capitolo 12.

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*capitolo inutile per la trama. si può anche saltare*

E' passato un mese da quel pomeriggio, dalla voce spezzata e l'espressione delusa di Arianna. Ormai non la sento da quel giorno, non ci siamo viste nemmeno in giro, per sbaglio. I primi giorni di tanto in tanto chiedevo di lei a Beatrice e le altre che continuavano a vederla. Io invece non sono uscita molto, non per paura di incontrarla, o meglio, non solo per quello, ma non ne avevo voglia.
Impreco quando sfioro con un dito la teiera bollente, in qualche modo però mi riporta alla realtà.
"tè bollente alle quattro del pomeriggio, a metà giugno?" Beatrice irrompe in cucina, con una borsa sulla spalla.           "è una tisana ai mirtilli" preciso.
Alza gli occhi al cielo.                                 
"vestiti dai, esci con me"                             
"chi siamo?"  chiedo.                                 
"io, tu, Alessia, Cristina e Barbara" fa una breve pausa. "le solite".                     
Abbasso lo sguardo, lei capisce.               
"Arianna non c'è, le altre vogliono vederti, ti fa bene".            Decido di darle retta. Vado in camera a cambiarmi, metto qualcosa a caso e torno da Beatrice. Andiamo a piedi fino allo skate-park, quando io e Beatrice ci avviciniamo al tavolo, tutte sembrano stupite di vedermi.                                "dai raga, non mi vedete da una settimana, al massimo" mi siedo accanto a Cristina. 
Alessia e Barbara accennano un sorriso.                               
In poco tempo iniziano a parlare del più e del meno.
Ne approfitto di un momento di silenzio per fare una domanda, che so già incupirà tutte le ragazze a questo tavolo.                                                             
"Arianna come sta?".                                 
A turno mi guardano tutte. E' Cristina a rispondermi.            "Sta..." sembra esitare per un istante, è appena percepibile "bene".                       
Barbara, facendo distogliere l'attenzione da Cristina, mi chiede:         
"Dopo quel giorno avete più parlato? Siete proprio convinte che non si possa risolvere la questione?"                             
"La questione si potrebbe risolvere, ma lei è convintissima delle sue idee, non solo per quanto riguarda quella ragazza" mi fermo un istante "e io onestamente non voglio avere a che fare con una persona che non si fida di me ma di una sconosciuta." continuo, tutto d'un fiato.         
"però mi sembra chiaro che entrambe proviate ancora qualcosa, no? Questo non vi basta?" chiede a sua volta Alessia.                                                           
"io pensavo di sì, ma evidentemente no, non basta" alzo lo sguardo che prima tenevo fisso sul tavolo in legno.
"non l'hai chiamata? Prova a spiegarle la tua versione" chiede nuovamente.
"non penso sia giusto. E non parlo di orgoglio. Lei doveva farmi spiegare in quel momento, anzi, se si fosse realmente fidata di me non avrebbe neanche sospettato, sembrava quasi che volesse un pretesto per finirla. Quindi, ad ogni modo, è escluso che la chiami, non ho sbagliato io."    
"che casino" si lascia sfuggire infine, in un sussurro.                "non volete proprio chiarire?" Barbara mi guarda dritto negli occhi, lei è solita vedere tutto sotto una luce diversa, vede sempre il bello in ogni cosa, troppe volte per questo motivo n'è rimasta fregata.       
"no, si va avanti." 
Sto mentendo e lo so benissimo. Stare con Arianna è forse l'unica cosa che vorrei al momento. Ma andare avanti è la scelta giusta, e non è detto che la scelta giusta corrisponda sempre a quel che realmente si desidera.
"ovviamente, non c'è bisogno che ve lo dica, spero: non dovete prendere le parti di nessuno."     
Annuiscono tutte, dopo essersi lanciate uno sguardo che voleva chiedere "siamo tutte d'accordo?".

Arianna.
Scorgo dalla pellicola protettiva il tatuaggio che ho fatto qualche ora fa. E' sul fianco, una rosa senza petali, solo il gambo, una foglia, e due spine. Sembrerebbe il simbolo perfetto di un disastro cosmico, ma niente di tutto questo, l'ho fatto perché mi è sempre piaciuto, dovevo solo trovare il momento per farlo. Lo copro nuovamente con la pellicola e mi sistemo i pantaloncini. Brucia ancora, tantissimo, accidenti, non ricordo di nessun'altro tatuaggio che ha fatto così male, il fianco è un punto critico.
"ora dici che hai fatto questo tatuaggio proprio in questo momento a caso" Adele si siede accanto a me e posa la lattina vuota della RedBull sul tavolino qui davanti.
"mi piaceva" dico semplicemente.
Colgo subito il suo sguardo superficiale, vuole dare l'impressione di stentare a credermi.
"hai più sentito Eva?".
Scuoto la testa, non ho notizie da lei da un mese ormai. Qualche giorno fa ho chiesto al gruppo di amiche che abbiamo in comune come stesse, e a quanto pare se la cavava, hanno detto di vederla solo un po' distaccata dal solito.
"direi che è arrivato il momento di chiamarla" suggerisce.
"per me non sarebbe un problema, mi è indifferente, però comunque non voglio avere più a che fare con lei sentimentalmente, quindi sarebbe inutile".
Adele si sistema i capelli, corti e castani, e se li porta dietro le orecchie, poi li sposta nuovamente, lasciandoli liberi. Fa un lungo respiro, prevedo uno dei suoi discorsetti,  e a giudicare dall'espressione nervosa, immagino che non sia di appoggio nei miei confronti.
"ricapitolando: una ragazza che tu non conoscevi viene a cercarti fuori dallo studio per dirti che la tua ragazza si vedeva anche con lei, e che te lo ha detto perché lei non era il tipo e aveva scoperto tardi della vostra relazione. Tu le credi e vai dritta da Eva e chiudi? Non mi dai che modo di pensare che di Eva non te ne importi proprio niente!".
A quelle ultime parole alzo lo sguardo di scatto, lo incrocio al suo.
"Eva è stata importante, ma che cazzo dico, lo è ancora, però nemmeno a lei, neanche alla ragazza che amo posso perdonare quello che ha fatto. Poi tanto, lei non provava lo stesso per me, sarebbe successo comunque prima o poi".
L'istante di silenzio che segue le mie parole, viene riempito dal respiro di Adele, completamente contrariata a quello che dico e penso sulla questione.
Forse adesso me lo sto domandando anche io... ho fatto bene a reagire così impulsivamente? Ad ogni modo, ormai, sarebbe stato troppo tardi?
"quindi adesso? che vuoi fare?" Adele parla di nuovo, con un tono quasi esasperato.
"vado avanti" ho lo sguardo perso nel vuoto, sento gli occhi inumidirsi e una fitta al petto. So perché tutto il mio corpo va contro quello che mi esce dalla bocca, io lo so, non voglio andare avanti. Vorrei solo correre da Eva, ma non posso.

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Arianna sei proprio stupida.

non aggiornavo da un mese, lo so. Sto preparando la tesina.
                                                                                                   

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