Il fresco della sera e l'intenso odore di fiori mi svegliò dal sonno, non sapevo in quale momento mi ero addormentata, ricordavo solo la lettera, le parole della mia amica che mi avevano fatto piangere fino a crollare per lo sfinimento. Mi alzai sulle braccia e mi misi a sedere, mi guardai attorno un po' spaesata, non ero dove dovevo essere o dove mi aspettavo di essere, e non avevo idea di come ci ero arrivata in questo luogo che non aveva nulla di familiare, ero certa di non esserci mai stata. Ero in un prato con l'erba non troppo alta, di un verde quasi surreale, da esso spiccavano più fiori di quelli che c'erano in tutti i fiorai di Bluffton, sembravano margherite, non me ne intendevo molto di piante ma erano piccole e di diversi colori, ed erano anch'essi luminescenti, avevano un profumo buonissimo che avevo già sentito prima. Dov'ero? Ma soprattutto perché non mi sentivo agitata come avrei dovuto essere in una situazione del genere? Forse la bellezza di questo posto influiva sul mio giudizio. Mi alzai in piedi ripulendo con le mani il vestito, indossavo una camicia da notte color verde pastello, il mio colore preferito, che sapevo non mi apparteneva, era magnifica. Il cielo era anch'esso stupendo, così bello lo avevo visto solo in "How the universe works", sembrava visto da un telescopio, c'erano così tante stelle e non c'erano luci artificiali a oscurare il loro splendore.
Non c'era nessuna casa, palazzo, strada o parco, c'era solo questa distesa d'erba che collideva con un bosco che intravedevo in lontananza. Ero attratta da quegli alberi come gli uomini dai canti delle sirene, era là che dovevo andare, mi avviai a passo tranquillo, era così bello passeggiare a piedi nudi sull'erba bagnata dalla rugiada che non avevo fretta di arrivare a destinazione.
Mi addentrai nel bosco e dopo qualche minuto arrivai ai margini di una radura, sembrava più un giardino per quanto era perfetta, illuminato da lampade che avevano un aria molto antica, e le lucciole che svolazzavano rendevano il paesaggio magico.
I miei occhi furono calamitati da una figura femminile che sedeva poco lontano su una panchina. Mi avvicinai e scorsi i capelli, i suoi capelli, così familiari, lunghi e di quel bel colore caramello. Non poteva essere lei, lei era... se n'era andata.
Girò la testa di lato per guardarmi da sopra la spalla, mi sorrise, vista così, in quest'ambiente, sembrava una dea, era ancora più bella di quanto ricordassi e molto più di quanto lei stessa era consapevole.
<<Ti sei presa il tuo tempo vedo!>> disse con la sua voce melodiosa intrisa di divertimento.
<<Ani!>> risposi io, la mia voce era rotta dalla commozione <<Com'è possibile?>>
<<Qui tutto è possibile, ti piace questo luogo?>> io annuii, riuscivo a fare solo quello, avevo perso l'uso della parola <<Ti avevo detto che ci saremmo riviste...>>
<<In sogno.>> completai la frase per lei, quella che mi aveva scritto nella lettera.
<<Vieni, siediti qui.>> batté il palmo della mano sulla panchina in pietra dov'era seduta, io presi posto con circospezione, ora sapevo che era un sogno, ma avevo paura che svanisse da un momento all'altro.
<<E dai cambia quella faccia! E ti prego per piacere parla, mi stai spaventando, se avessi saputo che bastava questo per farti tacere, sarei morta prima.>> la spinsi giocosamente, era una pessima battuta.
<<Non ti permettere più di dire cose del genere, scema.>> l'abbracciai di slancio e lei mi strinse a sé, sembrava così vero! <<Non non dovevi morire, dovevi essere con me a progettare un futuro, no, non è giusto.>> sentivo il calore delle sue braccia che mi circondavano e il suo profumo di fiori, aveva lo stesso odore del bellissimo campo di fiori che ci circondava, ecco dove lo avevo già sentito.

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The Last Beat
FantasyAbbie è una ragazza dal carattere gioviale, che dentro di sé nasconde una grande tristezza. La perdita della sua migliore amica l'ha segnata nel profondo e la scomparsa di Tom il ragazzo per il quale iniziava a provare dei sentimenti molto forti no...