2 - Aubrey

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Non sentivo più nulla se non quel senso di colpa che mi squarciava il petto,secondo per secondo da quando avevo lasciato l'ospedale.

Il rumore della pioggia che batteva sul parabrezza mi accompagnava verso il nulla,guidavo senza meta con la speranza di alleggerire il dispiacere.

Mi era sempre piaciuta la pioggia,mi faceva sentire al sicuro e lo so che potrebbe sembrare strano e so anche che normalmente le persone si confortano in un abbraccio dato da un genitore o da un abbraccio da parte di un fratello o un amico ma per me non era abbastanza. Smith era l'unica cosa che mi permetteva di galleggiare in quel momento,quel suo sorriso dolce e puro mi dava la forza di stare a galla.

Avevo passato tutta la mia infanzia in un orfanotrofio; senza genitori e senza amici e ormai non davo più importanza a certi gesti, non da quando mi avevano strappato dalle braccia di mia madre,non Jenna,ma mia madre,la mia vera madre.

Quando avevo gli attacchi di panico stringevo con forza il parapetto della finestra e urlavo il suo nome, urlavo fino a sgolarmi ed era così che scaricavo la mia rabbia,il mio dolore e ogni cosa che alimentasse le mie pene.

Parcheggiai e misi la fronte contro il finestrino della mia macchina lasciandomi andare tra i singhiozzi e le lacrime,avevo perso mio padre ed era tutta colpa mia,lui era l'unica cosa bella insieme a Smith sotto a quel tetto che ormai chiamavo casa.

Era l'unico che mi voleva, mia madre adottiva mi odiava e non solo perché ho causato la morte di suo marito, non mi aveva mai voluta ,ed io l'avevo capito sin dal primo istante ,dal primo giorno in cui avevo incrociato il suo sguardo.

~ ~ ~

Quegli occhi di ghiaccio esprimevano delusione e disprezzo al tempo stesso mentre spostava lo sguardo da Liam,mio padre adottivo a me. Seguiva con lo sguardo ogni movimento che faceva, anche quando mi posava sul sedile posteriore della sua Range Rover. Liam fece un sorriso a trentadue denti e quando notai che aveva dei ciuffi biondi che sbucano dal cappello di lana feci una risatina sistemandomi sul seggiolino,emozionata. Dopo avermi allaciato la cintura di sicurezza mi accarezzò la guancia con dolcezza.

Nessuno l'aveva mai fatto prima d'ora, ma dopo qualche secondo si mise a ridacchiare vedendomi arrossire e abbassare lo sguardo.

Io avevo ricambiato il sorriso perché speravo di poter ricominciare da capo e non soffrire più, finalmente avevo incontrato una persona capace di volermi bene e speravo con tutte le mie forze che sarebbe andata così,non volevo altre delusioni.

Stringevo il mio pupazzo Aiden al petto mentre spostavo lo sguardo verso il finestrino e Jenna, mia madre adottiva, mi fissava con occhi infastiditi e le braccia incrociate al petto e quando mio padre aveva chiuso la portiera rimasi solo io all'interno di quella lussuosa macchina, mentre Jenna scese dalla macchina e andò vicino al marito.

Ricordo che avevano parlato a lungo e potevo sentire lei strillare poi istanti dopo mentre diede la mano a mia sorella :Ginger e dal suo viso si poteva notare che aveva paura,era terrorizzata ma poi Jenna si chinò e si mise una mano nella tasca del cappotto di pelle e tirò fuori una caramella poi glielo mise sul palmo della mano .
Ginger osservò per bene quella caramella come fosse qualcosa di totalmente estraneo.
-.-.-

Perché si...noi non conoscevamo questo tipo di cose: come le caramelle e dolcetti vari...al Saint jesuè non esistevano queste cose ,esistevano solo piatti insapore e se ti comportavi male e ti rifiutavi di mangiare ti portavano nella camera oscura e non ti facevano mangiare per tutto il giorno...
.

-.-.
E avete presente quando un bambino vince alla giostra? Quella era l'espressione di Ginger quando assaporò quella cosa estranea per la prima volta,iniziò a saltellare e sorridere, emozionata.

Era così felice...per così poco?quanto doveva essere buona quella cosa per renderla così? Crescere in quel luogo non era affatto facile.

Poi c'ero io che volevo essere come tutti gli altri bambini,ma per avere sette anni avevo sofferto troppo e avevo vissuto troppo poco ma tanto da riconoscere uno sorriso finto da uno vero perchè la dirigente venne da noi chiudendosi il portone dietro e con un sorriso stampato sul volto si avvicinò alla mia nuova famiglia e quando mi vide abbracciare il mio migliore amico,il mio pupazzo; si avvicinò verso di me aprendo la portiera dell'auto cercando di strapparmi Aiden dalle braccia,iniziai ad urlare ma mio padre arrivò e scacciò la donna prendendola per il braccio allonatanandola da me《Chi gli ha dato il permesso di entrare nella mia auto!?》disse con sguardo pieno di rabbia. Lei sgranò gli occhi prima di distogliere lo sguardo dal mio pupazzo 《signore...il pupazzo apparteneva ad un bambino deceduto circa due anni fa e penso che sua...ormai figlia l'abbia preso dalla soffitta ed è vietato severamente entrarci o attingere qualsiasi cosa da lì, e se il mio superiore lo venisse a sapere perderei il lavoro!》.

In quel momento mi misi a piangere e strinsi di più il mio Aiden《io non l'ho rubato!l'ho trovato davanti alla porta della mia stanza!》il mio cuore batteva all'impazzata,non potevo perdere l'unica cosa che mi proteggeva dai fantasmi durante le notti in cui avevo paura o quando avevo il terrore dei fulmini. Aiden era sempre lì: tra le mie braccia e stringerlo al petto era l'unica cosa che mi dava sollievo.

~ ~ ~

Alzai la testa dal volante e aprì lo sportello della macchina ,mi incamminati verso il bosco con le gambe tremanti,non capivo se fosse per il freddo o per altro .

L'unico suono che sentivo era quello delle foglie che scricchiolavanano e i rametti che si spezzavano sotto alle suole dei miei stivali ,feci un sospiro di sollievo, perché ero sollevata dal non sentire le urla di Janna e le voci dei dottori che cercavano di consolarla.

Avevo il viso arrossito e le gocce della pioggia si univano alle mie lacrime e i miei vestiti erano ormai fradici quando arrivai ad un ruscello circondato da alberi e cespugli.
Non ci ero mai venuta da sola perché solitamente ci venivo con Smith e nuotavamo fino a stancarci,amavo il suo sorriso,le sue risate...mi piaceva renderlo felice,mi alleggeriva il cuore quel bambino, cercai di sorridere.

Il telefono squillo dalla mia tasca posteriore e lessi sul display il nome di Janna.
Dannazione.
Cercai rispondere prima che il telefono si spegnesse del tutto,premetti più volte sul tasto di spegnimento ma non funzionava.

Morto.

Imprecai prima di lanciarlo con rabbia nel lago ,la giornata non poteva andare peggio di così...

Mi passai le mani fra i capelli e respirai a pieni polmoni senza buttare fuori l'aria ,non avevo idea di cosa fare,non per il telefono ma per tutta questa situazione. La pioggia iniziò a cessare e io ero bagnata fino ai piedi.

Sentì uno scricchiolio provenire dal bosco e io mi voltai di scatto《c'è qualcuno ?》mi asciugai le lacrime con la maglietta bagnata e mi diressi verso il quello strano rumore ,poi mi fermai di scatto, poteva essere un orso o qualche altro animale selvatico pensai. Il cuore stava per esplodermi nel petto ,provavo troppe emozioni messe insieme ed era troppo,troppo per me.

Le mani mi iniziarono a tremare e le gambe cedettero per il tremore ed iniziai a vedere sfocato e prima di perdere i sensi notai il sangue che stava scorrendo dal mio braccio e da lì capì che probabilmente sarei morta.

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