He only has but minutes more

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Era un giorno normalissimo. Lui e Lisa erano di pattuglia, come loro solito.
Non avevano incontrato niente di troppo strano o pericoloso, solo dei gruppi di hilichurl. Ma per loro non era un problema, erano abituati a sconfiggere quegli esseri.

-un esercito?- Chiese Lisa al passaggio di alcuni cavalieri.
-È strano.- Affermò Kaeya. -L'unica nazione che possiede un esercito è Liyue.-
-Non è lo stendardo di Liyue quello.- Disse la bibliotecaria.
Lisa prese in mano uno dei suoi libri e prese a sfogliare le pagine. Non aveva mai visto quella bandiera, e sui documenti a sua disposizione non era nemmeno registrata.
Nella mente di Kaeya intanto si fece largo un pessimo presentimento. Si ricordava vagamente di quei simboli, li aveva già visti da bambino. Sì, era presente sui suoi vestiti quando ancora abitava in un mondo buio e distrutto.
L'aveva visto spesso in vari luoghi, in alcune piazze, sui vestiti, nei municipi, su alcuni libri di scuola che possedeva e alcune volte anche in qualche biblioteca. Ed era anche il simbolo che suo padre portava ricamato sul suo mantello nero.

"Non dimenticarti da dove vieni" gli aveva detto suo padre prima di lasciarlo nelle mani di Crepus. Se c'era qualcosa che si ricordava di quel giorno era proprio quella frase, associata a quella bandiera. Rimembrava anche la sete, la fame, la confusione, la stanchezza, ma quelle parole erano rimaste quasi scolpite nella sua mente.

L'uomo prese l'amica per mano, ed iniziò a correre verso Mondstadt insieme a lei.
-Kaeya! Che stai facendo?- Chiese Lisa, visibilmente confusa.
Il suo collega però non rispose.
Il suo primo pensiero però non fu la città. Il suo impulso fu quello di tornare a casa per avvertire Diluc e Caelus. E dire che se suo figlio avesse mai pensato o fatto una cosa del genere non gliel'avrebbe fatta passare liscia. "Per un cavaliere la città ha la priorità su tutto", non faceva altro che ripeterglielo per insegnargli il comportamento del buon soldato, cosa che il ragazzo, testardo come il padre, non aveva ancora imparato.

Kaeya e Lisa corsero fino al quartier generale dei cavalieri di Favonius.

-Jean!- Kaeya chiamò il suo capo.
-Kaeya, spiegami cosa sta succedendo!- Lisa chiese delle spiegazioni.
-Mondstadt potrebbe essere sotto attacco.- Disse l'uomo con i capelli indaco.
Lisa fu sconcertata da quell'affermazione.
-Signor Kaeya, mi dispiace dirglielo, ma Jean è fuori città per sbrigare degli affari.- Disse Noelle.
-allora avviseremo noi la popolazione.- Affermò l'uomo.
-Kaeya, no. Non sappiamo nemmeno se quell'esercito sia diretto qui.- Lisa tentò di farlo ragionare.
-Conosco quella bandiera. E l'esercito si sta dirigendo qui, fidati. Dobbiamo usare questo tempo a nostra disposizione per avvisare la popolazione.- Affermò il comandante della cavalleria.
Ma la sua collega sembrava ancora perplessa. Non capiva bene la situazione, ma decise che avrebbe dovuto spargere avviso.

Si sentì un codardo a lasciare la sua collega tutta sola mentre svolgeva quell'azione. Aveva spiegato sia a Noelle che a Lisa perché doveva assolutamente tornare a casa, e dopo essersi inventato varie bugie iniziò a correre verso la sua dimora.
Se Caelus avesse fatto una cosa del genere lo avrebbe severamente punito.

Kaeya arrivò a casa quasi senza fiato, ma sapeva che non poteva ancora rilassarsi. Sentì dei lamenti provenire dall'interno dell'abitazione, e per un attimo esitò. Non voleva assistere ad una scena orribile. Non voleva assistere alla distrutta della sua famiglia. Non voleva niente di tutto questo.

-Avete delle armi sofisticate per essere una nazione in rovina, peccato non si possa dire la stessa cosa del cervello.- Udì quella voce e Kaeya decise di entrare.
Vide Diluc inginocchiato ai piedi di un altro uomo, che gli puntava una lama alla gola.
-Fermatevi.- Fu questo il suo unico ordine, che fu eseguito. I soldati lo riconoscevano come se fosse un principe, colui che un giorno avrebbe ereditato tutto il territorio di Khaenri'ah, l'unico che aveva un potere simile a quello di suo padre, il solo che poteva affermare la sua autorità anche sull'esercito.
-Cosa siete venuti a fare qui?- Domandò l'uomo dall'occhio blu.
-Lord Kaeya, siamo venuti per riportarla a Khaenri'ah.- Spiegò uno dei soldati.
Diluc lo guardò con uno sguardo dispregiativo. Non voleva che qualcuno del genere si avvicinasse a suo marito. Non voleva che qualcuno del genere si avvicinasse così alla sua famiglia, come se niente fosse. Come se Kaeya non avesse mai dovuto compiere dei sacrifici per proteggerla proprio da quei soldati che ora avevano il comando di distruggerla.

𝐒𝐓𝐀𝐘 𝐆𝐎𝐋𝐃 || Kaeluc oneshotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora