- CAPITOLO 3 -

10 3 0
                                    


Harry si svegliò di soprassalto, gemendo per alcuni lunghi tratti. Si stropicciò gli occhi con i pugni chiusi, stretti con talmente tanta forza da far risaltare ancora di più le sue già preponderanti vene.

Afferrò con uno scatto la bottiglietta d'acqua sul comodino, non prima di aver gettato in aria un brontolio che parve di liberazione, atto a distendere mente e corpo.

Girò lentamente lo sguardo dalla parte opposta: la sveglia, con un inequivocabile bagliore rosso, segnava le 04:35. Perchè si era svegliato in modo così brusco nel cuore della notte, gemendo come mai gli era capitato?

Si passò una mano tra i capelli completamente in disordine, dopodichè la cacciò sotto le coperte cercando il cellulare. Non tardò di certo ad accorgersi di un piccolo particolare; ne aveva già avuto l'impressione ma, avendolo involontariamente sfiorato, ne ebbe la certezza.

Ben presto intuì la natura di quell'apparentemente insensata erezione: l'aveva sognato.

Harry Styles, detective inglese dal carattere glaciale ma con una furia ormonale implacabile, aveva immaginato sè stesso in una relazione con Tancredi Stabile.

Non riusciva perfettamente a ricordare cosa fosse successo nel sogno, ma a giudicare dalla sua eccitazione e dai gemiti emessi da appena sveglio, era chiaro il fatto che i due non stessero giocando a scacchi.

Si alzò bruscamente, cacciando via lontano il piumone. Dopodichè si diresse sbuffando in bagno, luogo in cui si abbandonò alla tentazione; Harry si accasciò sulle fredde piastrelle azzurre e crollò in una fragorosa cascata di lacrime.

Rare volte aveva pianto in vita sua. Ancora più raro era che quel pianto riuscisse ad accompagnarlo dentro per tutta la vita, come una sorta di cicatrice indelebile.

Aveva pianto per la morte di sua madre. Aveva pianto per la morte del suo migliore amico, Zayn. Aveva pianto per la morte del suo cane, Doug. Non aveva mai pianto per amore.

Ed in effetti, non lo avrebbe mai fatto. Non stava piangendo per amore, ne era certo. Per quale motivo quel ragazzo sulla ventina riusciva ad affascinarlo così tanto? Ne era attratto sessualmente, nulla di più. Se lo promise.

Si asciugò l'ultima lacrima che gli rigava lo zigomo destro e si alzò, con le gambe tremanti per lo sforzo appena commesso.

Si poggiò in avanti sul lavandino, con le braccia distese verso i lati, e sospirò.

Alzò lentamente lo sguardo verso lo specchio, poi spalancò gli occhi per lo stupore. Nel riflesso non c'era traccia del detective Styles, sempre imborghesito e vestito di tutto punto. Nel buio della notte inglese si riusciva a intravedere un Harry Styles a petto nudo, con più occhiaie che nei sulle spalle, spettinato, con la barba più incolta del solito. Piangere per amore lo aveva portato a spogliarsi delle censure della vita quotidiana e fargli dare un'occhiata più da vicino alla sua interiorità.

Gli sovvenne immediatamente un dubbio: c'erano abbstanza prove per incastrare Tancredi?

Uscì dal bagno e, recatosi in salone, accese il computer.

Il report, compilato da lui qualche ora prima, non metteva in evidenza alcun indizio riconducibile a lui. Non vi era un solo motivo valido per portarlo a giudizio e questo stava significare solo una cosa: senza una plausibile ragione, non lo avrebbe mai più rivisto faccia a faccia.

Harry comiciò a sentirsi affranto alla sola idea di non poter mai più spogliare e divorare con gli occhi un ragazzo dichiaratamente etero che aveva conosciuto quel pomeriggio, con cui ci aveva parlato per un paio d'ore.

Si sforzò di cercare un nesso che avrebbe potuto in qualche modo far dubitare della sua innocenza, ma qualsiasi argomentazione aveva un suo nesso logico che dimostrasse il contrario.

A quel punto, lasciò che la sua folle immaginazione prendesse ancora una volta il sopravvento. Sogghignò di piacere per la perfida idea appena venutagli in mente, tanto da lasciarsi gustare nella sua malvagità; Harry avrebbe infangato le prove con degli indizi palesemente riconducibili a Tancredi.

Avrebbe mandato in carcere un probabile innocente, visibilmente colpevole secondo lui, per scambiarci un dialogo un'ultima volta. E in cuor suo, sapeva di avere a disposizione tutti gli strumenti necessari per svolgere un'operazione del genere.

Si domandò per un attimo se fosse una decisione sensata. La risposta non tardò ad arrivargli. Sì. Lo era. Il mestiere del detective, d'altronde non permette grandi guizzi d'inventiva. Un crimine avviene secondo uno schema ben preciso e non c'è mai realmente modo di inserire una propria interpretazione sul come si siano svolte le vicende, oltre al fatto che non si bada per nulla all'emotività dell'omicida in quell'istante.

L'inglese, invece, si era fin dal principio differenziato dagli altri del reparto di polizia per la sua spiccata fantasia e il comprendere al volo cosa sentisse un uomo al momento dell'uccisione.

Quanto a lungo può resistere un assassino?

Per adesso, Harry era riuscito a durare 24 anni senza commettere omicidi, nè tantomeno gravi reati.

Avrebbe iniziato ora, e l'avrebbe fatto con quest'ultima. Meglio tardi che mai, probabilmente.

Rimase sveglio tutta la notte, con il chiodo fisso in mente di orchestrare un piano perfetto per architettare lo spionaggio della famiglia Stabile.

Voleva conoscere fin nei minimi particolari la routine della sua preda, in modo tale da non commettere errori il giorno dell'assalto. Era certo che non sarebbe più stato lontano dal suo amato tanto a lungo.


CAPITOLO 3 – Parte Due


Quella notte, Harry la trascorse tra imprecazioni, boccate di fumo e minuti frastagliati di sonno. Nulla di particolare accadde, se non che il detective iniziò a sistemare accuratamente i preparativi per il piano della mattina a venire.

Un binocolo, dei vestiti puliti, le pillole consigliate dallo psicoterapeuta e un nuovo block notes, con sù scritto a caratteri cubitali TANCREDI.

Il tempo scorse ad una velocità inaudita.

Erano le 7:25.

Harry era appollaiato dietro un cespuglio del parco fiancheggiante Via Gluck, in modo da avere una visione più completa sul condominio "Milano".

Binocolo in una mano, matita nell'altra, si appuntò nei minimi partiolari ogni singola azione svolta dai tre abitanti della casa: l'orario di lavoro, quando pranzavano, quante volte si recassero in bagno nel corso della giornata, persino a che livello fosse il volume della TV.

Sfruttò la sua giornata libera per dedicarsi interamente a questo.

Lo fece anche la settima dopo.

Quella successiva.

Quella successiva ancora.

Ripetette la stessa azione 15 volte, consumando in tal modo il suo giorno di riposo, solitamente usato per giocare ai videogames.

Al 16° giorno, il block notes aveva terminato i fogli.

Harry sfogliò soddisfatto le sue pagine, poi si mise ad esaminarne il contenuto. Si rese conto che quel quaderno non era una semplice analisi di spionaggio. Era un romanzo d'amore, che raccontava per filo e per segno 16 giorni di vita di un ragazzo con il quale aveva tenuto una semplice discussione.

Quantomeno, ora disponeva di tutte le informazioni necessarie per infangare il caso Giulia Stabile ed era certo di poterlo fare, sicuro com'era dei propri mezzi.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 13, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

How Much Can a Killer Mantain ?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora