5.

83 3 1
                                    

Playlist consigliata

I put a Spell on you- Anne Lennox-

Baby Came Home- The Neighbourhood-

West Cost- Lana Del Rey-

Oh, pretty women- Roy Orbison-

       Harry’s POV

È l’una di notte quando improvvisamente mi sveglio. Ho il collo indolenzito, ho passato le ultime 8 ore con la testa appoggiata al finestrino.

Non riesco a focalizzare bene se non dopo vari tentativi di apertura e chiusura delle mie palpebre. Ho gli occhi stanchi. Annebbiati. Appiccicati. La mia testa è stanca e pesante. Ho i capelli incollati alla fronte, e so per certo che i ricci di adesso sono dovuti più all’umidità che alla mia conformazione genetica.

Appena Morfeo abbandona il mio corpo, e finalmente mi sveglio del tutto, capisco. Siamo a casa.

 Per avere la certezza abbasso il finestrino. Eccolo qui. L’odore di casa. Salsedine, brezza marina, e odore stopposo di sabbia calda.

 Odore di gomme di macchine lasciate al sole, odore di Coca Cola stappate lungo la Promenade, odore di lacca per capelli usata in quantità industriale durante i film di Hollywood, eccola casa mia. Ecco la West Coast. Ecco Los Angeles.

 «Harry siamo arrivati!» mi avverte Jack con un sorriso che va da un orecchio all’altro.

 Penso che io e Jack siamo solo dei sbruffoni. Facciamo i gradassi e andiamo in giro per l’America ma poi diventiamo dei bimbi appena siamo nelle vicinanze di casa, siamo due strani individui.

 “Welcome to Los Angeles: County Lane” leggo sul cartello color verde arrugginito posto ai limiti della contea. Siamo ufficialmente a casa. Lentamente appoggio di nuovo la testa sul bordo del finestrino abbassato, il vento mi sconvolge i capelli e li sento tirare alle radici.

Per due ore circa attraversiamo solo la corolla esterna della città, dove regna solo degrado, case povere e qualche gas station abbandonata, poi finalmente l’asfalto comincia a farsi più bello e liscio, le case più curate e pulite, e le luci dei lampioni funzionanti e più frequenti.

 Attraversiamo qualche cantiere, segno che la città si sta allargando sempre più, e chissà di questo passo quanto diventerà bella.

Due quartieri e qualche bar più avanti e siamo a casa mia. Io e Jack scendiamo dal van nero, e apriamo il portone dietro. Prendo i miei due borsoni e la custodia della chitarra. Nel frattempo sento la porta di casa aprirsi. È mia madre, che in camicia da notte rosa, la sua preferita, mi corre incontro abbracciandomi forte forte.

 «Hey madre, dai su non diamo spettacolo qui in strada» le dico sorridendo. Cerco di fare il duro della situazione, ma in realtà nascondo la mia gioia nell’essere finalmente a casa e con la mia famiglia.

Saluto Jack con una stretta di mano ed un buffetto sulla spalla, lui fa lo stesso, saluta mia madre e poi rimette in moto il van, che ormai è ferraglia.

Oltrepasso la soglia di casa. Home Sweet Home. Non è cambiato nulla. La credenza in cucina ha ancora un’anta che pende a destra, il tappetto la solita macchia di birra accanto alla poltrona dove mio padre si siede di solito per guardare le partite di calcio, e nell’aria c’è ancora quell’odore di colonia alla lavanda che mia madre si ostina a spruzzare in tutte le stanze della casa.

West Coast,1967Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora