6. Aerdorr

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   Ren no Kal' stava guardando gli occhi della statua, aspettandosi da un momento all'altro che si muovessero. Tutti i capelli, le rughe, le vene del viso erano perfette. Sembrava essere "vivo", in qualche modo. Come se scorresse ancora sangue in "Quella persona".
-Non credo che una cosa del genere sia possibile, Ren.- L'elfo si era avvicinato all'incudine, osservando come da essa sembrasse provenire il suono dello sferragliare del metallo.
-Metti in discussione la veridicità di quello che dice il mio discepolo, "Laegon"?- Il drago si avvicinò con passo pesante verso il compagno. –Come osi, elfo.-
-È una cosa assurda, e non ho mai visto niente del genere. E la mia vita non è stata propriamente breve.- Toccò il freddo metallo che costituiva l'incudine. –Un guardiano non può morire.-
-Senza offesa, miei signori.- L'elfo e il nano si voltarono all'unisono verso l'Aernohn. –Quella statua dice tutto fuorché "morte". Sembra che debba colpire la spada con quell'enorme martello da un momento all'altro.- Appoggiò la mano sopra al capo del Guardiano, accarezzandogli la nuca come se fosse stato un gatto. –Non credo che un Guardiano possa essere ucciso. Credo che qualcuno abbia semplicemente bloccato la sua magia e lo abbia sigillato in questo... ammasso di roccia ferrifera.-
Laegon e Ragnor osservavano il discepolo del loro compagno increduli, senza sapere cosa rispondere. –Quanti anni aveva?-
Vraljorg si girò verso l'elfo e il nano. –Molti più di quanti potreste immaginare.- Disse lui, tralasciando una spiegazione più dettagliata. –Quanto a te Ren, cosa sai a proposito dei Guardiani?-
L'Aernohn guardò il suo maestro per qualche attimo, poi si spostò dalla statua di qualche passo per avere più spazio. Quando parlò, dell'energia attorno a lui prese colore, come a spiegare ciò che stava dicendo. –In principio, su questo mondo, le creature non avevano altro se non un'esistenza collettiva.- Un ammasso di energia di diversi colori, si propagò fino a diverse braccia di distanza. –Poi però gli Dei volsero lo sguardo verso Coalron. Fu allora che nacque la "Vita" come la si conosce ora.- L'energia si organizzò in diversi globi di colori differenti. –Ma ciò non bastò. Essi crearono gli animali all'unisono, prima di dare vita alle razze che sono a loro devote.- I globi presero forma, trasformandosi nelle dodici razze primitive da cui tutto era partito. –Quando se ne andarono, lasciarono dei semi che si sarebbero sgretolati cospargendo il mondo di magia. Quest'ultima però, credette di poter sfidare i suoi creatori. Così decise di prendere il controllo del mondo. Per milioni di anni ci riuscì, ma proprio quando ormai la speranza sembrava ormai scomparsa, Essi ritornarono. Fondarono in questo mondo la loro dimora, ponendo degli esseri a guardia della magia. I guardiani sarebbero stati protettori dei templi, ma anche sovrintendenti dell'energia magica.- Il flusso attorno a lui prese forma gradualmente, in esseri di diverse fattezze e dimensioni prima di fermarsi e mutare nel fabbro che avevano davanti. –Un guardiano fa tutto ciò che vogliono gli Dei. Vive se loro gli dicono di vivere, muore se gli dicono di morire. Cambiare se loro dicono di cambiare. È impossibile che gli Dei vogliano uccidere i guardiani: Essi torneranno su questa terra tra poco più di duemila anni, ciò fa in modo che non vogliano cambiare ancora niente.-
L'Aernohn smise di parlare di colpo. Un vuoto si andò a creare laddove calò il silenzio. L'eco delle sue parole si perdeva pian piano all'interno dell'enorme e imponente tempio, fatto di roccia e metallo.
-Chi potrebbe mai compiere un'impresa che va contro gli Dei? Contro la loro volontà?- Ragnor si avvicinò alla statua, ponendo una mano sul petto del fabbro. Poi scagliò un pugno in corrispondenza del cuore.
-Che diavolo pensi di fare?- Vraljorg aveva fatto uno scatto, arrivando dal nano.
-Lasciami il polso "Drago".-
-Cosa pensi di star facendo?- Lasciò il polso del compagno, guardandolo minaccioso dall'alto in basso.
Prima di esporre ciò che aveva da dire, Ragnor aspettò che Vraljorg si spostasse. –Una volta il Vamper mi strappò il cuore dal petto.- Calò nuovamente il silenzio per qualche tempo. –Lo fece per poter controllare i miei discepoli (prima della trasformazione) al fine di aprire un portale di notevoli dimensioni, poi me lo rimise a posto.- Si accarezzò il petto, come se gli facesse ancora male. –Successe oltre quarant'anni fa, ma ancora adesso ricordo la sensazione di impotenza. Era come se qualcuno mi stesse lacerando ogni fibra dei miei muscoli e asportando ogni singolo osso dal corpo per farci una bambola di pezza.- Guardò la statua un'altra volta. –Non so chi potrebbe mai compiere tale impresa, ma se c'è qualcuno abbastanza forte da poterlo fare, allora voglio sapere chi è. Potrebbe essere una minaccia persino per "Lui".-
Un brivido percorse la schiena di Laegon, rimasto fermo e in silenzio fino ad adesso. –Colui che cammina tra i vivi intendi? L'ombra del passato del Vamper? Neppure il nostro maestro può sconfiggerlo. Cosa mai potrebbe minare la sua onnipotenza?-
-Qualcuno in grado di rinchiudere all'interno della fredda roccia una creatura forte quanto un Dio.- Vraljorg si avvicinò alla statua. –"Cosa pensi di fare Tartoh"?- chiese ancora una volta.
-La nostra magia è più forte di tutti i membri delle nostre razze di origine.- Fece una pausa guardando negli occhi i suoi compagni. –Possiamo ravvivare il cuore del Guardiano, riportandolo allo stato precedente al sigillo. Per poi rendergli il suo cuore.- Ragnor guardò la statua, prima di colpirla di nuovo. Questa volta la forza che usò fece crepare il petto del Guardiano. Colpì ancora, prima che si squarciasse completamente mostrando una gemma rossa, come se fosse stato metallo fuso rinchiuso all'interno di una roccia nera.

Ci misero non poco per riuscire a togliere il cuore del Guardiano senza che arrecassero dei danni, dato che sembrava essere di vetro e non di nuda roccia. Dovettero ricorrere anche ad alcuni incantesimi per poter fare un lavoro decente. Poi richiamarono i due Aernohn fuori dal tempio per poter fare l'incantesimo da manuale, guadagnando più potenza possibile senza dover rischiare.
Vraljorg si tolse la pesante armatura che lo ricopriva in ogni situazione. Quando si tolse la gabbia di metallo, scoprì la possente e marmorea anatomia, come anche le enormi cicatrici che aveva acquistato durante i suoi combattimenti.
Il primo a notare i segni sul corpo del Drago fu l'elfo. –Come mai hai dei segni sul corpo? Grazie alla trasformazione del Vamper non dovresti rimarginarti tutte le ferite, anche quelle più antiche?- Chiese lui, sembrando realmente interessato.
Il suo compagno finì di togliersi l'armatura, rimanendo solamente con un telo di lana a coprirgli le intimità. –Laegon, non tutti i miei errori possono essere riparati da un sigillo. Neppure da quello del "Padre" del Vamper, Yaelngohn. E questi segni mi aiutano ad evocare la magia a livello fisico, anche se provo lo stesso dolore che provai quando mi ferii.- Si stirò le membra prima di attivare il suo sigillo "fisico" e disegnare una figura geometrica perfetta per terra. Era un pentagono con al centro un cerchio che racchiudeva il simbolo del loro maestro, una forcola complessa. Si sistemò al centro del segno che aveva disegnato, prima di farsi consegnare il cuore del Guardiano che strinse con la mano sinistra. L'altra la sollevò verso l'alto, mentre le sue cicatrici si illuminavano di un azzurro elettrico ipnotico.
Mentre il Drago compiva ciò, gli altri si sistemarono su ogni punta del pentagono, seduti, mentre anch'essi richiamavano la loro magia indirizzandola verso il loro compagno. Una nube di luce, colorata dei più disparati colori si espanse da ognuno di loro, prima di addensarsi all'interno di quello che era un sigillo, disegnato per terra. Dapprima non successe niente, poi ognuno di loro si mosse simultaneamente ponendosi in maniera perfetta su ognuna punta. Poi, dopo una serie di suoni secchi assomiglianti a rami laconici spezzati dal passaggio di un leone, tutta la magia manifestatasi fisicamente, scomparve lasciando i capelli di tutti drizzati verso l'alto.
Sotto gli occhi attoniti dei presenti, Vraljorg inarcò la schiena all'indietro, dandosi uno slancio in avanti che però non venne sfogato. Poi si accasciò a terra, cosparso di una miriade di punti luminosi simili a stelle. Invocò appieno la sua magia, stringendo nella mano il cuore di Kasai, prima di raggomitolarsi in preda alle convulsioni.

Le Cronache dei Cavalieri di YaelngonhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora