guilt

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[✔️revisionato]

Non poteva e non voleva ritornare dai suoi amici, e non l'aveva fatto. Si era trovata un piccolo monolocale sempre a New York.
Non era tornata per codardia, aveva paura, delle loro reazioni e soprattutto dall'odio che avrebbe ricevuto per averli abbandonati senza avvertire.
Avrebbe voluto dargli le risposte che meritavano, ma era troppo codarda per farlo.
Bucky le mancava ogni giorno di più, senza di lui tutto era diverso, il modo in cui percepiva le cose o le persone, come quella volta che si era trovata a guardare un coppia di anziani seduti su una panchina. Pensava solo a lui ormai, e i sensi di colpa per averlo lasciato da solo le attanagliavano lo stomaco ogni giorno, provocandole un forte mal di testa che la faceva arrabbiare e la faceva piangere.

Non sapeva ancora però, che il miliardario l'aveva trovata, appena era tornata sulla terra, aveva localizzato la posizione grazie al suo telefono. Non lo aveva riferito a nessuno, perché la conosceva abbastanza da sapere che se avesse voluto ritornare lo avrebbe fatto, ma i giorni passavano e continuava a frullargli nella testa il motivo del suo non ritorno dai suoi amici. Quindi il playboy, un giorno, si svegliò nel bel mezzo della notte con la decisione di andarla a trovare e fare una bella chiacchierata con lei.

***

Il monolocale aveva le luci spente, la ragazza dormiva beatamente -o quasi- quando improvvisamente un bussare ripetutamente forte alla sua porta disturbò il suo sonno leggero, era una delle poche notti in cui riusciva a chiudere occhio senza pensare al ragazzo che aveva abbandonato e proprio quando ci era riuscita qualcuno la interrompeva. Ma la vera domanda che sorse nella sua testa fu -chi era a quest'ora?-

Aprì svogliatamente la portà strascicando i piedi, se fosse stato un suo nemico lo avrebbe distrutto con un gesto della mano quindi non si preoccupò minimamente di guardare attraverso lo spioncino di quella porta leggermente sfasciata.
-Bentornata sulla terra SuperGirl, da quanto tempo non ci vediamo eh?-
Davanti a lei si presentò l'ultima persona che aveva immaginato si presentasse, aveva immaginato Steve, Natasha, persino Bucky, ma sicuramente non il miliardario Tony Stark.
Fece una faccia scioccata senza neanche rispondere mentre centinaia di domande le riempirono la testa che iniziò anche a farle male.
-Allora, la tua vacanza fuori dalla terra com'è andata?- si sedette maldestramente sul suo letto disfatto.
-Hai interrotto il mio sonno, l'unica notte in cui sono riuscita a dormire- lo incolpò malevolmente.
-I sensi di colpa non ti fanno dormire vero? Si lo capisco dopo quello che hai fatto-
-Fatto cosa? Non sai nemmeno dove sono andata Stark, cos'è, dietro la porta ci sono gli altri che origliano la conversazione? Oppure nell'auricolare? Voto per la seconda, più pratico, più da Tony Stark- parlò ironicamente alzando gli occhi al cielo.
-Voglio sapere dove sei finita negli ultimi 7 mesi-
-Quando sono scappata, sono andata da una vecchia conoscenza che mi ha aiutato ad aprire un portale per l'Inferno, facendo un patto, lui mi avrebbe aperto il portale e lui lo avrebbe governato, una volta arrivata mi sono ripresa i miei poteri, ho sottomesso i Demoni che volevano, a quanto pare, invadere la terra con me al loro fianco. Ho riportato in vita mia sorella e l'ho lasciata sull'Olimpo, dove meritava di stare veramente-
-E ci hai messo sette fottutissimi mesi?-
-Ci ho messo sei ore Stark, ma sulla terra equivalgono a sei mesi. L'ultimo mese sono stata qui, a crogiolarmi nel dolore-
-Ti abbiamo cercato ovunque per sei mesi, quando ci siamo arresi eravamo tutti tristi, abbiamo pianto per te! Hai distrutto Bucky e Steve le persone che tenevano a te più di tutti la dentro. Adesso quel piccolo Soldato si è fatto una vita senza di te, ha una nuova ragazza, ebbene si, ti ha rimpiazzato e ha fatto dannatamente bene!-
-Non mi interessa Tony, basta che lui sia felice, se lo è lo sono anche io- in realtà non lo era, stava morendo internamente, la gelosia e la delusione la stavano bruciando da dentro, ma non lo mostrò perché infondo lei era bravissima a nascondere quello che provava.
-Non ti credo, sappiamo entrambi che se lui sapesse che ti trovi qui, ritornerebbe da te immediatamente-
-Hai detto che si è rifatto una vita no? Significa che è felice, che non ha più bisogno di me, e a me va più che bene- annuì come se dovesse convincere se stessa con quelle parole.
-Torna, sai bene di mancare a tutti, non fare la difficile e anche se adori farti pregare non farmelo fare- sorrise alleggerendo la conversazione.
-Non lo farò Stark, vi aiuterò in caso di emergenza, basta che mi chiami, ma non tornerò a vivere lì. A guardare ogni giorno i visi delle persone che ho abbandonato, non lo farò. Puoi avvertire chi vuoi che sono tornata, puoi spiegare a tutti perché sono mancata tutti questi mesi, se vorranno vedermi sapranno che sono qui e faranno come te, cercheranno spiegazioni e le darò-
-Io non dirò niente, sarai tu a dirlo a loro-
-Sai bene che la porta del complesso è sempre aperta per te, quando vuoi venire a trovarci siamo lì ad aspettarti- la racchiuse in un abbraccio lasciando il monolocale.

***

Si chiese tutta la notte cosa avrebbe dovuto fare, ma non trovò una risposta esatta. Non aveva il coraggio di affrontarli, e questa era l'unica verità che le sovrastava nella sua mente.
Non avrebbe mai dovuto abbandonarli, ma se non lo avesse fatto sua sorella sarebbe ancora morta. Per di più mancavano due mesi al compleanno, cioè vuol dire che ben presto sarebbe morta.

Cosa doveva fare, rischiare o aspettare tranquillamente la sua morte?

Hecate »» Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora