Quinta Parte

2 0 0
                                    

Ma perché è così interessato a me. Non capisce che non voglio avere niente a che fare con uno come lui. Continua a seguirmi, la cosa mi sta irritando. Così prendo coraggio e gli dico: "la vuoi smettere di seguirmi, è fastidioso".
"Calma Ken, voglio solo poterti accompagnare io, è pericoloso girare da sola a quest'ora". Come mi ha chiamata? Solo mia sorella può chiamarmi in quel modo e lui non ha di certo il diritto di farlo.
"Non mi chiamare mai più così". Vedo i suoi occhi diventare come prima, tristi. Forse sono troppo cattiva con lui, infondo non ha detto niente di male.
"Scusami, ma mi può chiamare solo mia sorella in quel modo".
"Non importa, ti posso accompagnare in qualche locale per mangiare?".
Vorrei rispondere di no, ma sono stanca e non ho voglia di camminare.
"Va bene, ma dimmi come hai fatto a trovarmi". Sono sempre stata brava a farmi dire le cose.
"Ho semplicemente chiesto in giro".
Faccio finta di crederci e salgo in auto. Sono appena arrivata è impossibile che la gente sappia dove si trovi la mia stanza. Il resto del viaggio lo passiamo in silenzio. Mi porta in questo posto in cui non c'è nessuno. Mi apre la portiera ed entriamo dentro il locale. È gentile da parte sua, ma spero che questa cortesia per lui non sia un appuntamento. Preferisco specificalo.
"Questo non è un appuntamento, vero?".
"No, non lo è, però devi dirmi come hai fatto a scoprire il mio nome".
Anche lui è bravo ad ottenere le informazioni. "Semplicemente l'ho sentito dire dalla ragazza che era con te ieri".
"Ci stavi ascoltando?"
Lo chiede divertito. Ma perché gli piace mettermi in difficoltà?
"No, assolutamente no, ma vi ho sentiti quando mi prendevate in giro".
"Stavamo scherzo Ken, Kendall".
Apprezzo il fatto che si sia corretto, ma non apprezzo che qualcuno mi prendi in giro e che non mi chieda scusa. Ma lascio stare. Io ordino come sempre un insalata, mentre lui un hamburger. Lui mi guarda in modo strano quando pronuncio la parola "insalata", ma faccio finta di niente. Quando arrivano i piatti iniziamo a magiare. Non avevo pensato al fatto di quando finirò di mangiare e dovrò andare in bagno. Mentre mangiamo non parliamo niente e a malapena ci guardiamo. Poi io finisco a mi dirigo in bagno. Come reagirà quando mi vedrà piangere un'altra volta? Quando esco dal bagno lui non è più nel locale. Guardo fuori e si trova già in macchina. Ci entro e gli chiedo se ha già pagato, risponde di sì. Ma perché l'ha fatto, non era un appuntamento o robe simili, ma anche se fosse posso pagarmi un piatto di insalata. Ma mi limito a dire: "Grazie". In quel momento lui mi guarda e nota le lacrime agli occhi. So che sta per chiedermelo di nuovo perché nella sua faccia riappare quell'espressione dell'altro giorno a lezione. Ma non lo fa. Torniamo in dormitorio e lo ringrazio. Ma prima che me ne vada, mi chiede: "vuoi venire alla festa?". Non posso, domani devo svegliarmi presto.
"Mi dispiace, non posso".
Lui mi guarda di nuovo con quei occhi cupi. Ma perché lo fa? Non ho detto nulla di male. Stava per andarsene quando poi gli dico: "aspetta, vengo con te". Lo conosco a malapena e il suo carattere non mi piace, ma c'è una parte di me, anche se piccola, che vuole conoscerlo.

lightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora