Continuò a blaterare per un buon quarto d'ora sui vantaggi di questo corso, del fantastico percorso accademico che avrei potuto fare con le mie potenzialità e il mio talento, ovviamente erano parole sue, io non ero per niente convinta che qualche storia scritta alla rinfusa sulle pagine dei miei quaderni di scuola, mentre ero annoiata a lezione di storia, contassero come talento. La vedevo vagare per la cucina mentre continuava a sognare e non ce la feci più a rimanere seduta, l'aspettativa era tangibile, vedeva quest'occasione come una rinascita, la mia. Mi alzai e mentre uscivo a passo svelto dalla cucina le dissi:
<<Ci vediamo dopo.>> varcai la soglia di casa, e mi chiusi la porta alle spalle e addossandomi ad essa.
Ero estenuata dalla conversazione che per certi versi era stata assurda, mia madre era un uragano in senso buono ma anche in negativo, era sfiancante averci a che fare. Sapevo che quello che stava facendo era solo per il mio bene, ma non gradivo questa intromissione, ero sempre stata molto indipendente, mi piaceva pensare che solo io potevo decidere quale direzione doveva prendere la mia vita e anche quale non doveva assolutamente prendere.
Mi serviva aria, ma una volta fuori la sensazione non migliorò, non sapevo dove andare, a un tratto una città che mi era sembrata a dimensione d'uomo mi parve enorme e allo stesso tempo vuota, mi sentivo spaesata, tutto era cambiato, se pensavo al negozio i miei piedi non volevano saperne di muoversi, il parco di fronte mi ricordava Tom e i bellissimi momenti passati insieme a chiacchierare, scherzare, flirtare, mi mancava anche lui, definitivamente non ero pronta a ricominciare. David aveva ormai voltato pagina e quindi non me la sentivo di trascinarlo con me nelle mie tristezze e nelle mie paranoie. La solitudine era uno stato in cui non mi ci ero mai trovata, era una malattia che ora sentivo farsi spazio nel mio corpo e non sapevo come farla andare via.
Presi la macchina, una vecchia Fiat che di sicuro aveva visto tempi migliorie e partii per una meta sconosciuta, inseguendo quel po' di serenità di cui avevo assolutamente bisogno. Non volevo pensare a niente, volevo guidare e basta, accesi la radio e alzai il volume, adoravo la canzone che stavano trasmettendo, "Everybody knows"di Sigrid:
Everybody knows that the dice are loaded (tutti sanno che i dadi sono tratti)
Everybody rolls with their fingers crossed (tutti li tirano con le loro dita incrociate)
Everybody knows the war is over (tutti sanno che la guerra è finita)
Everybody knows the good guys lost (tutti sanno che i bravi ragazzi hanno perso)
Everybody knows the fight was fixed (tutti sanno che la lotta era decisa)
The poor stay poor, the rich get rich (i poveri restano poveri e i ricchi si arricchiscono)
That's how it goes (ecco come va)
Everybody knows. (tutti sanno.)
Presi la 8th Ave. per poi immettermi nella Red Cedar St, un susseguirsi di strade conosciute, transitate mille volte, finché il paesaggio lasciò il posto all'ignoto e quando mi sembrò di essere abbastanza lontano da riuscire a respirare, accostai in uno spiazzale e scesi dalla macchina, attorno a me c'erano solo alberi. Camminai e poco più avanti vidi un parco, ero certa che non ci venisse nessuno da anni per lo stato di degrado in cui versava, era stato abbandonato alla sua sorte e ovviamente la natura aveva preso il sopravvento. Mi sedetti su una delle vecchie panchine, alzai le gambe e mi abbracciai le ginocchia, era diventato tutto così difficile!
Tirai fuori il cellulare dalla tasca e mi permisi un'ultima debolezza, composi il suo numero, due squilli e partì la segreteria, era lo stesso ogni volta, dovevo rassegnarmi, neanche lui sarebbe tornato, Tom era stato molto chiaro su questo non potevo lamentarmi, non aveva lasciato neanche la minima speranza in piedi.

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The Last Beat
FantasyAbbie è una ragazza dal carattere gioviale, che dentro di sé nasconde una grande tristezza. La perdita della sua migliore amica l'ha segnata nel profondo e la scomparsa di Tom il ragazzo per il quale iniziava a provare dei sentimenti molto forti no...