𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 𝟔| 𝑳'𝑨𝒓𝒂𝒍𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐

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(𝙲𝚒𝚗𝚚𝚞𝚎 𝚜𝚎𝚝𝚝𝚒𝚖𝚊𝚗𝚎 𝚍𝚘𝚙𝚘...)

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È una fredda sera invernale, le prime stelle cominciano a spuntare oltre l'orizzonte, disegnando le loro costellazioni e una rigida brezza spazza i versanti dei monti ad est, insinuandosi in nascosti e dimenticati cunicoli, dove neanche la luce del sole riesce a penetrare.

E là, relegato nelle profondità del monte Adum, giace un ragazzo in balia della sorte e del destino, nell'interminabile attesa del suo giudizio.

Catene di un metallo incantato gli bloccano mani e piedi, privandolo della vista e dei poteri; misteriose e tormentate voci sembrano uscire dalla pietra stessa, mescolandosi all'incessante ululato del vento, non lasciandogli pace.

Ricordi frammentati rimbombano da settimane nella sua mente, ricostruendo il suo arrivo in quell'inferno: il naufragio del Santuomo, la preoccupazione per Robin, la misteriosa donna che lo aveva affatturato e trascinato nell'abisso, l'ombra che ad Arrochar lo aveva valutato e tramortito, il brusco risveglio in quella prigione, con la sola compagnia dei dannati...

I singhiozzi disperati della misteriosa donna, unica tra gli spettri a non essere tornata pietra, risuonano cupi per l'oscura cripta; vaneggia, alternando ricordi a finzione, chiamando invano un bambino certamente vissuto secoli prima, continuando a scambiarlo per Grisam.

Una parte del ragazzo vorrebbe offrirle il proprio conforto – infondo chi è lei se non un'altra vittima del Terribile 21? –, ma ciò significherebbe mostrarle una realtà di cui suo figlio probabilmente non fa più parte e Grisam non ha il cuore per farlo, nonostante sia stata proprio lei a catturarlo.

Nei momenti di lucidità lo spettro dà però l'impressione, come avvenuto settimane prima sull'Oleander, di conoscerlo davvero, ma ad ogni tentativo del ragazzo di scoprire di più lei scoppia in lacrime, per poi ricadere nella follia.

Questa sera Grisam giace inerme sulla fredda pietra, abbandonato con gli occhi lucidi ai ricordi di una vita non più sua, quando il solito brusio melanconico degli spettri di colpo cessa, lasciandolo esterrefatto nel silenzio più assoluto.

"Che cosa sta succedendo? Possibile che..." l'orrore lo attraversa nel rievocare l'incontro con l'ombra e la sua folle soddisfazione nel giudicarlo adatto a qualcosa di sinistro; l'ansia lo assale nel temere che il momento sia già giunto e subito si prepara a reagire, deciso a tutti i consti a non lasciarsi portare via.

Inconsistenti mani emergono dalla viva pietra, tirandolo su di peso e trattenendolo per le catene, così da condurlo a forza dal loro signore; Grisam cerca di sfuggirgli, ma il loro tocco è una gelida scossa che lo paralizza, rendendolo inerme nonostante la sua volontà.

Come in un sogno il ragazzo risale dalle oscure viscere di Arrochar, scortato dalle stesse anime di quei Magici che lì avevano trovato la loro fine, trattenuti in quel malefico luogo anche dopo la loro morte.

Non può fare a meno di chiedersi se a breve sarebbe toccata anche a lui quella sorte e il pensiero di sé, ridotto a poco più di un sospiro attaccato alla vita, tenuto al giogo dal Nemico e impossibilitato a lasciare quell'oscurità per tornare dagli amici, dai familiari e soprattutto dalla sua Pervinca, aizza nel ragazzo una rabbia mai provata prima, che per poco non spezza la fattura:

"Non mi piegherò mai al suo volere, ne andasse anche della mia vita! Giuro che farò di tutto per ostacolarlo e avrò vendetta per me e per tutti gli abitanti della Valle che per secoli ha tormentato!".

Una rigida folata invernale gli sferza il volto infiammato ed esterrefatto il ragazzo si rende conto di essere stato condotto all'aperto e non all'oscura corte, come invece si era aspettato.

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FᏘIRᎽ ᎧᏘK| 𝑻𝒉𝒆 𝑹𝒊𝒔𝒆 𝑶𝒇 𝑻𝒉𝒆 𝑭𝒐𝒓𝒈𝒐𝒕𝒕𝒆𝒏 𝑳𝒐𝒓𝒅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora