Pilot 2_tu eres como el agua

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#PILOT2_TUERESCOMOELAGUA
Poi un giorno fummo acqua.

Iniziò senza un perché, con me che lo guardavo e lui che si apriva una birra immaginaria sedendosi accanto a me, poi tutto d'un tratto mi chiedeva di indossare il mio abito migliore, che mi avrebbe portato giù in città. Bevo la sua birra, ridiamo e decido di mettermi il suo profumo preferito, quell'essenza di me comprata in un negozio che non esiste, qua vicino, oltre la Galassia Del Nulla, popolato da commesse bellissime-biondissime-ricchissime.

Come in un sogno, ricordo che il profumo va spruzzato due volte quindi lo faccio, lo percepisco posarsi sulla pelle e per magia, direi quasi out of the blue,

mi giro verso lui giusto in tempo per realizzare che anche io sto vaporizzandomi, divento una nuvola che, sospesa nel nulla, si allunga cercandolo con tentacoli spugnosi e affamati.

Anche il corpo di Gabriel muta, divenendo quasi trasparente, per poi esplodere in migliaia di molecole, mentre le nostre componenti si attirano come fossero calamitate.

In un attimo ci fondiamo, perdendo il significato di noi stessi, realizzando che l'amore è acqua perché è fede e la fede, come l'acqua, scorre fluida, libera, come il vero amore dovrebbe.

Ci ritroviamo fusi con l'aria circostante, intimaticamente legati e non c'è bisogno, né basterebbe, un bacio per la nostra promessa, dunque mi ritrovo spinto indietro, diventiamo lago, poi siamo fiume, che si getta nel mare e potremmo scomporci, annullarci, ma sappiamo che ci ritroveremmo attraverso un legame più profondo della vita stessa.

Mi pare di cadere, divento cascata e trasporterò con me esploratori imprudenti, assieme assistiamo alla migrazione di plotoni di salmoni argentati che, sfidandoci, saltano contro corrente, perché la vita è più forte di qualsiasi altra cosa.

Infine giungiamo alla spiaggia, il sole ci cristallizza in sale, una scultura perfetta di noi due, i granchi ci cammineranno addosso, fino a che il nostro corpo sussulterà, mostrerà profonde crepe e spaccandosi rivelerà di nuovo noi

che respireremo affannosamente aprendo gli occhi, per confonderci poi con il cielo.

Le nostre mani si cercheranno, l'acqua laverà il sale e noi due, nudi, potremo diventare vegetali. Le nostre dita affonderanno nel terreno poroso, saranno radici e i nostri lineamenti alterati assumeranno contorsioni lignee.

Saremo alberi solitari, ma strettamente abbracciati, da noi nasceranno nuove foglie e le nostre orbite diverranno nidi per tutti i pettirossi mutanti di questo mondo.

In questo parossismo d'amore germoglieranno gioielli verdi e trasparenti che vibreranno al vento senza morire mai.

Affrontando il vento acre e salato, si apriranno con un rumore tra il metallico e l'organico, rivelando maestosi fiori di un colore che non può esistere e che immagino possa essere lo stesso dei tuoi occhi.

Dotati di vita propria, cercheranno il sole e subito frutteranno, proprio come il fiore del Loto e il loro frutto saremo noi,

che cadremo sulla sabbia,

spaesati ci guarderemo attorno e finalmente riconosceremo questa come la nostra casa
per cui, con calma, creeremo un prato maestoso, ma discreto, popolato da megamilioni di fiori che si estenderanno all'infinito, andando al di là del tempo,
un po' come me che ti ho trovato andando oltre la mia mente.

O forse mi hai trovato tu.

Magari è stato il destino che ci ha condotto sulla stessa strada, all'incrocio di un treno, in bilico tra decine di Megaversi dove tu hai scelto per me l'unico mondo possibile, che ha un senso perché condiviso con te.

Provo uno strano sentimento di familiarità, ti osservo.

Sei sempre uguale, ma muti continuamente, eppure riconosco in controluce il tuo profilo deciso, i tuoi riccioli più neri del nero e ho determinato che non tornerò in quella stanza, non ascolterò più quelle confessioni, non riguardano più me ma quello che c'era prima.

Non ho bisogno di dirtelo, perché tu annuisci e in un attimo sei vicino a me, sembri annusarmi e rimaniamo qui su una spiaggia, al confine con miliardi di mondi fantastici che, ho imparato, ciascuno crea per sé. Basta non disturbarsi, sorridersi e camminare oltre.

Qua nessuno vuole farci del male ma, come è giusto che sia, ognuno ha le proprie regole, come noi abbiamo le nostre.

Mi abbracci. Penso ai miei uomini e li riconosco come espedienti per arrivare fin qua. Il cuore sussulta nel ricordarmi che questo mondo così fragile è totalmente mio, nascosto per millenni dentro di me. Non mi chiedo il perché di nulla, non mi interrogo sulla fragilità di tutto questo né sulla sua inconsistenza perché tocco la sabbia ed appare molto più reale della vita che conducevo al di là del cubo.

Tutto in realtà già esiste e attende semplicemente il momento per manifestarsi, moltiplicarsi, prendere il controllo.

Adesso è il nostro tempo.

"Ti amo" mi dici.

Esiste qualcosa di più semplice e complesso in tutti gli Universi conosciuti e non?

Ritorno a quella sera in macchina, a tutta quella tristezza, decido di rimanere qua. Ti tocco e sei vero, non sei una mia fantasia, ti sento respirare. Allora raccolgo un fiore per te e la spina mi ferisce la mano.
Sangue vermiglio sgorga dalla ferita che tu ti porti alla bocca e così realizzo la mia umanità, il mio essere un umano in un mondo sintetico, dove la meccanica era la programmazione alla quale fui sottoposto.

Qui sono libero di essere me stesso, non mi sono intrappolato in automatismi che mi stritolano, che plasmano il mio corpo e la mia mente. Spero di non dovere più tornare indietro e mi volto. Attorno a me una folla muta davanti a quello che credono essere il mio letto di morte, ma io sono vivo.

Mi sento trasportato di nuovo là, eppure non voglio andarci, cerco la tua mano.

I tuoi occhi mi comunicano, con amorevole fermezza, che è arrivato il momento di scegliere.
"Io rimango qui" affermo deciso.
"Non dirlo ancora" mi rispondi.

E seduti su una spiaggia incastonata in un diamante, incrostato su uno scoglio popolato da innumerevoli sogni, medito sulle mie prossime mosse.

La tua mano si appoggia sulla mia e osserviamo l'orizzonte che vira drammaticamente verso una direzione infinita dove i sogni surfano sulla buone intenzioni, accartocciandosi e morendo là, oltre il Niente, in una fiammata bianca e perfetta, intanto che la mente gioca a ping-pong con i pensieri intrappolati nella rete dei nostri
"Mah-chissà".
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