1- Aubrey

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Erano passate tredici ore,quarantadue minuti e undici secondi da quando le porte della sala operatoria iniziarono a chiudersi, separandomi da mio padre.

Tredici ore e quarantadue minuti e dieci secondi da quando non vedevo più il suo viso angelico.
Tremavo mentre le lacrime che versavo diventarono sempre più amare.
Il mio cuore iniziò a fratumarsi in mille pezzi per la millesima volta, quella senzione inspiegabile, quello stesso timore che provavo come quando misi piede, per la prima volta nel Holy Souls.
La mia anima non avrebbe sopportato questo terribile dolore, non un'altra volta. Scossi la testa cercando di eliminare i brutti pensieri che mi tormentavano da quando arrivai di fronte all'ospedale più vicino a casa.
Quando arrivai davanti alla facciata con la scritta enorme:proto soccorso ricordai che mi bloccai lasciando che l'ansia e il terrore avessro la meglio su di me. Poco dopo cercai di contare per dieci secondi ma mi fermai al sette, abbandonai la mia buona volontà e iniziai ad urlare, correndo per le scale all'interno dell'ospedale senza una direzione precisa.
Gli infermieri ci misero poco a fermarmi, io mi agitai cercando di liberarmi, urlavo ,li pregavo di lasciarmi andare e dopo infiniti minuti esaurì le miei forze, caddi davanti loro, piangendo.

Il pensiero che non fossi lì, presente quando avvenne l'incidente mi face stare male, e mi maledicevo prendendomi il viso fra le mani.

È tutto per colpa tua...

Disse la vocina che avevo nella testa.

《 È tutta colpa mia, mia, mia,maledizione!》dissi a denti stretti battendo i pugni contro la porta del bagno di fianco.

Se non fossi scappata dopo quella litigata non sarebbe salito in quella fottutissima macchina per venirmi a cercare nel bel mezzo della notte.
Non potevo permettermi di perdere mio padre,non me lo sarei perdonata.

Mai, mi sarei odiata per l'eternità.

Mi sarei portata un peso sul cuore per tutta la vita se l'avessi perso, era una delle poche cose belle che mi ha avesse regalato la vita.

I pianti di Smith,mio fratellino di sette anni ,attirarono la mia attenzione, mi girai e lo vidi seduto sulla panca con la testa abbassata e i capelli che li coprivano il viso ,mi avvicinai e mi chinai davanti a lui:aveva i jeans strappati e la maglietta degli avrengers fradici d'acqua.

Quando seppi dell'incidente ero appena tornata a casa passando per il portico, così che nessuno mi vedesse.
Salì per le scale e aprì la porta della stanza di Smith, lo vidi tenere il telfono cordless di casa con le mani che li tremavano.
Aveva le lacrime agli occhi e il giubbotto messo al contrario, come se dovesse andare fuori di casa, di corsa.
Si alzò e si mise le prime scarpe che li furono davanti.

Mi guardò con un espressione lacrimevole.
Mi disse solo un'unica frase《Papà sta smettendo di respirare》mi si gelò il sangue.
Era serio.
Smith non mentiva mai.
Non piangeva mai, neanche per le cose futili.
E questo fatto mi preoccupò maggiormente.
Lo presi in braccio e uscì fuori di corsa, ci buttamo il macchina scordandoci le cinture di sicurezza.
In quel momento non ci importava di nulla. Assolutamente nulla.

《Ehy...tranquillo,andrà tutto bene》volevo credere alle mie parole, alle parole che uscivano dalla mia bocca, volevo che sarebbe andata così e lo speravo con tutto il mio cuore ma una parte di me negava che sarebbe andata come volevo.

Appoggiò la testa sulla mia spalla e io lo abbracciai accarezzandogli quei capelli neri carbone mentre lui scoppiava in lacrime sulla mia spalla.

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