Mi sono accorta che tutto quello che possedevo mi rendeva abbastanza felice per andare avanti, solamente quando diventai troppo triste da non avere più nulla. Apparivo quasi squilibrata a me stessa per l'incontenibile desiderio di bramare ciò che prima credevo fosse semplicemente la mia scontata e noiosa quotidianità, lo scorrere degli eventi giornalieri. Dopo quel 12 ottobre è cambiato qualcosa nella mia vita: non radicalmente, anzi proprio quel giorno un campanello d'allarme mi ha svegliato per chiamarmi, per farmi comprendere la realtà dei fatti: stavo perdendo piccoli pezzi del mio puzzle poco alla volta. Quel giovedì sera non ha stravolto nulla, mi ha solo fatto comprendere che ormai mi erano rimasti pochi pezzi e che non avrei mai potuto osservare l'immagine creata dal puzzle completo; perché mai avrei completato l'enigma. Forse se ci avessi provato sarei riuscita a scorgere uno spiraglio del disegno della mia esistenza; ma quel piovoso giorno d'ottobre aveva tentato di levarmi tutto e io gli permisi di portarmi via troppo. Probabilmente mi sarei dovuta accorgere prima che l'essenza delle piccole cose quotidiane stava pian piano scivolando via dalle mie mani. Nonostante non lo credessi possibile, goccia dopo goccia mi sono ritrovata senza quasi più nulla e con un'inarrestabile voglia di vivere, di sorseggiare il fluido della mia quotidianità. Ed è stato proprio nel momento in cui avevo più bisogno di bere, che ho capito che quanto mi era rimasto non sarebbe mai bastato per dissetarmi.
Non ricordo con precisione quando ho iniziato a perdere pezzi, gocce, persone; ma so solamente che non ho cercato di recuperare nulla, nessuno, e non perché non ci tenessi; era semplicemente troppo tardi per poter rimediare, mi dicevo, o non ero più in tempo per volerlo, mi ripetevo. Da quell'esatto momento ho pensato spesso di non essere abbastanza forte per lottare, per difendere cosa che amavo. A volte, invece, mi piaceva pensare di essere stata così tanto coraggiosa da riuscire a lasciare tutto quello che era importante per me. La considerazione che avevo di me stessa variava ogni giorno, a seconda di come mi sentivo: perché se ero al limite preferivo credere di aver vissuto da temeraria, abbastanza resistente da restare in piedi dopo la catastrofe, che però non ho nemmeno tentato di arrestare.
Qualsiasi storia è degna di essere raccontata, anche se è la storia di nessuno.
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L'Antartide d'estate
Teen FictionIl mese più freddo in Antartide è luglio, in cui si registra la temperatura di quasi -60 °C. Proprio come questo continente fuori dagli schemi, Amy prova un dolore, incomprensibile anche a lei, durante i momenti che dovrebbero invece essere i più fe...