CAPITOLO I - L'incontro

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22 Dicembre 2014
Era una semplice giornata come le altre, erano passati molti millenni, Lucifero ormai abituatosi alla vita sulla terra, cominciò a comportarsi quasi del tutto come loro.
Era un uomo non tanto alto, attorno al metro e settantacinque, aveva 27 anni, non era molto robusto, ma aveva ogni linea ben definita, carnagione mediterranea, con i capelli molto chiari, tendenti al noce chiaro, e con gli occhi verdi, per lo più vestiva in modo elegante. Essendo il re dell'inferno, non aveva regole e voleva fare tutto a modo suo.
Siccome egli non poteva invecchiare, stava in un determinato luogo solo per dieci anni, per poi spostarsi in altre città per non essere riconosciuto.
in questi millenni, ha imparato a conoscere ogni angolo del pianeta, conosceva ogni lingua, morta o ancora utilizzata. Per i prossimi otto anni si sarebbe stabilito a Milano, ormai abitava da circa due anni, possedeva un attico dietro al duomo di Milano. I suoi dieci anni prima li aveva passati in Francia, quella volta volle rimanere sulle montagne per non subire le città caotiche, e vivere in mezzo la natura, infatti abitò per dieci anni ai piedi del Moncenisio.
Cambiava anche nome, dove un suo aiutante lo aiutava a procurarsi i documenti, effettuavano questa burocrazia per far scoprire la vera identità.
Ora si chiamava Francesco, era un direttore bancario, viveva da solo, e non aveva nessun tipo di amicizia con gli esseri umani, rendeva tutto molto formale.
in questi millenni, non trovò quella ragazza che lo avrebbe redento; cercò solo di trasformare la terra in un mondo che assomigli molto più a lui.Oramai la creazione di suo padre era stata trasformata da Lucifero in una creatura piena di peccati e di vergogne, infatti Egli piano piano ne divenne il proprietario di quel mondo, e quel Dio che aveva creato gli esseri perfetti, cominciò ad allontanarsi sempre di più.
Lucifero però non riuscì a conquistare gli uomini, nonostante ogni persona cada vittima di qualche peccato,il senso di colpa portò l'uomo a chiedere sempre perdono a Dio.
Era lunedì mattina, un auto aspettava Lucifero sotto casa, il suo autista personale era il suo più fidato soldato. Leviatano, era il demone di cui egli si fidava più di chiunque altro. era anche un ottimo autista, aveva imparato sin da subito a guidare, ormai erano quasi cento anni che guidava, anche Lucifero sapeva guidare, ma da buon padrone della razza demoniaca preferiva che gli altri lo facessero per lui.
il tempo medio che impiegava per arrivare al lavoro erano tra i 15 e i 20 minuti, andando con molta calma, essendo il capo non aveva nessun tipo di orario se non quello delle riunioni.
- "Lucifero ti vedo particolarmente pensieroso oggi..." disse leviatano guardando il sedile dietro dallo specchietto retrovisore.
- "Tu dici? ho come una sensazione strana"
- "non preoccuparti, sarà una semplice giornata come le altre." disse Leviatano. Lucifero continuò a guardare fuori dal finestrino, quando qualche istante dopo, l'auto frenò da sola, sterzando verso destra, Leviatano non riuscendo a trattenere il mezzo, si ritrovò impotente e vide l'auto dirigersi verso una ragazza in bicicletta.
Si fermò tutto, nulla ebbe più un posizione giusta nel mondo. era stato spostato qualcosa dall'ordinario.

Federica, era una ragazza di ventidue anni, frequentava la facoltà di medicina presso l'università San Raffaele di Milano. era una ragazza orfana, non ha mai conosciuto i genitori, ha avuto una madre adottiva durante la sua vita, le ha voluto bene come se fosse la sua vera madre. vive in una casa diversa da quella in cui è cresciuta, quando ha cominciato l'università, affittò una casa nelle vicinanze.
oltretutto era una ragazza bella, aveva i capelli castano chiaro, occhi tra l'azzurro e il verde, era un colore unico. i suoi lineamenti rendevano il suo viso una delle meraviglie del mondo, era un amante della moda semplice, con quel poco, riusciva a rendere il suo abbigliamento perfetto. Non era un grissino, non portava una 38 ma una 42, e le sue forme la rendevano ancora più bella di quanto la gente Dice.

Era li per terra, un braccio rotto, qualche costola incrinata, aveva avuto anche una commozione cerebrale, questo era quello che era riuscito a vedere Lucifero con i suoi poteri. chiamò subito un ambulanza e la fece portare al San Raffaele di Milano, lui subito andò al lavoro e non fece altro a che pensare a quell'incidente e a quella povera ragazza, fece portare dei fiori in tutta la stanza, ma non gli bastava, voleva capire in qualche modo tutto ciò che era successo. Doveva avere un senso, quell'istante in cui tutto si fermò rendeva questa situazione molto strana e Lucifero voleva capire cosa non andava.
Qualche ora dopo Lucifero si diresse verso l'ospedale, portando con se alcuni fiori. Rose rosse, il fioraio gli suggerì questi fiori.
Quando entrò in ospedale, si avvicino al bancone del capo infermiere.

- ''Cerco una ragazza che è stata portata qui questa mattina''. Chiese Lucifero con voce bassa
- ''certo controllo subito''. disse l'infermiere.
'' Lei è un familiare? Magari il marito?'' domandò a Lucifero.
- "No, sono la persona che l'ha investita" lo disse con una voce molto bassa per non farsi sentire dalle altre persone presenti.
- "Mi dispiace ma non posso fare e entrare nessuno che non sia un parente o
familiare." Il medico chiuse il registro dalla quale stava guardando, lo rimise sotto al bancone.
" Deve tornare quando ci saranno i familiari, se aspetta qui, tra poco arriverà la
madre". L'infermiere guardò negli occhi Lucifero, non poté distogliere lo sguardo, era come se Lucifero lo pietrificasse con i suoi occhi.
- " Fammi entrare, e non venire a disturbarmi".
L'infermiere, come se non potesse reagire acconsentì alla richiesta.
- " Stanza 201".
- "Grazie". Lucifero si dirisse verso la stanza. Chiuse la porta e si avvicinò al letto.
Prese una sedia, si sedette di fronte a lei, dormiva beatamente, come se non avesse nessun dolore, immersa nei suoi sogni. Lucifero appoggiò i fiori in un vaso, che mise a fianco a lei. tutta la stanza era piena di fiori mandati da lui.
- " Si è strano, il re dell'inferno che viene in un ospedale... e oltretutto a chiedere
scusa per aver fatto del male... purtroppo, ho un pizzico di sentimenti, quindi
sono venuto a chiedere scusa, spero che questi fiori possano essere di tuo
gradimento." Avvicinò un dito sopra la sua fronte "Ora cercherò di guarire la
tua commozione cerebrale".
In qualche istante Lucifero curò Federica. poi la toccò con due dita spostandole i capelli, e notò che la pelle di lei reagiva al suo contatto, e non era mai capitato fino ad ora. Lucifero cominciò a provare paura, non sapeva come comportarsi, allora prese la ragazza, e si teletrasportarono a casa di Lucifero...

Il Peccato Originale (Original Sin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora