Mark deve compiere una scelta.
_______________Vai. Così mi era stato detto.
Vai. Ma andare dove? Andare da te, o andare via? A quanto pare quella doveva essere una mia scelta.
Ripensai ancora una volta a tutto quello che era successo tra noi. Mi chiesi se valesse la pena di tornare da te, dopo tutto. C'erano così tante ragioni che mi stavano portando a dire di no, tuttavia qualcosa che spingeva affinché andassi da te.
Presi un grande respiro. E, finalmente, presi la mia decisione, e feci il primo passo.
Ma non appena appoggiai la suola della scarpa sul primo gradino delle scale, mi bloccai. Aveva senso andare via senza nemmeno provarci? Forse avrei dovuto lasciarti parlare, ascoltarti almeno un'ultima volta, prima di decidere.
Scossi la testa, profondamente sconsolato e probabilmente inconsolabile, e tornai sui miei passi.
☆
Nonostante tutto, tornai da te.
Fuori faceva un freddo terribile.
Tu eri ancora seduto, col viso tra le gambe e le braccia a coprirlo. Non mi sentisti, o forse attendesti che io prendessi parola. Mi sedetti accanto a te in silenzio, con il rumore della pioggia che copriva il rumore dei miei passi leggeri verso di te.
«E-ehi,» sussurrai, tanto piano che non so come tu riuscisti a sentirmi.
Tu alzasti la testa e, ricambiato il mio sguardo per un secondo, ti allontanasti di colpo. «Mark...». Sembravi di nuovo sull'orlo del pianto.
Io mi sforzai di sorridere. «Ho pensato che forse ti serviva un ombrello,» mi scusai, facendo accenno all'oggetto che avevo tra le mani, la scusa che mi ero preparato. «Non ti è mai piaciuta la pioggia.»
«Come lo sai?» chiedesti sottovoce.
Io sorrisi al ricordo. «Tu...». Non riuscii a continuare: ormai era tutto finito. Dovevo smetterla di fare il sentimentale. Mi voltai verso la strada e cercai di controllare le strane emozioni che si susseguivano dentro di me. Ma la pioggia batteva frenetica contro l'asfalto, e m'innervosiva terribilmente.
Prendesti parola all'improvviso, capendo che forse ero pronto a sentirti, ora. «Mark, devo parlarti.»
«Fallo,» dissi. Del resto, non avevo nulla da perdere. Ti avevo già perso. Anzi, non ti avevo mai avuto.
«Io... io e Renjun...» iniziasti. Non era un buon inizio. Mi tornò quello strano mal di pancia che avevo sentito anche la prima volta che avevamo avuto quel discorso. Gelosia? Ma la parola gelosia non era quella corretta, non era così che mi sentivo. Il mio male era meno identificabile, come generale malessere accumulatosi nel tempo, che ogni tanto mi faceva visita di colpo sotto forma di conato di vomito.
«Ho chiuso con Renjun. Era una relazione che andava avanti da troppo e né io né lui né eravamo soddisfatti – ma non avevamo il coraggio di dircelo perché non volevamo rovinare quella che pensavamo essere ancora una forte amicizia. Quella stessa sera... quando tu... quando io...» per un attimo distogliesti lo sguardo da me. «Mi dispiace. Sono stato uno stronzo,» ti scusasti.
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Come Back
Short StoryMark è convinto di essere qualcuno di importante per Donghyuck, ma per Hyuck Mark è soltanto uno scopamico. ー Sentivo ancora la tua presenza aleggiare intorno a me, come se le tue mani mi stessero ancora accarezzando i fianchi togliendomi la magliet...