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Playlist Consigliata:

Bel Air- Lana Del Rey-

Summertime Sadness- Lana Del Rey-

Thinking Of You- Katy Perry-

Happiness is you- Johnny Cash-

«Ecco a lei il resto signorina. Buona Giornata»

«Grazie mille, anche a lei»

Le conversazioni con il gelataio sono sempre molto brevi e sintetiche.

Ben gira col suo camioncino verde pallido ogni giorno alle quattro del pomeriggio, ed è quasi impossibile non sentirlo, la trombetta installata sul tettuccio del veicolo strimpella ad un volume spropositato per richiamare tutti i bambini del vicinato.

Io aspetto quasi sempre l’ultimo minuto, sempre indecisa se mangiare un altro gelato oppure resistere, e inseguire quella forma perfetta che i giornali propinano alla società. Ma sono abbastanza intelligente da non lasciarmi influenzare da stereotipi fittizi, così mi riduco all’ultimo a scendere le scale a perdi fiato, e ad uscire trafelata dalla porta di casa, coi soldi già contati in mano.

Non c’è niente di meglio che rinfrescarsi con un buon gelato in queste calde e afose giornate di metà luglio.

Dopo aver salutato Ben mi piace passeggiare lungo la via del mio quartiere, e, anche se fa molto caldo, l’atmosfera del pomeriggio tardo mi affascina a tal punto che quasi mi dimentico della temperatura.

 Le giornate volgono alla fine, i mariti tornano a casa con le loro 24 ore in mano, le donne rincasano dopo una lunga giornata di shopping a Rodeo Drive, e le madri trascinano i loro figli fuori dal parco giochi che hanno costruito da poco alla fine della via.

La mia passeggiata viene disturbata da un fastidiosissimo clacson. So già chi è.

«Buonasera signorina» mi sento dire.

«Buonasera signor Roger!» scuoto la mano verso il signore al volante dell’auto.

Il Signor Roger ha appena acquistato la sua nuova Ford Cortina seconda serie del 1966, nuova di zecca. Ha un colore azzurro sbiadito, e gli interni di pelle beige. La cura quasi come se fosse una figlia. Essendo uno dei pochi a potersi permettere una macchina così costosa, non perde mai occasione di sfoggiarla, e di conseguenza, di sfoggiare la sua ricchezza, a tutto il vicinato. Roger è una figura alquanto strana.  Vive nella villa dopo la grande quercia, non è sposato. Vive per il lavoro. E per le macchine. Gira sempre col suo vestito buono, quello che si dovrebbe sfoggiare nelle occasioni speciali ma, come dice lui, tutti i giorni potrebbero essere speciali.

Lo vedo parcheggiare nel vialetto di casa sua, chiudere la portiera, dare un’ultima occhiata alla sua “bambina”, poi incamminarsi verso la porta di casa.

Eccola là invece, la Signora Rose. Lei vive ancora nel lontano 1953, sogna di incontrare il suo James Dean. Forse non si è accorta che ormai siamo negli anni 60. Sono convinta che avrà ancora tutti i poster del divo attaccati in camera, nonostante la sua veneranda età. Ma forse fa bene a sognare…

La saluto con la mano e con un cenno di capo. Mi accorgo che sta calando la sera quando la brezza mi fa sventolare il vestito rosso che indosso. È molto leggero, e a detta di mia madre, troppo trasparente, ma a me non interessa molto. Mi piace tantissimo e quando sono di buon umore lo indosso, mi fa sentire leggiadra, e bellissima, quasi come una diva di Hollywood.

Arrivando alla fine del vialetto si può scorgere da lontano l’oceano. Troppo lontano ma anche vicino. La brezza infatti trasporta i spruzzi marini fino a me, o almeno così a me sembra. Sento l’odore dell’acqua fresca salirmi su per le narici, e il vento avvolgermi i capelli…

Troppo lontano. Ma presto vicino.

Mi fermo un secondo ad osservare il giorno volgere al termine, i colori rossi e arancioni ricoprono le case bianche del quartiere e pian piano le voci si diradano facendo posto al silenzio della tipica sera californiana di metà estate.

Imbocco la via di casa.

Entrando in cucina trovo i miei genitori indaffarati nel preparare la tavola, mia madre è assorta nei pensieri davanti a quell’orribile frigorifero Smeg color giallo paglierino, io avevo proposto un color verde, più in tinta con la cucina, ma era troppo costoso e quindi la scelta è ricaduta su quel…coso.

Di solito ricevo degli sguardi di leggera disapprovazione verso la mia tendenza a sognare, ma stasera no. Sanno i motivi della mia momentanea assenza. La mia mente è oltre. Lontano. Ma presto vicino.

Finito cena mi propongo per lavare i piatti, e la cosa, ovviamente, rende felici i miei che si lamentano sempre della mia pigrizia in fatto di lavori di casa, quindi per stavolta fermeranno le loro obiezioni.

La finestra sopra il lavandino mi dà una visuale bellissima. Vedo tutta la vallata che si estende per molte miglia, giù verso la città. Sento i grilli cantare allegri, e il fruscio dell’erba accompagna i loro canti come un’orchestra ben accordata. Scorgo alcune lucciole brillare nel prato, si comportano un po’ come quelle scritte al neon che recentemente sono comparse qua e là, fuori dai locali giù in città. Hanno colori così sgargianti e sembra vogliano dire “Qua, entrate qua dentro, non ve ne pentirete!”.

Io le reputo molto inutili, non c’è richiamo migliore che la musica che si ode stando al di fuori dei locali. La musica e il frastuono della gente all’interno dovrebbero bastare come invito ad entrarci, no?

Mi ricordo ancora quando sono andata a ballare in uno di quei posti… Indossavo questo vestito rosso. Avevo i miei lunghi capelli biondo grano ondulati, mi ricordo che mia madre ci mise un’ora per acconciarli, e avevo un leggero velo di trucco, ma le labbra erano invece molto marcate, da un rossetto color ciliegia, ricordo ancora la faccia di… Oddio sto ancora viaggiando nei miei ricordi. Un sorriso fa la sua apparizione sul mio volto mentre ripongo l’ultimo piatto nella credenza. Do la buona notte ai miei genitori, assorti davanti alla televisione in salotto, completamente ipnotizzati dall’ultimo quiz televisivo ideato ad hoc per incollare i telespettatori davanti allo schermo. Mi domando dove andremo a finire di questo passo…

Io preferisco di gran lunga chiudermi in stanza e ascoltare della buona musica.

Mi avvicino allo scaffale sopra la mia scrivania. Lì ho la mia collezione di vinili. Sfilo il disco dal cofanetto, Happiness is you, di Johnny Cash. Il suo artista preferito. Ora anche il mio.  È un album fresco di pubblicazione. Lo aspettavo ormai da un anno e quindi avevo messo da parte i risparmi per comprarmelo, e invece me lo ha comprato lui.  Ricordo che me lo portò la mattina appena uscito, e insieme lo ascoltammo tutto di fila senza mai fermarci, subito diventò il nostro album.

My heart won't miss you my heart goes with you” Mi lascio cullare dalle note delle canzoni, mentre mi preparo per andare a dormire.

West Coast,1967Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora