capitolo sedici

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"Meg lei era uguale a te...intendo proprio identica"- la mia testa va in confusione. Io sarei uguale a questa Amy? Tutto ciò mi sembra surreale. 

"La prima volta che ti ho vista ero quasi...come dire...spaventata? Stessi capelli ramati, stesso sorriso, stessi tratti del viso...era tutto identico. Ho pensato immediatamente a Lou e al fatto che non poteva venire a sapere di questa cosa, ne sarebbe uscito distrutto. Ma poi tu sei andata a quella festa e lui ti ha vista. Avevo paura che questo incontro sarebbe stato fatale per lui, per colpa dell'incidente ha perso tutto ciò che aveva, ci sono voluti tanti anni per non fargli più avere incubi e attacchi di panico. Ora mi capisci vero? Non ho mai voluto fare del male a te allontanandoti da lui, ho sempre cercato di proteggerlo. Lui è il mio migliore amico Megan, non potevo lasciarlo autodistruggersi."

"Ho bisogno di aria"- ormai l'auto era ferma da un po', quindi apro la portiera e inizio a camminare. Devo di schiarirmi le idee oppure rischierò di avere una crisi e mi sono ripromessa di non piangere più. Oltrepasso casa mia e mi volto per vedere se Millie mi sta seguendo, però noto che mi sta lasciando andare. Probabilmente mi capisce. Cammino e cammino, non so dove io stia andando. I pensieri mi trafiggono la fronte e non so come fermarli. Lui mi vuole perché pensa di riavere Amy, la sua ex fidanzata morta in un incidente in moto che ha cambiato totalmente la sua vita. Cosa dovrei fare? Devo parlarne con lui o no? Probabilmente è qualcosa che non vuole sentire, soprattutto perché non è stato lui a dirmelo, quindi questa opzione è da scartare. Mi allontano? Magari starà meglio e io voglio solo che sia felice. Però sarebbe difficile non vederci più, visto che alla fine abitiamo nella stessa città e che Millie sta con mio fratello. E' una delle prime volte nella mia vita in cui non riesco ad avere tutto sotto controllo e questa cosa mi fa arrabbiare. Non posso permettermi di non essere lucida, non mi fa bene. I piedi e le gambe mi bruciano quindi mi fermo un attimo. Ho camminato così tanto? Alzo lo sguardo e mi ritrovo in un parco giochi. Mi viene un nodo alla gola. Ci andavo sempre da piccola. Mi siedo su una delle altalene, che ormai non vengono più usate da nessuno. Questo parco ormai è vecchio e tutti i bambini vanno in quelli nuovi, dove ci sono giochi più divertenti di un semplice scivolo e due altalene. Quando ci eravamo appena trasferiti qui mi ricordo che, nei momenti in cui mi mancava la mamma, venivo qui e mi sedevo su una delle due altalene a guardare il cielo e iniziavo a immaginare come sarebbe stato andare qui tutti insieme e giocare. I pensieri di una bimba di 10 anni mi sembrano così insignificanti ora. 

"Chissà che cosa avresti fatto tu mamma, saresti sicuramente riuscita a risolvere tutti i problemi in un istante"- dico ad alta voce

"Anche lei a volte si sentiva impotente sai?"- la voce di mio padre mi fa sobbalzare. Non ha fatto un singolo rumore.

"Sapevo che ti avrei trovata qui"- lui veniva sempre a cercarmi qui dopo dieci minuti dal mio arrivo. Era consapevole del fatto che avessi bisogno dei miei spazi, quindi si sedeva accanto a me e passavamo così le ore, a guardare il cielo. Si avvicina a me e si mette sull'altalena vicino alla mia. Dopo qualche minuto di silenzio prende la parola.

"Dylan me l'ha detto"

"Ti ha detto cosa?"

"Della ragazza e dell'incidente" 

"Ah"

"Sai Megan, a volte la vita è imprevedibile e va semplicemente presa così com'è. Credo che sia arrivato il momento di dirtelo, sei abbastanza grande"- quanti segreti mi sono stati tenuti nascosti per così tanto tempo? Ormai non mi sorprendo neanche più.

"Ho conosciuto tua mamma quando aveva appena 19 anni, lei frequentava ancora il liceo mentre io stavo per finire il college. Lei era la donna più bella che avessi mai visto: aveva un sorriso dolcissimo, gli occhi vispi e i suoi capelli ricci biondo-ramato. Io ero un ragazzo molto più semplice e quindi pensavo di non poter competere, ma lei mi scelse ugualmente. Dopo tre anni di fidanzamento arrivò Dylan ed io ero la persona più felice del mondo, tua madre però si stava spegnendo giorno dopo giorno. Non la vedevo più sorridere e questo mi uccideva. Pensare che avevo ridotto un angelo in quella maniera era per me una pugnalata al cuore. Quindi presi la mia decisione: un giorno andai da lei e le dissi che non doveva dipendere da me e che poteva andarsene se voleva, io l'avrei sempre accolta a braccia aperte."

"Ma papà, perché? Ti ha lasciato da solo con un bambino di nemmeno un anno e comunque tu l'avresti riaccolta?"

"Quando si ama per davvero una persona faresti di tutto per vederla felice e con me, in quel momento, lei non era felice. Quindi se ne andò. Il primo anno fu un inferno: dovevo fare moltissimi turni in più al lavoro per mantenere tuo fratello, poi però riuscì a far combaciare le due cose. La mattina andava all'asilo mentre io ero a lavorare e il pomeriggio lo passavamo insieme. Nonostante tutto però lei mi mancava e mi chiedevo dove fosse finita. Finché un giorno non si presentò davanti alla porta di casa mia in lacrime supplicandomi di tornare insieme. Io la accolsi come avevo detto ma lei continuava a dire che era stata una stupida e che non meritava così tanto. Lei era rimasta incinta Megan, per questo si sentiva in colpa."




Ciao a tutti! Ecco un nuovo capitolo! In questi giorni spero di riuscire a scrivere nonostante le mille verifiche che mi stanno fissando a scuola. Comunque spero che vi piaccia!

-A:)

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