucina, non mangio da ieri sera e ho un bisogno estremo di mettere qualcosa sotto i denti.

Dato che è lunedì, la casa e di nuovo colma di uomini vestiti con una divisa color cenere. La cosa non mi piace per niente, non li conosco ma percepisco già la loro antipatia. Per non parlare di come mi guardano.

Apro il frigo e la sua luce mi acceca, solo dopo qualche secondo riesco a tenere gli occhi aperti e inizio a chiedermi di che cosa ho fame dato che qui c'è l'imbarazzo della scelta.

Dopo aver mangiato una dozzina di fragole squisite e lavato i denti decido di fare un giro per la casa.

Senza farmi vedere salgo al piano di sopra, dove sembra non esserci nessuno.

Tutto il nero presente in questa casa prima o poi mi farà diventare pazza, per non parlare dell'impatto che esso ha sul tuo modo di essere, se facessero una ricerca sulla cosa scoprirebbero che vivere in una casa completamente nera ti rende uno psicopatico con manie di controllo al 99,9%.

Percorro il corridoio fino ad arrivare ad una porta mai vista prima d'ora, cerco di entrare ma ovviamente è chiusa a chiave.

Fanculo!

Su questo piano c'è la stanza di Aiden. Un brivido mi percorre, è così strano sentire il suo nome, anche se detto nella mia mente.

Oltre alla sua stanza, ce ne sono altrettante solo che sono tutte chiuse a chiave.

Più avanti vedo una portafinestra, mi avvicino sperando che sia aperta e ringrazio il cielo quando con una leggera spinta inizia a scorrere. Un vento freddo mi si abbatte contro con forza facendo svolazzare i miei capelli. Sporgo il mio corpo oltre il muretto che definisce le pareti di questo balcone e cerco di capire quanti metri mi separano da terra. Saranno dieci metri? Nonono, sembrano molti di più saranno tipo venti? Se mi buttassi da venti metri di altezza, arriverei per terra con qualcosa di rotto? Molto probabilmente direi, dato che sotto ci sono dei sassi.

Mi guardo attorno, cerco qualcosa a cui legare una specie di corda per potermi calare giù senza morire, possibilmente.

Quando mi riaffaccio, mi accorgo di un'altra complicazione: anche se riuscissi a scendere, dovrei poi riuscire a scavalcare il muro del giardino per essere definitivamente fuori di qui.

Sembra tutto così impossibile!

Ritorno dentro prima che qualcuno mi veda qui e richiudo la finestra silenziosamente.

Sembra stia andando tutto bene fino a quando non sento ringhiare.

Mi giro molto lentamente.

Spalanco gli occhi quando me lo ritrovo a qualche metro di distanza.

Lo riconosco dal color nero e dalle orecchie particolarmente a punta.

Un dobermann particolarmente incazzato con la sottoscritta è pronto a saltare sulla preda.

Il suo ringhiare mi trasmette molto timore, si vedono perfettamente i denti affilati e bianchi. Il suo muso è cosparso di pieghe della pelle a causa dell'espressione e questo lo rende ancora più spaventoso, per non parlare degli occhi, diventati piccoli piccoli.

Le zampe del cane sono inclinate e spostano il suo peso all'indietro, per poi scattare ancora più veloce verso di me.

Ormai mi ha puntata non c'è niente che io possa fare.

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