Capitolo III - Un uomo di buon senso

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La notte porta consiglio, dicevano i saggi, ma tutto ciò che aveva portato a Cornelia erano due segni sotto gli occhi che dimostravano che aveva dormito poco o niente.

Einar, anzi il cliente, come si era sforzata di chiamarlo tra sé, era andato via con quella stupida scusa degli impegni... era alquanto improbabile che avesse delle faccende da sbrigare a quell'ora così tarda, ma non era proprio impossibile.

Da quanto aveva appreso dal chiacchiericcio delle sue compagne, quella mattina a colazione, la maggior parte degli ospiti della scorsa sera, erano cavalieri pronti per andare in battaglia, alcuni di loro sarebbero partiti proprio quella mattina per raggiungere il fronte.

Cornelia trattenne un sospiro, mentre pensava che forse anche lui era tra quelli che erano già sulla strada per il campo e che si sarebbe fatto ammazzare. Non l'avrebbe mai più rivisto.

Quella consapevolezza la rese triste e detestò sé stessa per quel suo lato debole che ogni tanto sbucava fuori dal nulla, magari nei momenti meno opportuni, come quando Einar le stava...

Sì, insomma, quando avrebbe dovuto mostrarsi distaccata proprio per evitare quegli stupidi sentimentalismi che le avrebbero rovinato il sonno e l'appetito.

La giornata era passata senza troppi impegni, alcune ragazze erano state richieste da quei cavalieri che la sera prima non aveva fatto in tempo ad approfondire la conoscenza. Mentre lei aveva deciso di ritirarsi nella sua stanza subito dopo la cena, non aveva voglia di fingere interesse per le storie delle altre ragazze e a provare a integrarsi come faceva ogni tanto, solo quando il peso della solitudine diventava quasi insostenibile.

Quando bussarono alla porta si costrinse ad alzarsi, allacciò la vestaglia e si ravviò i capelli che teneva legati sulla nuca.

- Merina, tutto bene? – chiese trovandosi una delle ragazze davanti alla porta. Che avessero sentito la sua mancanza giù in salone e l'avessero mandata a chiamare? Improbabile, si disse.

- Mi manda Madame, ha detto di prepararti perché c'è un cliente.

Se era annoiata dalla faccenda, cercò di non darlo a vedere, sorrise forzatamente e si disse d'accordo, che ci avrebbe messo poco e poteva farlo accomodare.

Prima che Merina si congedasse, un pensiero le fluttuò in testa.

- Sai chi è? – chiese trattenendo le emozioni.

- Non l'ho visto, ho parlato solo con madame. Ma dopo la festa di ieri, sarà sicuramente un cliente abitudinario che vuole rifarsi, sai si sentono un po' trascurati. – disse ammiccando sull'ultima frase e Cornelia trattenne una smorfia di disgusto.

- Grazie Merina.

Fece per chiudere la porta, ma la ragazza tornò sui suoi passi, con una certa fretta.

- Quasi dimenticavo, ha pagato per tutta la notte, devi aver trascurato qualcuno di importante, ieri sera. – disse sorridendo prima di svanire oltre il corridoio.

Prima che potesse rendersene conto, il cuore di Cornelia prese a battere sempre più forte, non poteva essere lui, non le aveva dato alcuna speranza sul fatto che sarebbe tornato.

Le era capitato raramente che uno dei suoi clienti pagasse per averla tutta la notte, del resto Cornelia non ci metteva troppa passione nel sesso, ciò che spingeva gli uomini a tornare era il fatto che era un'ottima ascoltatrice e agli uomini piace quando qualcuno li sta a sentire e dà loro sempre ragione.

Sciolse i capelli, nel tentativo di sembrare più carina, pentendosi poi di quella mossa, se era davvero lui non gli avrebbe dato la soddisfazione di prendersi tanta briga di piacergli.

CorneliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora