Cap.84 - Aria di famiglia

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Avevo capito perfettamente dove volesse andare a parare Antonella e per quanto fosse stata crudele quell'ultima affermazione sapevo che aveva immensamente ragione.

Non potevo più continuare a scappare da quella casa come se non ci avessi mai vissuto. Durante il mio flusso di pensieri portai me e il mio ragazzo sul suo letto con il netflix acceso.

Fuori ormai aveva cominciato a piovere ma fortunatamente non tuonava, c'era solo il rilassante e ritmato suono della pioggia a metter quiete.

Aspettai che lele cadesse nel sonno più profondo per poi togliergli il pc da sopra le gambe e rimboccargli le coperte.
Si, a Milano nel preparare la nostra valigia mi ero promesso di non allontanarmi mai, in assolutamente nessun caso da lui ma ci avevo pensato e questa era una cosa che dovevo fare da solo.

Presi il mio telefono e gli scrissi un messaggio da lasciargli tra le notifiche nella home, riappoggiai il telefono sul comodino di fianco al suo e dopo aver infilato mi diressi all'ingresso.

Bae
Sto bene non serve che mi cerchi, ma questa è una cosa che devo affrontare da solo, ti amo

Non ero sicuro di quando avrebbe letto quel messaggio. Magari la mattina dopo appena sveglio, preso dal panico per non avermi trovato nel letto. Magari più tardi si sarebbe messo a tuonare e si sarebbe svegliato di colpo a cercarmi per casa tutto tremante di paura. Oppure nulla di questo sarebbe successo e si sarebbe svegliato nel cuore della notte per il semplice motivo che non avrebbe avuto il mio corpo da stritolare durante la notte come se fossi un peluche.
Lui sosteneva fermamente di non sembrare affatto un bambino, ma infondo un po' lo era.

Arrivai al vialetto della mia vecchia casa e mi trovai come in un film a rivedermi in ogni angolo di quel giardino mentre giocavo, correvo, saltavo o mi lamentavo per una sbucciatura sul ginocchio, da bambino.
Intravidi una luce, dalla finestra della camera di mia sorella. Era ancora sveglia.

Non appena fui davanti alla porta d'ingresso il magone mi prese la gola, feci un respiro davvero molto profondo e portai lentamente una mano tremolante al tasto del campanello.

Erano si e no le dieci o undici di sera e forse non era stata la cosa giusta arrivare lì a quell'ora tarda e attaccarsi al campanello come se fossero le tre di pomeriggio. Mi sembrava di violare la privacy di una casa che non conoscevo. O forse era proprio il conoscerla come le mie tasche a provocarmi quella sensazione di momento e posto sbagliato.

Potevo sentire in sottofondo al di là della porta il suono della Tv accesa su qualche programma da anziana signora, quei programmi che solo una mente distorta come quella di mia sorella minore avrebbe potuto apprezzare.
Di fatti quando mi feci coraggio e suonai il campanello sentii la sua voce borbottare qualche imprecazione e poi dalla porta la vidi sbucare: nascosta in un mio vecchio pigiama e avvolta in una coperta di pile con i capelli legati alla meno peggio e struccata.
Semplicemente la mia sorellina..

B: CLARY! Stai fermo lì non ti muovere.

Si allontanò dalla porta rintanandosi alla fine delle scale che portavano al piano di sopra e continuò ad urlare facendomi spuntare un inevitabile sorriso sulla faccia, che però tentai di nascondere per reprimere l'emozione.

B: CLARISSA VIENI GIÙ IMMEDIATAMENTE!

C: Arrivo arrivo, che vuoi rompiballe?

B: C'è un tizio che assomiglia ad Edo sulla porta, secondo me è la stanchezza che mi gioca brutti scherzi, guardaci un po' tu

C: Tu sei tutta scema non smetterò mai di ripeterlo

Bere emise un verso di contrarietà mentre entrambe si riavvicinarono alla porta.
Non appena le sentii vicine sbucai da dove mi ero nascosto di fianco alla porta prendendole di sorpresa.

T: Che c'è non mi riconoscete più?

Da quel momento successe un casino.
Berenice mi saltatò addosso e cademmo entrambi, clarissa la tirò via e si mise lei al suo posto ad abbracciami per terra, ci rialzammo e e loro si intrufolarono tra le mie braccia provando a farneticare qualcosa tra le lacrime ma dalle loro bocce provenivano solo schiamazzi incomprensibili. E poi c'ero io, che trattenevo le lacrime, dovute un po' alla situazione e un po' al posto.

E poi c'era mia madre.. seduta infondo al corridoio con le gambe al petto e le mani a coprirgli la faccia. Quasi non la riconoscevo.

T: Mamma...

Si alzò in piedi e si ricompose venendo verso di me con il sorriso dipinto e gli occhi lucidi.

S: Ma cosa ci fate lì forza che entra il freddo e poi vi lamentate che vi ammalate

Ci redarguì scherzosamente.

B: Mamma.. mamma Edo...

S: Si Bere l'ho visto il mio bambino, si che l'ho visto

Aprì le braccia ed io mi liberai velocemente della stretta delle mie sorelle per buttarmi tra le sue braccia e nascondere il viso nell'incavo del suo collo.

Portammo tutta quell'emozione in salotto dove seduti sul divano ci aggiornammo dei fatti più disparati accaduti durante tutto quel tempo.
Sebbene qualcosa mi avesse anticipato Clari mesi prima, sentire quelle cose dette dalla voce dolce di mia madre o da quella squillante di mia sorella minore mi faceva decisamente un effetto ben diverso.

Non mi ero stupito affatto della pacatezza che aveva mantenuto mia mamma, era sempre stata una persona molto tranquilla e razionale.
Anche davanti a situazione come quella che stavamo vivendo lei riusciva a trasformare tutto il grigio in colori tenui che infondono calma e ti fanno chiedere se davvero occorresse tutta quell'ansia che fino a poco prima ti attanagliava la gola.

C: E come va col ragazzo?

Ed ecco qua il momento in cui clarissa tira fuori le sue supposizioni purtroppo giuste.

S: Hai un ragazzo? Davvero? Sta qui a Roma? Devi portarlo qui e farcelo conoscere. Com'è? Alto, basso, magro, in carne, muscoloso? È bello? Devi farmelo conoscere perché devo farci un bel discorsetto!

Si ok c'erano delle volte in cui perdeva totalmente le staffe ma non mi sento di biasimarla per questo.

T: Mamma con calma, una domanda alla volta

S: Hai un ragazzo?

T: Si... si chiama Lele ha 20 anni è come me un influencer e adesso è a casa sua qui a Roma dove ero anch'io prima, lui voleva accompagnarmi ma questa era decisamente una cosa da fare da solo quindi l'ho lasciato nel letto da solo, non ho nemmeno portato il cellulare e probabilmente si sarà già svegliato per cercarmi tutto impanicato. È una specie di bambino cresciuto, un panda bisognoso di coccole e nel primo periodo questo è stato difficile da conciliare con la mia reazione impulsiva ma lui mi ha in un certo senso "guarito", è dolce, isterico, un po' maniaco del controllo, estremamente sexy ed estremamente bello. Non mi ha mai lasciato solo nonostante i casini che ho combinato nel tempo e adesso,tra pochi giorni, festeggeremo 10 mesi

B: Lo ami vero?

T: Lo amo tantissimo, è la mia vita

S: Si vede tesoro, si vede. Tienitelo stretto mi raccomando. Adesso a letto pesti! Marciare, che sono già le 2 e poi voi non vi svegliate più domani mattina!

B: Tanc, dormi con me?

E no non fu affatto facile convincere mamma, lei mi voleva con se, bere mi voleva con se, clary mi voleva con se ed io volevo tutte e tre, mi erano mancate così tanto..

Alla fine ci mettemmo tutti insieme sul letto matrimoniale di mamma.
Io con la testa poggiata sul petto di mamma al centro, Berenice che mi abbracciava da dietro e clarissa che abbracciava mamma da dietro tenendo la mia mano.

Dio, che sensazione di casa!

~Spazio mio~
Numero parole : 1280🔏

Il finale è venuto una m3rd4 ma facciamo finta di nulla.

Spero di avervi trasmesso almeno un minimo le emozioni giuste dato non sono mai stata brava a farlo.

~Fifi🖤

Solo me, Solo noi ~  Tankele🔥🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora