CAPITOLO 4

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《 Mia cara Steph;
Non ho alcun diritto di scriverti, averti abbandonata è stata una delle scelte più difficili che abbia fatto in vita mia.
Andare via da quella casa, mi era sembrato l’unica soluzione per andare finalmente avanti. Non riuscivo a guardare nostra madre negli occhi, leggevo il suo odio nel vedere che fossi viva e vegeta. Nostro padre preferiva giocare d’azzardo piuttosto che prendersi cura di noi. Le sue bambine. Ogni volta che vedevo te, con la gonna in tulle e la bacchetta da fata tra le mani, avevo una morsa nello stomaco. Somigliavi così tanto a Micheal. Telefonarti il giorno del tuo compleanno mi sembrava un modo per risolvere la situazione, ma ovviamente ho solo peggiorato le cose. Ho avuto una gravidanza indesiderata, non avevo soldi e il mio ragazzo era un tossicodipendente. Volevo liberarmi del bambino, ma più i mesi passavano e più quel bambino conquistava tutto il mio amore.
Dovevo provvedere a lui, per dargli una vita dignitosa. Così ho cominciato a lavorare in un diner in periferia a Los Angeles. C’erano molti adolescenti, li guardavo gustare i loro frappè e sorridere come nelle serie. Mentre io mi ritrovavo a fare turni extra e portare Jaxon con me. Non è stato semplice. Non è una giustificazione, ma davvero non potevo prendermi cura di un figlio e di te contemporaneamente. Ho vissuto in un alloggio popolare per quattro anni. Nel condominio conobbi quello che sarebbe stato il mio futuro marito, Robert Grant. Oh Stephanie, non potevo credere ai miei occhi. Robert era bellissimo, sembrava un principe azzurro. Faceva volontariato per le persone più povere e offriva servizio a tempo pieno come babysitter. Finalmente avrei avuto qualcuno che si sarebbe occupato di Jaxon , senza che lasciassi il lavoro. Robert si intratteneva spesso nel mio appartamento, delle volte per i miei turni a lavoro e altre volte perché parlavamo per ore. Alla fine ci siamo innamorati, il fidanzamento è stato veloce e poco dopo siamo convolati a nozze. Abbiamo due figli, gemelli. Un maschio e una femmina.
Puoi crederci? Quando ho scoperto di aspettarli, mi è sembrato un chiaro segno del destino. Si chiamano Stephanie Marie e Micheal Andrea Grant.
Mio marito Rob, ha ricevuto un incarico nei pressi di Grenview Country, appena ti ha vista al pub ha capito subito chi fossi. Ti ha scattato una foto a tua insaputa, di profilo, con espressione corrucciata e capelli legati nei lati. La copia di Micheal. Ero così felice di averti ritrovata, Rob voleva parlarti ma proprio in quel momento hai cominciato a prendere a pugni lo sceriffo.
Ho riso per un’ora quando mi ha raccontato tutto, sei sempre stata così audace e forte. Fin da piccola. Le ingiustizie non ti sono mai piaciute, mi sono sentita così orgogliosa di te. Anche se non ne sono in diritto. Mi manchi tanto sorellina, ho provato a cercarti negli anni, ma senza alcun risultato. Se non fosse stato per Rob non ti avrei mai trovata. Non mi aspetto una risposta, anche se ci spero con tutto il cuore.
Vorrei lasciarti il mio indirizzo e recapito telefonico. Spero tu capisca.
Vorrei tanto che tu conoscessi i ragazzi.
Ti voglio bene.
Peggy. 》
Stephanie stringeva tra le mani la lettera di Peggy, le lacrime non smettevano di cadere dai suoi occhi. Tra un singhiozzo e l’altro aveva raccontato tutto a Bob, che fino a quel momento non l’aveva lasciata andare. Continuava a cullarla, dandole una leggera pacca sulla spalla.
Si schiarì la voce e con tono morbido e caldo, le suggerì di contattare sua sorella .
《 La famiglia definisce quel che siamo, avete sofferto ma non ciò non significa che dobbiate continuare a farlo. Tua sorella ti ha offerto un ramoscello d’ulivo.》
Stephanie avrebbe dovuto davvero accettarlo? Tutti quegli anni in cui si chiedeva perché sua sorella l’avesse abbandonata improvvisamente avevano finalmente una spiegazione. Ma Stephanie aveva troppa rabbia dentro, la sentiva nel ventre per poi risalire al petto. Il suo cuore continuava a battere all’impazzata.
Si alzò da terra, gettando la lettera nella scatola, tirò su con il naso e con un groppo in gola, salutò Bob e si avviò. 
Per fortuna, aveva una scusa per non tornare all’appartamento da Luke, non se la sentiva di affrontare questo argomento con lui. Avevano già le loro cose in sospeso e questa cosa avrebbe solamente complicato ancora di più il loro rapporto.
Davanti all’entrata del Supermercato, cercò di darsi un contegno ed entrò.
《 Hey Steph, ti stavo aspettando. Non vedevo l’ora di terminare. 》 Jennifer era una delle sue colleghe preferite, si era mostrata subito disponibile nei suoi confronti. Aveva un sorriso contagioso e delle pozze blu al posto degli occhi.
《 Non potevo abbandonarti.》
Jennifer si tolse il camice e andò nella sala relax. Lì c’erano gli armadietti dove mettere gli effetti personali, un divano al centro della stanza .
Un distributore dell’acqua verso destra e la macchina del caffè nell’angolo a sinistra.
《 I bambini mi stanno facendo impazzire e Tom non vuole aiutarmi.》
Stephanie si avvicinò al suo armadietto, lo aprì e rispose la scatola con i suoi effetti e la lettera che l’aveva certamente destabilizzata.
《 Stephanie, so che non ci conosciamo da molto e non sono in dovere di chiedertelo… ma va tutto bene ?》 Jennifer fissava Stephanie con uno sguardo che conosceva troppo bene, compassione.
Non era un caso isolato, più volte le era capitato e sempre con persone disposte ad aiutarla per poi lasciarla senza un motivo. Per questo non aveva amici, non stringeva alcun tipo di rapporto sentimentale, a parte relazioni con uno scopo sessuale. Aveva imparato a sue spese quanto l’amore potesse far male.
I suoi genitori, Peggy, Alex e se non fosse stata abbastanza cauta, anche Lucas.
Doveva al più presto risolvere le cose con lui, doveva dirgli che questa storia non poteva andare avanti. Forse avrebbe potuto convincere il suo datore di lavoro per un aumento, così da poter affittare un monolocale lontano da lui.
È la decisione giusta, troncare le cose sul nascere.
Si schiarì la voce, non voleva che trapelasse alcuna emozione.
《 Sto bene Jen, ti ringrazio, sei sempre così gentile. 》 Riuscì a mantenere la calma, non c’era alcun tremolio nella voce e Stephanie ringraziò mentalmente tutti gli anni in cui aveva imparato a reprimere il dolore in presenza delle persone.
Le emozioni ti offuscano la capacità di giudicare.
《 Tu mi piaci, sembri una a posto.》Le sorrise pacatamente, dicendole che se fosse stata libera dai bambini sarebbero dovute andare a prendere qualcosa da bere.
《 Ho davvero bisogno di una serata tra ragazze.》
Jennifer andò via e Stephanie prese posto alla cassa.
Nella sua testa le parole di sua sorella vorticavano come un tornado, si sentiva sopraffatta dalle emozioni. Non vedeva alcuna soluzione se non cercare Peggy e parlare con lei. Anche sua sorella aveva avuto i suoi crucci e poi in un modo o nell’altro ha continuato a cercarla. Stephanie ha smesso di farlo dopo le prime notti insonni a Grenview, aveva capito che ad affrontare quella situazione ci sarebbe stata solo lei, non poteva vivere di ricordi e rimpianti. Non poteva permetterselo, non aveva i mezzi ma soprattutto il tempo materiale per farlo.
Quando qualcuno ti ama non ti lascia andare, resta con te e ti protegge. Questo è quello che fa una famiglia, non la sua ovviamente. Tra un sorriso e l’altro ai clienti, Stephanie cercava di non far trapelare alcuna emozione sul suo viso. I suoi colleghi non avevano la minima idea di cosa potesse nascondersi dietro alle battutine e risate rumorose, dentro di lei si annidavano sentimenti ben più radicati. Rabbia e delusione.

《 Non sei felice di vedermi?》 Alisha era proprio lì,  in carne e ossa , indossava un soprabito bianco e un vestito che fasciata perfettamente il suo corpo. Indossava sei tacchi a spillo che risultavano le sue gambe chilometriche. I ricci erano stati domani solo in parte da un fermacapelli nei lati.
Lucas  le fece spazio per farla entrare nell’appartamento. Si sentì improvvisamente colpevole nei confronti di Stephanie. Scacciò via quella sensazione, non stava facendo niente di male. Avrebbe potuto  non rispondere al messaggio di Alisha, ma sentiva il bisogno di chiudere un cerchio. Non si erano lasciati in buoni rapporti, in realtà a mollarlo era stata proprio lei, senza dare spiegazioni. Era un modo per non sentirsi umiliata dal fatto che il proprio ragazzo preferiva non darle più ulteriori attenzioni.
《 Dimmi pure.》
Alisha tolse il soprabito e lo poggiò delicatamente sul divano. Andò verso Lucas, abbracciandolo.
A quella improvvisa dimostrazione d’affetto, Lucas restò completamente immobile, non ricambiò l’abbraccio. La respinse, le sue mani erano sulle spalle esili di lei. La fissava negli occhi, per capire cosa volesse davvero. Alisha si leccò le labbra con fare seducente e cercò di baciarlo. Lucas si scansò giusto in tempo.
《 Cosa cerchi di fare ? Sedurmi? 》
Il viso di Alisha si rabbuiò di colpo, strinse i suoi occhi in due fessure e come una bambina capricciosa cominciò a lamentarsi che questo era il vero problema del loro rapporto.
Secondo Alisha, Lucas non si lascia andare abbastanza per cedere. Era sempre troppo controllato.
《 Sono qui a dirti che mi dispiace e che mi manchi e tu mi respingi.》
Lucas alzò gli occhi al cielo, quella conversazione era già durata abbastanza.
Doveva mandarla via, una volta e per tutte.
《 Alisha, le cose tra noi non hanno funzionato perché tu sei troppo maniacale. Fissavi i giorni in cui dovevamo fare sesso!
Cristo Santo, ma chi lo fa? È assurdo. La verità è che mi sono stancato di te e di queste abitudini che non mi rendevano felice.》
Lucas si sentì libero, finalmente aveva detto cosa pensava senza sentirsi in colpa per aver ferito i sentimenti di qualcuno.
Alisha era furiosa.
《 Pensi che non sappia che ti sbatti quella troietta? Vivete insieme adesso? Che dolci.》
Lucas sentì ribollire il sangue nelle vene, odiava simili commenti, soprattutto se detti per offendere qualcuno, soprattutto Stephanie.
《 Non dare a lei la colpa della fine del nostro rapporto. Sei stata tu, adesso va via.》
Alisha non era tipa da scenate, lei amava infierire e colpire il proprio avversario. Gli insegnamenti del padre erano serviti a qualche cosa dopotutto. Il suo carattere ostile era certamente ereditato dall’unico uomo che avesse mai amato e rispettato.
Non bisogna mai abbassare la guardia, l’amore è per i deboli. Bisogna avere autocontrollo.
Alisha aveva qualcosa che andava ben oltre ciò, possedeva qualità come l’intelligenza, malizia e cattiveria. Un mix perfetto ed esplosivo. Lucas lo sapeva bene, il giorno in cui aveva conosciuto i genitori di Alisha era stato in occasione del successo per la ricerca contro il cancro. Il gioiello di casa era riuscita a trovare una componente chimica essenziale per la produzione di un farmaco salvavita. Era così entusiasta di dare la buona notizia a suoi genitori che decise di portare anche il suo ragazzo con sé. Non era sempre stata una maniaca del controllo, i primi tempi con lei erano stati meravigliosi. Alisha era piena di vita, divertente e sexy, niente a che vedere con la versione che aveva davanti agli occhi. Era spenta e la luce che la contraddistingueva era scomparsa.
《 Siamo così felici per te tesoro, ben fatto.》 Joy, la madre di Alisha era un tesoro di donna, Lucas di chiedeva spesso come potesse stare con l’uomo che aveva sposato.
《 Beh… questo è il momento di andare oltre con le ricerche, non sei nemmeno a un passo dall’obiettivo. Non c’è niente da festeggiare.》 Suo padre Norton era certamente più burbero, fu in quel momento che la sua forza vitale cominciò a spegnersi.
Dentro di sé si spezzò qualcosa, suo padre continuava a non riconoscere i suoi successi, nemmeno una pacca sulla spalla. Il suo carattere non era affatto una giustificazione, si ammazzava di lavoro, aveva rinunciato alle ferie, faceva turni extra anche a discapito dei suoi rapporti personali. Tutto per essere perfetta.
Nonostante le attenzioni e il supporto di Lucas, per Alisha non era abbastanza. Doveva smetterla di pensare al proprio rapporto, in fondo avrebbe potuto trovare altri mille ragazzi come il suo. Ma la ricerca, quella veniva al primo posto, così come l’approvazione di suo padre.
《 Quindi è davvero finita?》 Lucas notò il tremolio nella sua voce, per un momento restò quasi stupito di come fosse cambiato in maniera repentina il suo umore. Era passata da vedova nera a ragazza innocente. Il suo istinto era quello di placare quella sensazione spiacevole, ma sapeva benissimo che in questo modo avrebbe fatto un passo indietro. Non poteva, non più almeno.
Sembrava distrutta, i suoi occhi non riuscivano a mentire come i suoi lineamenti duri. Non ricordava nemmeno che li avesse fino a qualche tempo fa, sembrava una versione più giovane di suo padre, l’ombra che porterà dietro di sé ancora per un po'.
Lucas non rispose, aprì la porta d’ingresso e con un cenno della testa indicò ad Alisha la direzione che da lì a poco avrebbero dovuto prendere definitivamente. Una distanza netta, senza alcun confine.
Prese il soprabito dal divano e andò via sbattendo la porta e senza dire una parola.
Lucas respirò a fondo prima di mandare un messaggio a Stephanie.
《 Steph, dobbiamo parlare.
Stasera a cena, buon lavoro.
XX. 》

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