Incontro Carlo Rubia con sorprendente puntualità. Mi basta uscire sul pianerottolo e lui si materializza all'uscio del suo appartamento. Per ora escludo che mi tenga d'occhio dallo spioncino, ma ho pochi elementi per chiudere il caso. Finiamo per parlare di un suo vecchio collega, un operaio anche lui. Insieme avevano condiviso gli anni migliori dell' esistenza lavorando alla macchina taglierina nell' unica carriera della città. Mi mostra l' elogio funebre publicato su Facebook da un loro vecchio capo turno. Commuovente, appassionato. Così chiedo con quanta frequenza si siano contattati negli ultimi anni, nel periodo della pensione. Mai, risponde. Ed il vostro vecchio capo turno? Neanche. Così mi convinco che un bel sentimento viene riservato a lungo, tanto da diventare postumo, con la possibilità che venga reso pubblico a beneficio di tutti, ma non dell' interessato. Vado a buttare l' immondizia. Non c'è differenziata in questo quartiere. Rubia torna in casa, questo è un indizio grave sulla sua attività di spionaggio.
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Diario. Essenziale, non minimo
General FictionDiario di uno scrittore che non ce l' ha fatta