Jimin's pov
Jimin era seduto fuori dalla camera d'ospedale dove sua mamma era rimasta fino al giorno prima, non poteva credere di aver perso sua madre, l'unica persona che gli era sempre rimasta accanto nei momenti del bisogno.
Erano sempre stati lui e la sua mamma, il padre li aveva abbandonati appena lui era nato, senza riconoscere il figlio ufficialmente.
Avevano vissuto bene nonostante non avessero esattamente una quantità esorbitante di soldi, ma abbastanza per avere una casa, portare il cibo in tavola e permettersi qualche vacanza fuori città ogni tanto.
Ma ora, era rimasto solo.
Era ancora minorenne per la legge Coreana, aveva vent'anni, ed erano stati già messi in moto gli assistenti sociali per trovargli una famiglia affidataria, se tutto fosse andato bene avrebbero potuto adottarlo.
Lui avrebbe voluto solamente avere sua madre indietro, ma aveva dovuto fare i conti con la realtà.
Per fortuna, ad avergli fatto compagnia nel dolore c'erano state le canzoni del suo artista preferito."Park Jimin?" Un'infermiera molto gentile lo raggiunse, parlando in lingua dei segni. "Come stai?"
Lui abbassò lo sguardo. "Beh... penso si possa immaginare."
La donna si sedette accanto a lui. "Con i servizi sociali abbiamo trovato una famiglia affidataria per te, ti va di conoscerli?"
Il ragazzo annuì.
Venne scortato in una saletta della struttura, con sè aveva solo uno zainetto. Davanti a lui vi erano una donna dai capelli scuri ed un ragazzo che indossava una mascherina e un bucket hat, non gli si vedeva il volto.
"Ciao!" Salutò il giovane, sembrava gentile.
Jimin sorrise, non parlava quindi si limitò a salutare con la mano.
"Jimin è muto, ma vi può sentire. Io uso la lingua dei segni con lui per comunicare, voi la conoscete?" Domandò l'infermiera, rivolta al ragazzo e alla signora.
"No, sono una cantante, non mi è mai passato per la mente di non usare la voce. Ma vedremo di adattarci per comunicare."
Firmarono alcuni fogli, e poi accompagnarono Jimin fino alla macchina assieme alla sua valigia con le poche cose che aveva recuperato da casa.La macchina era enorme, nera e aveva addirittura l'autista, si sentiva estremamente sotto pressione.
"Vieni caro, entra. Tesoro, mostra a Jimin dove può sedersi." Lo invitò la donna, andando a sedersi davanti perchè a detta sua soffriva il mal d'auto.
"Vieni, possiamo metterci qui." Il giovane ragazzo dal cappello nero lo fece accomodare su uno dei sedili.
Jimin annuì, ringraziando con la lingu dei segni.
"Questo significa grazie, vero? Lo avevo visto alla TV..."
Il biondino sorrise e annuì, era giusto.
"Puoi scrivermi qualcosa su di te?"
Jimin prese il cellulare, e digitò.
La voce assomigliava a quella di una persona che adorava, ma non poteva essere lui, e poi la maschera la cammuffava un po'.Mi chiamo Jimin, come avrai capito.
Ho vent'anni, quindi in teoria per la legge coreana sono ancora minorenne.
Mia madre... è morta ieri, e sono rimasto solo al mondo. Non ho parenti che possano prendersi cura di me.
Mi dispiace non poter parlare, posso sapere qualcosa di te?"Oh... cavolo, dovrei usare lo hyung allora! Perdonami, pensavo avessimo la stessa età, mi dispiace per la tua mamma." Si scusò il misterioso ragazzo. "Puoi chiamarmi Kookie."
Jimin era curioso. Kookie?
Il giovane annuì. "Sì, va bene così."
Non hai un nome?
Il ragazzo rise. "Certo, però... ecco, non so cosa potresti pensare, hyung."
Che fosse... no, non era possibile.
Non giudico le persone dai nomi, non ti ho nemmeno visto in faccia
Il cosiddetto Kookie annuì, sospirando. "Puoi aspettare di arrivare a casa? Prometto di non essere un pazzo psicopatico omicida."
Va bene, Kookie. Posso dormire un po'?
"Dormi, hyung, la strada è lunga."Si addormentò quasi subito, dopo che il ragazzo gli ebbe offerto la sua spalla come cuscino.
Si era sentito molto in imbarazzo, non lo conosceva, ma aveva deciso di fidarsi. Se i dottori lo avevano affidato a loro però doveva esserci un motivo, quindi si era calmato immediatamente e si era rilassato riuscendo ad addormentarsi abbastanza presto.
"Jimin, hey, siamo arrivati." Lo chiamò il ragazzo, svegliandolo dal suo sonno stranamente senza alcun incubo.
Annuì, scendendo e trovandosi davanti ad una bella casa con i mattoni a vista.
Andarono verso il baule dove potè prendere la sua valigia, poi venne scortato all'interno di quella grande abitazione.
Prima dell'entrata c'era un bel giardino, ne respirò a pieni polmoni il profumo dato dai fiori, a sua madre sarebbero piaciuti... soprattutto le rose, erano le sue preferite, in particolare quelle gialle. Secondo il linguaggio dei fiori, le rose gialle erano sinonimo di invidia, ma a sua madre ricordavano il colore del sole e le associava sempre alla felicità.Il padrone di casa lo accompagnò davanti alla porta, invitandolo ad entrare con un sorriso.
Dopo aver attraversato l'enorme salotto e percorso un corridoio a suo parere infinito, arrivò davanti ad una porta molto simile alle tante altre che aveva visto, dove Kookie gli fece segno di entrare.
"Spero tanto che la stanza ti possa piacere. Se non è di tuo gradimento posso chiedere a mia mamma di cambiare i mobili o il colore delle pareti..."
Jimin scosse la testa: era bellissima, e molto più grande di quanto gli occorreva per una stanza dove alla fine dei conti avrebbe solo dovuto dormire e passare un po' di tempo durante la giornata.
Una delle pareti era dipinta di arancione, non di un arancione fastidioso e brillante, ma tenue e rilassante adatto ad una camera da letto. Il letto era matrimoniale, e accanto ad esso c'era un comodino di legno.
Un grande armadio prendeva parte della parete di fronte al letto, e vicino alla finestra si trovava una scrivania.
Al centro dell'armadio era stato ricavato un piccolo spazio, dove era stata installata una TV, e come ultimo oggetto di arredamento era presente una piccola libreria accanto alla scrivania.
È... è anche troppo, grazie mille.
Il ragazzo che lo ospitava sembrava contento della sua reazione. "Sono felice che ti piaccia, hyung. Mi prometti che se ti svelo la mia identità continuerai a trattarmi nello stesso modo?"
Jimin non capiva. Sei un criminale o cosa? Certo che ti tratterò allo stesso modo, non discrimino le persone.Il ragazzo si alzò il cappello e tolse la mascherina, con un sorriso gentile.
Jeon Jungkook?!
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𝐓𝐡𝐞 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜 𝐢𝐧 𝐦𝐞-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤
Fanfiction𝐉𝐮𝐧𝐠𝐤𝐨𝐨𝐤, 𝐮𝐧 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚𝐭𝐨, 𝐬𝐢 𝐫𝐢𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐚𝐝 𝐨𝐬𝐩𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐩𝐨𝐜𝐨 𝐩𝐢ù 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐝𝐢 𝐥𝐮𝐢, 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐦𝐚 𝐥𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐡𝐚 𝐚𝐛𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚...