- CAPITOLO 1 -

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21.45

Manchester.

Harry non riusciva a decidere quale fosse il suono più assordante a rompere il silenzio del suo studio: quello delle lancette dell'orologio, che scandivano ad ogni tichettio un passo avanti verso la luce in fondo al tunnel, o quello del fruscio del vento, incessante, ma che pareva scandire arrangiamenti musicali perfetti per un'atmosfera così tesa e delicata.

Si convinse che mancasse ormai poco. La comunicazione che tanto lo stava mettendo in soggezione sarebbe arrivata a momenti. Provò a reprimere la sua agitazione, inspirando sprazzi di ossigeno così violentemente che gli parve di far rallentare il flusso del vento. Chiuse gli occhi. Si morse le labbra carnose. Strinse i pugni. Ma nulla.

Il resoconto sull'autopsia del cadavere di Giulia Stabile sembrava ormai essere una leggenda metropolitana.

Guardò distrattamente il cellulare: 9 messaggi su Telegram, 1 direct su Instagram, 2003 notifiche su Whatsapp.

Di certo non era quello che sperava di trovare. Di comunicazioni dal reparto di anatomia, nemmeno l'ombra.

Harry decise dunque di distrarsi e di dare un'ultima verifica ai dati ottenuti dalla sua precedente indagine.

Ne era praticamente certo, la vittima non si era tolta la vita. Il foro sulla testa evidenziava come la sua morte derivasse da arma da fuoco, oggetto peraltro rinvenuto sulla scena del delitto, in Via Gluck.

Peccato però che il diametro del foro fosse inferiore di mezzo centimetro a quello dei proiettili rinvenuti a pochi passi dal corpo senza vita della ragazza, sporchi di chissà quale liquido rossastro.

Una mossa certamente atta a sviare le indagini, che dimostrava in maniera inconfutabile un grande particolare: l'assassino non aveva fretta di colpire. Come di consueto, però, persino la più calcolata delle azioni può rivelare errori grossolani al suo interno, non necessariamente commessi a propria insaputa, ma per aprire ai futuri investigatori due piste anzichè una sola; imprigionare un assassino è già di per se complicato. Capire se è avvenuto un suicidio o un omicidio non solo rende le dinamiche più complesse, ma fa guadagnare tempo prezioso all'omicida.

Mentre rifletteva sul modo in cui avesse potuto agire il killer di Giulia, vibrò il cellulare.

Trattenne il fiato, dopodichè gli sembrò di vibrare assieme ad esso, un po' per l'agitazione, un po' per la frenesia.

Il referto sull'autopsia era arrivato. Non esitò neanche un istante e ne lesse il contenuto.

Dopo una ventina di minuti abbondanti, caratterizzati da sobbalzi e smorfie, si infilò le mani tra i capelli ricci.

Quasi tutto quello che aveva dedotto si era rivelato errato: il liquido rosso sul proiettile era, contro ogni aspettativa, il sangue della vittima, oltremodo identico a quello della chiazza che circondava la testa di Giulia.

Sul grilletto dell'arma, inoltre, erano state reperite delle impronte digitali appartenenti alla ragazza.

Questo sarebbe bastato a chiunque per determinare il suicidio come causa della morte.

L'investigatore Styles era però dotato di un'invidiabile intuito e caparbietà; ragionò fino ad arrivare a porsi un interrogativo: la pistola non era dotata di silenziatore e l'omicidio era avvenuto in tarda notte. Come era possibile, dunque, che nessun abitante della zona si fosse svegliato in preda al panico e nessuno avesse avuto l'idea di telefonare la polizia?

Si appuntò questo particolare sul suo block notes, dopodichè si abbandonò sul divano, dove si affondò beatamente come solito era fare.

La giornata seguente sarebbe stato impegnato ad interrogare i parenti della vittima e gli abitanti del quartiere dove era stato rinvenuto il corpo, dichiarazioni che gli avrebbero certamente permesso di scovare un granello di verità in una distesa infinita di sabbia, ma che gli avrebbero sottratto non poco del suo tempo a disposizione per effettuare un'analisi più accurata sull'accaduto.

CAPITOLO 1 – parte 2

"Detective Styles, non mi sembra in gran forma" sentenziò Tomlinson, capo del corpo di polizia di Manchester.

"Al contrario, signore". Harry si alzò di scatto, con fin troppa adrenalina dovuta all'energy drink bevuto poco prima.

Nonostante la sua sfrontatezza, era palpabile quanto poco bene si sentisse l'investigatore in quel momento. Occhi spenti e incavati, barba poco curata e borse evidenti non erano però abbastanza per rimuovere punti al suo naturale e seducente sguardo.

"Molto bene." Proseguì l'uomo. "Come le avevo informato, nella giornata di oggi raccoglierà informazioni direttamente sul luogo del delitto; perlustrerà la zona, interrogherà eventuali testimoni, estrapolerà informazioni dai parenti della vittima, riporterà tutto in forma scritta. Possibilmente nel minor tempo possibile. Non le ruberò un secondo di più, si diriga seduta stante verso Via Gluck".

Scese in fretta e furia le scale, rischiando di inciampare verso il 126° gradino, ma giunse senza troppa difficoltà al taxi che lo aspettava all'esterno della centrale.

Sul sedile posteriore, durante il tragitto, Harry prese a giocherellare con l'anello sul mignolo destro, certe volte rimanendo sorpreso di come riuscisse a gestire la calma in una situazione così delicata, anche considerata la bevanda energizzante e il fatto che non riuscisse praticamente mai a mascherare la sua agitazione.

Quando rifletteva, però, sembrava che si fermasse l'universo tutto intorno a lui. E in quel momento rifletteva. Rifletteva su quanto odiasse dal profondo della sua anima il commissario Tomlinson.

È effettivamente bizzarro il fatto che una persona che dovrebbe assicurare la giustizia e la pace possa provare un sentimento di disprezzo così profondo per un essere umano.

Il suo odio represso, però, aveva tutta l'aria di essere il più romantico della storia. D'altronde, cosa vuol dire odiare se non gustarsi una tacita vendetta contro chi crede di star gestendo un buono a nulla? Styles aveva assistito a centinaia di omicidi, ma nessuno avrebbe raggiunto la brutalità e la violenza che avrebbe osato sfogare contro il capo di polizia.

L'arte dell'uccisione lo aveva da sempre affascinato; nessun'opera d'arte può di fatto competere con la spettacolarità del crimine. L'unica differenza fra le parti sta negli strumenti utilizzati: un'arma in un caso, un pennello in un altro. Anche se, a dire il vero, un'arma è un po' come un pennello. Dipinge di un rosso sanguigno un'anima dalla tela nera, che altrimenti rimarrebbe priva di colori.

Ad ogni modo, il detective scacciò via i suoi pensieri con un rapido movimento del collo. Tempismo peraltro perfetto, dato che il tassista chiese timidamente i soldi della corsa.

Riposizionò al mignolo l'anello e iniziò a rovistare nella sua borsa targata Guccy.

Pagò l'autista e scese dal veicolo.

Il luogo sembrava essere tutto fuorchè quello che si aspettava: una zona poco trafficata, abbastanza abitata e non molto distante da un grazioso parco. Insolita scena del delitto, vista la tranquillità di quella zona.

Harry si rivolse al signor Zerbi, sceriffo atto a presidiare lo steccato che delimitava la sagoma disegnata sull'asfalto raffigurante il corpo di Giulia Stabile, e gli domandò puntigliosamente: "Abbiamo testimoni?"

L'uomo tagliò corto: "No".

How Much Can a Killer Mantain ?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora