Dove parlo delle clienti di zia Nefertiti

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Caro diario,
anche oggi pomeriggio mamma mi ha bidonata da zia Nefertiti poiché doveva andare in palestra, ma a me sta più che bene. Con zia mi diverto molto e oggi ho conosciuto delle sue clienti, per la maggior parte donne. Vengono signore un po’ di tutte le età, ma soprattutto quelle ricche, anzi molto molto ricche! Per questo mia zia se ne vanta, ma non credo che abbia scelto lei la sua clientela, penso che i ricchi hanno più paura del futuro rispetto ai poveri, chissà.
La specialità della maga Nefertiti è la lettura delle carte. Ma c’è un fatto molto strano: zia Anna ha una casa grande, con un enorme salotto con i divani bianchi di pelle e un grande tavolo color mattone, la sua camera da letto con molte fotografie incorniciate, quella degli ospiti che è diventata camera mia, il bagno e la cucina.
Con questa gigantesca casa, zia riceve le clienti in cucina, che è la stanza più piccola, persino più piccola del bagno.
Ma zia Anna dice che tutte le magie si fanno accanto al fuoco e che la cucina è, come dice lei, un “luogo appropizio” (appropriato).
Insomma, in quella mini cucina entrano signore impellicciate e piene di perle che si mettono sedute su una sedia di alluminio, protese verso le carte che Nefertiti dispone sul tavolo.
Molte volte, nonostante le promesse di non prendere appuntamenti, ogni volta scappa qualche urgenza: prima arriva una telefonata e poco dopo spunta una signora affannata, che ringrazia zia Anna come se fosse una divinità.
Oggi è arrivata una signora con l’aria stravolta e mia zia la ha portata in cucina, nel mentre io non resisto a starmene in salotto mentre in cucina succede di tutti, così, senza far rumore, mi avvicino alla porta della cucina. Sento la voce di mia zia che chiede: “Cos’è successo stella?”, mentre mescola le carte.
“E’ come avevi detto tu, c’è un’altra!!”
Così zia chiede: ”Quando lo hai scoperto?”
“Ieri sera Guido è tornato tardi, con la solita scusa della riunione al circolo del tennis. Ma io lo aspettavo e gli ho fatto una scenata”.
“E lui?”
“Ha negato!”
“Hai qualcosa di suo con te?”
“Ecco qui: le sue forbicine da unghie”
La voce di mia zia si fa profonda: “Senti stella: qui c’è una situazione poco chiara. Quest’uomo non la racconta giusta…”
“Lo sapevoo!”
“Però le carte non parlano di tradimento…”
“Non c’è proprio un’altra, lui ci sta pensando…Non devi fare scenate, stella, non serve a niente. Piuttosto, cerca di stare calma e fai la preziosa.”
Alla fine, la signora esce dalla cucina consolata e sorridente.
Io sono già in salotto, facendo finta di aver guardato per tutto il tempo la Tv. Poi vedo la mano della signora che si allunga a stringere quella di zia, lasciandole qualcosa, ma Nefertiti dice:
“Ma noo, mi pagherai poi”.
“Non è niente, solo un acconto…”
A volte le clienti di Nefertiti diventano fastidiose, e lei si arrabbia. Molte non la considerano una maga, ma un primario per dare un’occhiata alle lastre o una specie di divinità che riesce a fare miracoli.
Infatti mi ha detto che a una certa signora aveva detto che aveva un problema di fegato perché ce l’ha scritto sulle carte, ma lei insisteva, così le ha spiegato che il resto lo fa il dottore.
Incuriosita, le ho chiesto: “Come fai a vedere se uno è malato dalle carte?”
“Che domanda! Sono una maga!”
“Sì, però quando suona il campanello chiedi chi è, non lo indovini mica.”
“Senti, tesoro mio, io indovino il futuro, non le stupidaggini!”
“E il furto dei portaombrellii? Perché non provi a indovinare chi è stato?”
E qui zia piega all’ingiù gli angoli della bocca, segno che è molto seccata: “Sono una maga e non una poliziotta, mi pare. E poi, secondo me non bisogna essere né maghi né commissari per sapere chi è stato, ma non farmi dire nulla, guarda…”
Così esclamo trionfante: “Allora è qualcuno del palazzoo!”
Lei mi guarda di scorcio e si mette le dita a croce sulle labbra e poi dice: “Bocca mia, tacii!”
In quel momento suona il campanello: è mamma che mi viene a prendere.
Ora vado, ciao...
-Lili
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Una delle cose più difficili in un racconto è riuscire ad alternare le parti narrative con quelle a dialogo. Verrebbe voglia di andare via tutto di seguito, senza interruzioni, ma il risultato è una noia mortale!
Visto che ero piccola, non ho fatto altro che raccontare com’era andata una domenica mattina, quando è comparsa una signora ricca da mia zia e ho seguito di nascosto la chiacchierata in cucina. Ma in questo modo la scena del dialogo aiuta a capire meglio la vicenda e il fantastico personaggio di mia zia.

Diario di un'aspirante scrittriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora