- CAPITOLO 2 -

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Come da previsioni, il giro di perlustrazione si concluse con un nulla di fatto. Harry non raccolse alcuna prova aggiuntiva sulla scena del delitto e i residenti della zona tacquero sull'accaduto.

Volle riservarsi l'interrogatorio ai genitori di Giulia come ultima carta, in modo tale che potessero guadagnare tempo per assimilare la perdita. Decise dunque di far trascorrere 5 minuti in totale spensieratezza.

Appoggiò la schiena al muro, sporcandosi per altro il cappotto color camoscio.

Aveva già mangiato l'emozione a colazione. Si era dunque promesso di non toccare cibo durante pranzo e cena. Tuttavia, non resistette alla tentazione e tirò fuori dalla Guccy bag il vuoto che aveva inserito in un barattolo. Si era ovviamente accertato di essere completamente in disparte da chiunque sul posto, in modo tale da rispettare la sua abitudine ad essere da solo per colmare il suo vuoto interiore.

Alzò lo sguardo; il cielo non gli era mai parso così blu. Il percorso dallo psicoterapeuta stava funzionando. Stava iniziando a sentirsi finalmente felice. E stavolta per davvero. Abbassò lo sguardo di 90 gradi. Di fronte a lui tre porte: in fila, una gialla, una completamente distrutta, una blu.

Davanti a quel condominio, una folla gremita di gente. E improvvisamente venne assalito ancora una volta da quel desiderio. Harry Styles non stava bene. Anzi, non stava bene per un cazzo. Non ci mise molto tempo ad accorgersi di quella sensazione: avrebbe dato tutto sè stesso per sentire l'ebrezza dell'assassinio, il brivido di avvertire la spericolatezza delle sue azioni.

Di questo, Harry non ne aveva mai parlato con nessuno. Se non con il suo block notes, sempre a disposizione nel taschino destro della giacca.

Chiunque era solito immaginare il paradiso sotto una veste tranquilla, la pacatezza racchiusa in un luogo. Il detective, però, di definizione ne aveva un'altra. Se era vero che il termine in sè raccogliesse tutte quante le perversioni più inspiegabili, la sua concezione di aldilà era avere a portata di mano una trentina di uomini da sgozzare in tutta tranquillità, non prima di aver assaporato parte delle loro labbra e corpo, in modo da rendere l'atto commesso più romantico di quanto già non lo fosse.

Alle ore 15.50, esattamente tre ore dopo la partenza dalla centrale, Harry si scrollò di dosso i pensieri e suonò il campanello dell'ultimo piano di un palazzo denominato "Milano".

Un particolare lo fece riflettere: come mai i genitori della vittima avevano lasciato che loro figlia stesse fuori fino a tarda notte? E soprattutto, non si erano insospettiti quando la ragazza, alle 5 inoltrate (ora della prima segnalazione alla centrale), non era ancora rincasata?

I signori dell'ultimo piano dovevano aver capito le ragioni di quella visita e aprirono immediatamente il portone, senza nemmeno chiedere chi stesse suonando.

Nonostante la porta da raggiungere fosse quella più distante, l'investigatore scelse immediatamente le scale; si era sempre chiesto come facesse la gente a preferire l'ascensore, dato che non gli proferiva nessun senso di difficoltà, di curiosità.

Dopo cinque minuti abbondanti, Harry suonò al campanello targato Stabile. Trovò ad aprirgli la porta una bionda signora sulla cinquantina, col viso inzuppato di lacrime. Lo fece accomodare ad un tavolo situato al centro di un immenso salotto, in cui spiccava su tutto un costosissimo Caravaggio. A capotavola sedeva un uomo poco più anziano di sua moglie, dotato di folta barba grigia, pochi capelli sui lati e occhiali rotondi. Era visibilmente scosso. Alla sua destra, era seduto un ragazzo sulla ventina, quello che con tutta probabilità era il fratello di Giulia. I folti capelli ricci, lo sguardo penetrante e la linea ben definita del mento gli attribuivano una elegantissima ma spiccata sensualità.

How Much Can a Killer Mantain ?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora