The myth of the Androgyne

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Era mattina e Alexa era seduta da sola in uno dei tavoli della mensa a bere una bottiglia di Coca Cola zero. Nell'Arca beveva sempre quella bevanda, però quando fu arrestata dovette per forza rinunciare ad essa poiché purtroppo ai carcerati da bere davano solo l'acqua, aveva anche provato a protestare, ma dopo aver ricevuto varie scosse elettriche dai bastoni delle guardie si era dovuta arrendere. Dopo più di tre mesi che erano sulla terra avevano riniziato a produrla e dire che era felice di ciò era un eufemismo, era l'unica notizia positiva di quel giorno.

Purtroppo Pike aveva vinto le elezioni ed era diventato ufficialmente il nuovo cancelliere. Ovviamente voleva continuare la guerra contro i terrestri, infatti aveva rifiutato il marchio del tredicesimo clan ed era partito con Bellamy ed alcuni suoi uomini per attaccare l'accampamento dei terrestri.

Alexa non parlava con Bellamy dalla sera prima e non era intenzionata a farlo. In quel momento riusciva solo a rimpiangere il periodo in cui lei e Bellamy si incontravano al lago vicino all'accampamento e parlavano per ore, non gli importava della minaccia dei terrestri, dell'esaurimento delle scorte di cibo, il non riuscire a contattare l'Arca, loro due si stendevano nell'erba e nel mentre che parlavano guardando le stelle tutti i loro problemi scomparivano.

Con questo pensiero in testa si alzò e, portando con se la bottiglia di Coca Cola Zero, iniziò a camminare senza metà nei vari corridoi, visto che non poteva andarsene da Arcadia. Sbuffando girò l'ennesimo angolo di un corridoio, e quasi le cadde la bottiglia dalle mani appena vide Bellamy a pochi metri di distanza da lei.

La prima cosa che attirò la sua attenzione fu l'enorme macchia di sangue sull'uniforme del ragazzo, il sangue di innocenti. Per un attimo le tornarono in mente le parole che il maggiore dei fratelli Blake le aveva detto dopo aver torturato crudelmente Lincoln: Quello che siamo e quello che facciamo per sopravvivere sono due cose diverse.
La giovane Kane neanche per un secondo si era trovata d'accordo con quella frase, sono proprio le azione che si compiono nelle situazioni difficili che definiscono che genere di persona sei.

La ragazza guardò Bellamy dall'alto al basso, senza cercare minimammo di nascondere il suo disgusto per ciò che aveva fatto, poi si girò pronta ad andarsene, ma Bellamy con un veloce scatto riuscì ad agguantarle il braccio per farla girare.

I due ragazzi erano vicinissimi l'uno all'altro, e nessuno dei due spostava lo sguardo dagli occhi dell'altro. Per fortuna erano da soli in quel corridoio, ma anche se ci fosse stato qualcuno non se ne sarebbero accorti, era come se il tempo si fosse fermato e tutto quello che era intorno a loro fosse scomparso. Bellamy spostò lo sguardo dagli occhi alle labbra della ragazza, bramava il contatto di esse sulle sue, ed era quasi certo che anche lei stesse provando quel desiderio, ma in coscienza sapeva di non poter fare nulla, prima doveva trovare un modo per farsi perdonare.

"Io l'ho dovuto fare."Sussurrò il ragazzo riferendosi al massacro dei terrestri.
Dopo quelle parole Alexa fece subito un passo indietro, ormai la loro connessione si era spezzata, e tutti i loro problemi erano ritornati.

Fece un verso di scherno e lo guardò gelidamente. "Come no, raccontalo a qualcun altro." Rispose, per poi girarsi e riprendere a camminare nella direzione opposta.

"A Finn l'hai perdonato, perché non lo puoi fare con me?" Chiese Bellamy alzando la voce e rimanendo fermo dove era.

La ragazza si girò di scatto con un'espressione indignata. "Come puoi paragonare quello che ha fatto lui a quello che hai fatto tu?" Chiese aumentando il tono di voce. "Finn non era lucido quando ha ucciso quei terrestri, e se ne è subito pentito. E questo non vuol dire che lui non abbia sbagliato, ma tu sei completamente consapevole di quello che stai facendo."

The murderers || The 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora